Radiazioni ionizzanti laboratori fisici

Radiazioni ionizzanti
Nei laboratori fisici gli operatori entrano in contatto con attrezzature e sostanze utili allo svolgimento delle loro operazioni, ma che possono provocare alcuni rischi, in particolare:
Laser
I danni conseguenti all'esposizione alle radiazioni emesse dai laser sono fondamentalmente legati all'effetto termico e interessano principalmente l'occhio e la cute.
Radiazioni ionizzanti
Il processo di ionizzazione può causare un danno al DNA cellulare. Tale danno se non adeguatamente riparato, può provocare la morte o una modificazione cellulare.
Radiazioni ultraviolette
Gli effetti dell'esposizione sono fondamentalmente a carico della cute e dell'occhio con danni a breve e a lungo termine.A livello cutaneo possono provocare eritema ed influenzare lo stato di pigmentazione cutanea. A livello oculare possono causare congiuntiviti e cheratiti.
Radiofrequenze e microonde
Tra i rischi del personale esposto a radiofrequenze, ricordiamo: lterazioni gonadiche, che possono provocare anche sterilità, peraltro reversibile e su cui non tutti gli Autori concordano.
Tra gli effetti non termici si ricorda la sindrome neurastenica caratterizzata da debolezza, stancabilità, insonnia, bradicardia, ipotensione, effetti sul sistema emopoietico (riduzione del numero degli eritrociti, tendenza alla linfocitosi e all'eosinofilia), fetti sul sistema endocrino (interferenza sulla funzionalità tiroidea, ipofisaria e surrenali), capacità delle radiofrequenze e delle microonde di interferire sul funzionamento dei pacemaker cardiaci
Rumore
L'esposizione al rumore dei lavoratori rappresenta certamente uno dei rischi più ubiquitari e diffusi. Effetti uditivi del rumore
1) Spostamento temporaneo della soglia uditiva
Un suono o un rumore particolarmente intenso sono in grado di provocare un innalzamento della soglia uditiva rispetto a quella di riposo, seguito da un recupero della percezione uditiva che inizia al cessare dell'esposizione e si completa in circa 16 ore.
2) Ipoacusia da trauma acustico cronico o ipoacusia da rumore
Dopo alcuni giorni dall'inizio di un lavoro rumoroso, soprattutto alla fine della giornata lavorativa, possono comparire fischi o ronzii alle orecchie con sensazione di orecchio pieno, lieve cefalea, senso di intontimento. Successivamente questi sintomi tendono a scomparire tanto che il lavoratore esposto ha l'impressione di abituarsi al rumore.
3) Ipoacusia da trauma acustico acuto
Si instaura dopo esposizione ad un fronte sonoro di elevata intensità e di breve durata
Effetti extrauditivi del rumore
I principali effetti extrauditivi del rumore segnalati a livello epidemiologico riguardano l'apparato cardiovascolare, con aumentata incidenza di ipertensione arteriosa, modificazioni elettrocardiografiche e della frequenza cardiaca sino all' infarto miocardico; l'apparato gastroenterico con aumento di disturbi aspecifici e di ulcera duodenale.
Ultrasuoni
Gli ultrasuoni a bassa frequenza sono responsabili di effetti diversi a seconda che siano trasmessi al corpo umano attraverso la mano (riscaldamento locale e danno meccanico alla superficie epidermica; degenerazione della superficie ossea per esposizioni particolarmente intense e prolungate) o per via aerea con l'insorgenza di una sintomatologia di tipo generale caratterizzata da astenia, nausea, vomito, vertigini, reazioni psicologiche
Interventi/Disposizioni/Procedure per ridurre i rischi
A seguito della valutazione dei rischi sono riportate le seguenti misure di prevenzione volte a salvaguardare la sicurezza e la salute dei lavoratori:
Radiazioni ionizzanti
• adozione di dispositivi fissi o mobili: schermature, difese contro le contaminazioni, sistemi di ventilazione, segnali di presenza di radiazioni o sostanze radioattive, uso di indumenti protettivi;
• riduzione del tempo di esposizione: la dose assorbita è proporzionale al tempo;
• aumento della distanza dalla sorgente: la dose assorbita è inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra operatore e sorgente-emittente; questo fattore riveste particolare rilevanza alle piccole distanze quando l’operatore manipola direttamente le sorgenti di irradiazione (es. provette contenenti sostanze marcate).
