Definizioni e terminologia

Nel settore dei rischi relativi alle sostanze chimiche, il “linguaggio” è così importante che sarà fornita una breve rassegna dei termini e delle definizioni più significative per la presente linea guida, previste dalla normativa vigente e dalla documentazione tecnica correlata.
Agenti chimiciTutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro miscugli, allo stato naturale o ottenuti, utilizzati o smaltiti, compreso lo smaltimento come rifiuti, mediante qualsiasi attività lavorativa, siano essi prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato.
Agenti chimici pericolosi
1) Agenti chimici classificati come sostanze pericolose ai sensi del D.Lgs. 3 febbraio 1997, n. 52 e s.m.i., nonché gli agenti che corrispondono ai criteri di classificazione come sostanze pericolose di cui al predetto Decreto.
Sono escluse le sostanze pericolose solo per l’ambiente;
2) agenti chimici classificati come preparati pericolosi ai sensi del D.Lgs. 14 marzo 2003, n. 65 e s.m., nonché gli agenti che rispondono ai criteri di classificazione come preparati pericolosi di cui al predetto Decreto.
Sono esclusi i preparati pericolosi solo per l’ambiente;
3) agenti chimici che, pur non essendo classificabili come pericolosi, in base ai punti 1) e 2), possono comportare un rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori a causa di loro proprietà chimico-fisiche, chimiche o tossicologiche e del modo in cui sono utilizzati o presenti sul luogo di lavoro, compresi gli agenti chimici cui è stato assegnato un valore limite di esposizione professionale.
Attività che comporta la presenza di agenti chimici
Ogni attività lavorativa in cui sono utilizzati agenti chimici, o se ne prevede l’utilizzo, in ogni tipo di procedimento, compresi la produzione, la manipolazione, l’immagazzinamento, il trasporto o l’eliminazione e il trattamento dei rifiuti, o che risultino da tale attività lavorativa.

Valore limite di esposizione professionale
Se non diversamente specificato, il limite della concentrazione media ponderata nel tempo di un agente chimico nell’aria all’interno della zona di respirazione di un lavoratore in relazione ad un determinato periodo di riferimento; un primo elenco di tali valori è riportato nel D.Lgs. 81/2008 e s.m.i., negli allegati XXXVIII per gli agenti chimici e XLIII per i cancerogeni.
Valore limite biologico
Il limite della concentrazione del relativo agente, di un suo metabolita, o di un indicatore di effetto, nell’appropriato mezzo biologico; un primo elenco di tali valori è riportato nell’allegato XXXIX al D.Lgs. 81/08.
Agente cancerogeno
1) Una sostanza che risponde ai criteri relativi alla classificazione quali categorie cancerogene 1 o 2, stabiliti ai sensi del D.Lgs. n. 52/1997 e s.m.;
2) un preparato contenente una o più sostanze di cui al numero 1), quando la concentrazione di una o più delle singole sostanze risponde ai requisiti relativi ai limiti di concentrazione per la classificazione di un preparato nelle categorie cancerogene 1 o 2 in base ai criteri stabiliti dai D.Lgs. n. 52/1997, n. 65/2003 e s.m.;
3) una sostanza, un preparato o un processo di cui all’allegato XLII, nonché una sostanza od un preparato emessi durante un processo previsto dall’allegato XLII.
Agente cancerogeno
Composto che, per azione protratta nell’organismo umano, può determinare neoplasie, nei soggetti esposti,anche a distanza di anni dal momento della cessazione dell’esposizione stessa.
Agente mutageno
1) Una sostanza che risponde ai criteri relativi alla classificazione nelle categorie mutagene 1 o 2, stabiliti dal D.Lgs. n. 52/1997 e s.m., e successive modificazioni;
2) un preparato contenente una o più sostanze di cui al punto 1), quando la concentrazione di una o più delle singole sostanze risponde ai requisiti relativi ai limiti di concentrazione per la classificazione di un preparato nelle categorie mutagene 1 o 2 in base ai criteri stabiliti dai D.Lgs. n. 52/1997, D.Lgs. n. 65/2003 e s.m.i.
