Non è bastata la tragedia immane della Thyssen. E non basta lo strazio più recente dei "caduti" nei grandi impianti siderurgici e nei piccoli cantieri edili. Non basta il quotidiano bollettino di guerra delle oltre 1270 morti bianche all'anno, che fanno dell'Italia il paese in cui si muore di più in Europa, per fare la cosa più naturale e banale che esista: lavorare. Non basta sapere che ogni anno per infortuni sul lavoro oltre 30 mila persone subiscono danni permanenti, e oltre 600 mila patiscono danni temporanei. Non bastano nemmeno gli appelli accorati del presidente della Repubblica Napolitano, che da mesi si batte contro questo flagello che colpisce i più deboli, spesso costretti "a salari indecenti". Questo stillicidio, che interroga il nostro vivere civile e la nostra democrazia, non è abbastanza insopportabile da spingere la politica ad una vera, radicale, definitiva assunzione di responsabilità.
Il governo Berlusconi sta ultimando la stesura del decreto legislativo con il quale si riscrive il Testo unico sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro. Oltre 170 articoli, ora profondamente "integrati e corretti" dal pacchetto di misure che dovrebbe approdare al Consiglio dei ministri della prossima settimana. Un testo, non ancora definitivo, è stato anticipato ieri dall'agenzia Apcom. Multe più leggere per le imprese, in alcuni casi più che dimezzate; eliminazione dell'ipotesi del solo arresto a favore di un sistema che privilegi l'applicazione di sanzioni.
E poi, ancora, rimodulazione degli obblighi per il datore di lavoro, introduzione di misure di semplificazione relative alle comunicazioni dell'Inail, modalità della formazione e utilizzo del libretto formativo del cittadino. Due novità specifiche della bozza, soprattutto, colpiscono l'attenzione, perché chiamano in causa i doveri delle imprese e la disciplina dei casi di violazione delle norme sulla sicurezza. La prima: il nuovo testo prevederebbe la riscrittura dell'articolo che regola la sospensione dell'attività imprenditoriale "in modo da eliminare qualsiasi discrezionalità nell'adozione del provvedimento sanzionatorio e di rendere attuale, dopo l'abolizione dei libri matricola e paga, il parametro relativo al lavoro irregolare".
La seconda: verrebbe eliminato il riferimento alla "reiterazione" sostituito dal concetto di "plurima" violazione, articolata in una pluralità contestuale di almeno tre gravi violazioni o, in alternativa, della ripetizione in un biennio di un'identica grave violazione. "La sanzione che colpisce l'imprenditore che non osservi il provvedimento di sospensione viene trasformata in una sanzione che prevede non più l'arresto, ma l'alternatività dell'arresto e dell'ammenda".
Non ci vuole molto a capire la "ratio" delle norme. Se questo impianto del nuovo Testo unico fosse confermato cambierebbe la qualità dell'apparato sanzionatorio, palesemente attenuato rispetto all'impostazione originaria voluta dal precedente governo. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi nega decisamente questa lettura: "Intanto il testo è ancora in fase di elaborazione. E in ogni caso non ci sarà nessun abbassamento della guardia nella prevenzione e nella punizione degli incidenti sul lavoro. Anzi, vedrete che in molti casi le norme saranno anche più severe, e gli impegni richiesti alle imprese saranno anche più onerosi". Di più, sul dettaglio, il ministro non può dire: "Il confronto nel governo e con le parti sociali è tuttora in corso".
Ed è ovviamente un confronto delicato. Nella precedente legislatura il testo varato dal governo di centrosinistra, che introduceva un corposo ampliamento degli adempimenti e un sostanzioso inasprimento delle sanzioni, scatenò una reazione durissima da parte delle imprese. Il fuoco di sbarramento di Confindustria fu altissimo, alimentato in parte anche dalle altre associazioni di categoria. La sensazione è che il testo del governo di centrodestra abbia sostanzialmente ceduto a queste pressioni.