Radiazioni non ionizzanti
• La riduzione del rischio è possibile mediante: attenuazione dell’intensità dei campi; riduzione dei tempi di esposizione nel rispetto dei limiti di picco; aumento della distanza delle postazioni di lavoro dalla sorgente emittente in funzione della frequenza; eliminazione di esposizioni indebite di personale non addetto all’attività specifica.
• Nei laboratori le misure di protezione possono essere attive o passive: quelle attive agiscono direttamente sul campo elettromagnetico in modo da ridurlo entro i limiti di sicurezza, quelle passive riguardano il comportamento dell'operatore. La protezione attiva si attua mediante l’introduzione di schermature (della sorgente e/o dell’area operativa) e l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale (ad es. tessuto riflettente le MO); quella passiva limitando l’accesso alle zone interessate da campi intensi, riducendo il tempo di esposizione e allontanando le postazioni di lavoro e i comandi dell’apparecchio dalle zone di campo più intenso.
• Agli ingressi alle zone delimitate che ospitano l’apparecchiatura deve essere affissa idonea segnaletica, per indicare la presenza dei campi elettromagnetici e il divieto di accesso al personale non autorizzato, nonché alle categorie di persone per cui esistano controindicazioni.
• Nella zona ad accesso controllato non possono essere allestite postazioni di studio o di lavoro,
• ovvero svolte attività che comportano permanenze prolungate nel tempo.
• Diventa importante perciò che vengano delimitate zone ad accesso regolamentato e/o limitato, definite procedure e norme comportamentali e che venga formato ed informato il personale potenzialmente esposto e che sia eventualmente sottoposto a visita idoneativa.
Liquidi e gas criogeni
• Evitare il contatto accidentale con liquidi criogeni o gas evaporati a temperature criogene;
• Stoccare ed utilizzare i liquidi criogeni in sistemi chiusi con pressione positiva;
• Mantenere pulite le superfici su cui l’aria si condensa e vicino alle valvole di sfiato;
• Controllare il corretto funzionamento delle valvole di sicurezza dei contenitori di criogeni;
• Mantenere i contenitori dei criogeni in aree ben ventilate;
• In funzione delle dimensioni del locale e della quantità di gas criogeno conservata, può essere necessario predisporre un rilevatore del livello di ossigeno in aria, collegato ad un sistema di allarme visivo ed acustico, che segnali il livello di concentrazione dell’ossigeno in aria: livello attenzione, 19%, e di allarme, 17%.
Precauzioni per la detenzione e il trasporto:
• Controllare che sui contenitori in pressione, es. bombole di CO2, siano installate valvole di pressione;
• I contenitori sono progettati per essere utilizzati in posizione verticale, pertanto non appoggiarli mai di fianco;
• Fissare in modo sicuro ed indipendente ciascuna bombola di gas criogeno, es. CO2.
• Non lubrificare valvole o riduttori con oli e grassi, in presenza di ossigeno;
• La ventilazione all’interno del locale dove sono stoccati i contenitori, sia pieni che vuoti, sia adeguata;
• Spostare i contenitori dei criogeni evitando urti e agitazione eccessiva, siano essi pieni o vuoti;
• Effettuare il trasporto dei contenitori dei gas criogeni con appositi carrelli; per i gas in bombole apporre l’apposito cappellotto.
Procedure per il travaso delle sostanze criogene
• Prima di dare il consenso all’inizio dell’operazione di travaso e per tutta la sua durata: accertarsi che il sensore di monitoraggio dell’ossigeno, ove presente, sia funzionante;
• evitare il contatto diretto con i gas criogeni, indossando i dispositivi di protezione individuale: guanti resistenti al freddo, visiera o occhiali, grembiule, scarpe;
• portare al massimo la portata dell’impianto di ricambio dell’aria ed in mancanza di esso aprire le aperture verso l'ambiente esterno (ad esempio finestre).