Agente mutageno
Sostanza che può indurre mutazioni nelle cellule viventi, dove con il termine mutazione si intende che una cellula non ha più la stessa composizione genetica delle altre cellule dell’organismo.
Lavoratore esposto ad agenti cancerogeni e mutageni (ACM): lavoratore esposto a valore di ACM superiore a quello della popolazione generale; per le sostanze per le quali non è stato stabilito un valore di riferimento si può affermare che si ha esposizione quando esse siano rintracciabili nell’ambiente in presenza di una lavorazione che specificamente le utilizza/produce e in concentrazioni plausibilmente ad essa riconducibili.
Lavoratore potenzialmente esposto ad ACM: lavoratore esposto a valori di ACM superiori a quello della popolazione generale, solo per eventi imprevedibili e non sistematici.
Sorveglianza sanitaria
La valutazione dello stato di salute del singolo lavoratore in funzione dell’esposizione ad agenti chimici sul luogo di lavoro.
Pericolo
La proprietà intrinseca di un agente chimico di poter produrre effetti nocivi.
Rischio
La probabilità che si raggiunga il potenziale nocivo nelle condizioni di utilizzazione o esposizione.
Rischio residuo
Si intende un potenziale rischio, impossibile da eliminare o parzialmente eliminato, che può provocare danni all’operatore se interviene con metodi e pratiche di lavoro non corretto.
Salute
Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute corrisponde ad uno stato di benessere fisico, psichico e sociale. 
In tal senso la salute corrisponde al diritto ad un ambiente sano che garantisca
tale stato di benessere fisico, mentale e sociale.
Prevenzione
Il complesso delle disposizioni o misure adottate o previste in tutte le fasi dell’attività lavorativa per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno.
Danno
È la conseguenza dovuta all’esposizione o all’intervento di un pericolo al momento che concretizza la sua potenzialità causando un incidente o un infortunio.
Infortunio
Evento lesivo avvenuto per causa violenta, in occasione di lavoro, da cui sia derivata la morte o un’inabilità permanente al lavoro assoluto o parziale, ovvero un’inabilità temporanea assoluta per un tempo maggiore della rimanente parte della giornata o del turno nel quale si è verificato. È in pratica un incidente nel quale l’energia liberata si riversa sulle persone.
DPI (Dispositivo di Protezione Individuale)
Per Dispositivo di Protezione Individuale (DPI) si intende qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.
Malattia professionale
Danno per la salute che si instaura progressivamente con il tempo a seguito dello svolgimento di talune mansioni o per la permanenza in ambienti a rischio.
TLV
(Threshold Limit Value) valore limite di soglia. Concentrazione di una sostanza aerodispersa al di sotto della quale si ritiene che la maggior parte dei lavoratori possa rimanere esposta ripetutamente giorno per giorno, per una vita lavorativa, senza effetti negativi per la salute. I TLV sono sviluppati per proteggere i lavoratori, che usualmente sono adulti sani. 
I TLV vengono indicati annualmente dalla ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists) e sono raccomandati anche dall’AIDII (Associazione Italiana degli Igienisti Industriali per l’igiene industriale e per l’ambiente). 
Il TLV non rappresenta una linea netta fra ambiente di lavoro sano e uno pericoloso o il punto al quale si manifesta materialmente un danno alla salute. I TLV non proteggono adeguatamente tutti i lavoratori.
I TLV si suddividono in TLV-TWA, TLV-STEL e TLV-C.
TLV-TWA
(Time Weighted Average - Media Ponderata nel tempo) concentrazione media ponderata per giornata lavorativa convenzionalmente di 8 ore e su 40 ore lavorative settimanali (esposizione cronica) alla quale si ritiene che quasi tutti i lavoratori possono essere esposti ripetutamente, giorno dopo giorno, per una vita lavorativa, senza effetti negativi.