• Durante le operazioni di travaso controllare il livello di ossigeno rilevato dal sensore e la pressione;
• Nel caso di intervento del dispositivo di allarme del livello di ossigeno: abbandonare rapidamente il locale; attendere un certo periodo di tempo prima di rientrare; effettuare l’operazione di rientro alla presenza almeno di un altro operatore che resta all’esterno del locale e pronto ad intervenire.
Campi magnetici statici
• Agli ingressi alle zone controllate e al laboratorio che ospita l’apparecchiatura deve essere affissa idonea segnaletica permanente, atta ad indicare la presenza del campo magnetico e il divieto di accesso a portatori di pacemaker e/o defibrillatori, nonché alle categorie di persone per cui esistano controindicazioni e per impedire l’introduzione accidentale di oggetti ferromagnetici.
• Per individuare il limite di esposizione per sottoporre i lavoratori a visita medica, si può adottare il criterio generale, del superamento dei limiti della popolazione.
• Nella zona ad accesso controllato non possono essere allestite postazioni di studio o di lavoro, ovvero svolte attività che comportano permanenze prolungate nel tempo.
• L’estintore, disponibile in prossimità dell’impianto, deve essere in materiale amagnetico; è consigliabile impiegare estintori a CO2 . Ove possibile (ad esempio in caso di elettromagnete) prima di intervenire in emergenza ed in vicinanza del magnete, attivare la procedura di spegnimento del dispositivo.
Radiofrequenze e microonde
• Ilivelli di intensità di campo nelle zone di stazionamento degli operatori, dipendono da: potenza del generatore; caratteristiche degli elettrodi; grado di schermatura (completa o parziale); distanza dalla sorgente emittente in funzione della frequenza. I mezzi per ridurre l’intensità del campo variano in funzione della banda di frequenza, delle caratteristiche dell’apparecchiatura e della modalità di utilizzo.
• La riduzione del rischio è possibile mediante: attenuazione dell’intensità dei campi; riduzione dei tempi di esposizione nel rispetto dei limiti di picco; aumento della distanza delle postazioni di lavoro dalla sorgente emittente in funzione della frequenza; eliminazione di esposizioni indebite di personale non addetto all’attività specifica.
• Nei laboratori le misure di protezione possono essere attive o passive: quelle attive agiscono direttamente sul campo elettromagnetico in modo da ridurlo entro i limiti di sicurezza, quelle passive riguardano il comportamento dell'operatore. La protezione attiva si attua mediante l’introduzione di schermature (della sorgente e/o dell’area operativa) e l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale; quella passiva limitando l’accesso alle zone interessate da campi intensi, riducendo il tempo di esposizione e allontanando le postazioni di lavoro e i comandi dell’apparecchio dalle zone di campo più intenso.
• Agli ingressi alle zone delimitate che ospitano l’apparecchiatura deve essere affissa idonea segnaletica, per indicare la presenza dei campi elettromagnetici e il divieto di accesso al personale non autorizzato, nonché alle categorie di persone per cui esistano controindicazioni.
• Nella zona ad accesso controllato non possono essere allestite postazioni di studio o di lavoro, ovvero svolte attività che comportano permanenze prolungate nel tempo.
• Diventa importante perciò che vengano delimitate zone ad accesso regolamentato e/o limitato, definite procedure e norme comportamentali e che venga formato ed informato il personale potenzialmente esposto e che sia eventualmente sottoposto a visita idoneativa.
Radiazioni ultraviolette
• Confinamento delle sorgenti, attraverso la delimitazione delle aree e la predisposizione di segnalazioni e di idonee barriere che impediscano l’accesso accidentale;
• riduzione del tempo di esposizione: la dose assorbita è proporzionale al tempo;
• aumento della distanza sorgente-operatore: i livelli di esposizione sono è inversamente proporzionali al quadrato della distanza tra operatore e sorgente.
Vibrazioni meccaniche e Rumore
• Le attività di prevenzione, originano spesso direttamente a livelo di progettazione compresa l’ergonomia delle attrezzature e delle macchine, ed anche da una buona manutenzione delle stesse: es. ricambio dei cuscinetti a sfera, ecc. ovvero rivestendo le impugnature con idonei materiali assorbenti.

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