TLV-STEL
(Short Term Exposure Limit - limite per breve tempo di esposizione): una concentrazione TWA di 15 minuti che non deve essere superata in qualsiasi momento durante la giornata lavorativa anche se il TWA sulle otto ore non supera il valore TLV – TWA. Il TLV – STEL è la concentrazione alla quale si ritiene che i lavoratori possono essere esposti continuativamente per breve periodo di tempo senza che insorgano: 
1) irritazione, 
2) danno cronico o irreversibile
del tessuto, 
3) effetti tossici dose risposta, 
4) riduzione dello stato di vigilanza di grado sufficiente ad accrescere le probabilità di infortuni o influire sulle capacità di mettersi in salvo o ridurre materialmente l’efficienza lavorativa. 
Il TLV – STEL non costituisce un limite di esposizione separato indipendente, ma piuttosto integra il TLV – TWA di una sostanza la cui azione tossica sia principalmente di natura cronica, qualora esistano effetti acuti riconosciuti.
TLV-Ceiling
Rappresenta la concentrazione che non deve essere superata durante qualsiasi momento dell’esposizione lavorativa.
Nella pratica convenzionale di igiene industriale, il campionamento istantaneo non è sempre possibile; pertanto,per la valutazione di un TLV-C si può ricorrere ad un campionamento di durata sufficiente a rilevare l’esposizione a concentrazioni pari o superiori al Ceiling.
BEI
I Valori Limite Biologici (BEI), ossia il limite della concentrazione dell’agente, di un suo metabolita, o di un indicatore di effetto, nell’appropriato mezzo biologico, ad esempio nel sangue.
NOAEL
(No-Observed adverse-effect level / Livello senza effetti osservati) e il LOAEL (Lowest observed adverse effect level / Livello senza effetti negativi osservati), indicatori di tossicità cronica caratteristici della dose di sostanza chimica alla quale non vi sono (o iniziano ad essere osservati), dal punto di vista statistico o biologico,incrementi significativi di frequenza o gravità di effetti nocivi nella popolazione esposta rispetto al campione di controllo (possono essere prodotti degli effetti ma non sono considerati negativi).
Definito da IUPAC Compendium of Chemical Terminology 2nd Edition (1997) come: “Greatest concentration or amount of a substance, found by experiment or observation, which causes no detectable adverse alteration of morphology, functional capacity, growth, development, or life span of the target organism under defined conditions of exposure”.
 
DNEL
Il Derived No Effect Level è il livello di esposizione alla sostanza sopra il quale l’uomo non dovrebbe essere esposto.
DML
Derived Minimal Effect Level rappresentano i livelli di esposizione dove la probabilità che l’effetto identificato come avverso capiti in una popolazione sia sufficientemente basso da essere non preoccupante.
OEL
Limiti di Esposizione Occupazionale (OEL) definiti dal Scientific Committee on Occupational Exposure Limits (SCOEL).
IDLH
L’IDLH (Immediately dangerous to life and health / livello immediatamente pericoloso per la salute e la vita),indica la concentrazione di sostanza immediatamente pericolosa per la vita o la salute (se inalata per 30 minuti provoca danni gravi alla salute).
Definito da National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) come: “that poses a threat of exposure to airborne contaminants when that exposure is likely to cause death or immediate or delayed permanent adverse health effects or prevent escape from such an environment”.
PEL
Valori limite PEL (Permissible Exposure Limit) stabiliti dall’OSHA (Occupational Safety and Health Administration)che è l’Ente normatore degli Stati Uniti, per gli ambienti di lavoro.
REL
Valori limite REL (Reccomended Exposure Limits) pubblicati dal N.I.O.S.H. (National Institute of Safety and Occupational Health).
MAK
La Germania ha due tipi di limiti d’esposizione professionale: i Maximum Concentration of a Chemical Substance in the Workplace (MAK deriva da Maximale Arbeitsplatz Konzentration) ed i Technical Occupational Exposure Values (TRK). I valori MAK sono le “concentrazioni massime ammissibili per le sostanze chimiche nell’aria nel luogo di lavoro (nello stato di gas, vapore e aerosol) che, nello stato delle conoscenze attuali,non alterano la salute dei lavoratori, né provocano un fastidio indebito”. Per stabilire i valori MAK vengono prese in considerazione, quando possibile, le diverse sensibilità individuali (dovute a sesso, età, costituzione,clima, nutrizione). Come regola generale, il MAK è un valore medio ponderato su una giornata di lavoro di otto ore, per una settimana lavorativa di 40 ore. L’elaborazione della lista tiene conto di criteri scientifici, procedure, profili di esposizione e fattibilità tecnico-economica. La MAK Commission (Commissione per lo studio delle sostanze pericolose per la salute nei luoghi di lavoro), pubblica annualmente la lista dei valori MAK.
ECETOC – TRA
European centre for ecotoxicology and toxicology of chemicals - Targeted Risk Assessment.
DSP
Direttiva sostanze pericolose 67/584/CEE (in vigore fino al 2015).
DPP
Direttiva preparati pericolosi 1999/45/CE (in vigore fino al 2015).
REACH
Acronimo di Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemical substances; è il regolamento Europeo n. 1907/2006 per la Registrazione, la Valutazione, l’Autorizzazione e la Restrizione delle sostanze chimiche.
CLP
Regolamento (CE) n. 1272/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008 relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele che modifica e abroga le direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE e che reca modifica al regolamento (CE) n. 1907/2006. Il regolamento è denominato CLP dall’acronimo inglese di Classification, Labelling and Packaging, nel medio termine, andrà a sostituire il sistema attualmente in vigore. Il regolamento CLP segue la terminologia GHS.
GHS
Acronimo di Globally Harmonized System cioè Sistema mondiale armonizzato di classificazione ed etichettatura delle sostanze chimiche che è costituito da una serie di raccomandazioni internazionali, la cui applicazione è facoltativa; l’UE ha voluto rendere obbligatorie tali raccomandazioni integrandole nel diritto comunitario; dal 2009 i criteri del sistema GHS sono quindi inclusi nella normativa che disciplina i trasporti nell’Unione Europea.
Sostanza
Un elemento chimico e i suoi composti, allo stato naturale od ottenuti per mezzo di un procedimento di fabbricazione,compresi gli additivi necessari a mantenerne la stabilità e le impurezze derivanti dal procedimento utilizzato, ma esclusi i solventi che possono essere separati senza compromettere la stabilità della sostanza o modificarne la composizione.
Miscela
Una miscela o una soluzione composta di due o più sostanze (ndr. Il termine miscela sostituisce la parola “preparato”).
Classe di pericolo
La natura del pericolo fisico, per la salute o per l’ambiente (ndr. sostituisce il termine “categoria di pericolo”).
Categoria di pericolo
La suddivisione dei criteri entro ciascuna classe di pericolo, che specifica la gravità del pericolo.
Pittogramma di pericolo
Una composizione grafica comprendente un simbolo e altri elementi grafici, ad esempio un bordo, motivo o
colore di fondo, destinata a comunicare informazioni specifiche sul pericolo in questione.
Avvertenza
Una parola che indica il grado relativo di gravità del pericolo per segnalare al lettore un potenziale pericolo;
si distinguono due gradi di pericolo:
a) pericolo: avvertenza per le categorie di pericolo più gravi;
b) attenzione: avvertenza per le categorie di pericolo meno gravi.
Indicazione di pericolo
Frase attribuita a una classe e categoria di pericolo che descrive la natura del pericolo di una sostanza o miscela
pericolosa e, se del caso, il grado di pericolo.
Consiglio di prudenza
Una frase che descrive la misura o le misure raccomandate per ridurre al minimo o prevenire gli effetti nocivi
dell’esposizione a una sostanza o miscela pericolosa conseguente al suo impiego o smaltimento.
Articolo
Un oggetto a cui durante la produzione sono dati una forma, una superficie o un disegno particolari che ne
determinano la funzione in misura maggiore della sua composizione chimica.
Valore soglia
Soglia di ogni impurezza, additivo o singolo costituente classificati presenti in una sostanza o in una miscela
al di sopra della quale la loro presenza è presa in considerazione per determinare se la sostanza o la miscela
debba essere classificata.
Limite di concentrazione
Valore limite di ogni impurezza, additivo o singolo costituente classificati presenti in una sostanza o in una
miscela che può comportare la classificazione della sostanza o della miscela.


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