Anche in questo caso Sacconi smentisce, ma non nega che il suo pacchetto punta esplicitamente a smantellare alcune "storture insensate" della legge precedente. "Sulle sanzioni il vecchio governo aveva introdotto misure assurde, incentrate su questioni e adempimenti di carattere esclusivamente formale. Questa spasmodica attenzione alla forma ci fa perdere di vista la sostanza. Detto altrimenti: alzare in modo esagerato l'assicella delle sicurezze formali determina un abbattimento della soglia delle sicurezze sostanziali".
Il principio teorico può non essere contestabile. Il problema è capire la sua applicazione pratica. Ma soprattutto, il problema è il messaggio complessivo che la politica vuole lanciare. Se l'obiettivo è quello di mantenere un sistema severo nella prevenzione e nella repressione, sia pure alleggerendo qualche onere burocratico per le aziende, è un conto. Se l'obiettivo è invece un regime di fattuale "deregulation" anche per la sicurezza del lavoro (sul modello della smobilitazione fiscale implicita nel piano Tremonti o della cementificazione selvaggia esplicita nel piano casa) allora è tutt'altro conto.
Sacconi respinge ogni sospetto: "Non permetterò a nessuno di dire che il governo abbassa la guardia su questo fronte. E vedrà, il testo che approveremo avrà il via libera della Cisl, della Uil, e di tutte le associazioni datoriali...". Non avrà quindi il disco verde della Cgil, che evidentemente ha già fatto pervenire al ministro il suo no, forte e chiaro. Aspettiamo di leggere il testo definitivo del decreto, ma già questo non è affatto un buon segnale. Qui non stiamo parlando di salari nel pubblico impiego o di riforma della contrattazione. Qui parliamo di un lavoro che non solo stanca. Ma che troppo spesso, purtroppo, uccide.
Il governo Berlusconi sta ultimando la stesura del decreto legislativo con il quale si riscrive il Testo unico sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro. Oltre 170 articoli, ora profondamente "integrati e corretti" dal pacchetto di misure che dovrebbe approdare al Consiglio dei ministri della prossima settimana. Un testo, non ancora definitivo, è stato anticipato ieri dall'agenzia Apcom. Multe più leggere per le imprese, in alcuni casi più che dimezzate; eliminazione dell'ipotesi del solo arresto a favore di un sistema che privilegi l'applicazione di sanzioni.
E poi, ancora, rimodulazione degli obblighi per il datore di lavoro, introduzione di misure di semplificazione relative alle comunicazioni dell'Inail, modalità della formazione e utilizzo del libretto formativo del cittadino. Due novità specifiche della bozza, soprattutto, colpiscono l'attenzione, perché chiamano in causa i doveri delle imprese e la disciplina dei casi di violazione delle norme sulla sicurezza. La prima: il nuovo testo prevederebbe la riscrittura dell'articolo che regola la sospensione dell'attività imprenditoriale "in modo da eliminare qualsiasi discrezionalità nell'adozione del provvedimento sanzionatorio e di rendere attuale, dopo l'abolizione dei libri matricola e paga, il parametro relativo al lavoro irregolare".
La seconda: verrebbe eliminato il riferimento alla "reiterazione" sostituito dal concetto di "plurima" violazione, articolata in una pluralità contestuale di almeno tre gravi violazioni o, in alternativa, della ripetizione in un biennio di un'identica grave violazione. "La sanzione che colpisce l'imprenditore che non osservi il provvedimento di sospensione viene trasformata in una sanzione che prevede non più l'arresto, ma l'alternatività dell'arresto e dell'ammenda".
Non ci vuole molto a capire la "ratio" delle norme. Se questo impianto del nuovo Testo unico fosse confermato cambierebbe la qualità dell'apparato sanzionatorio, palesemente attenuato rispetto all'impostazione originaria voluta dal precedente governo. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi nega decisamente questa lettura: "Intanto il testo è ancora in fase di elaborazione. E in ogni caso non ci sarà nessun abbassamento della guardia nella prevenzione e nella punizione degli incidenti sul lavoro. Anzi, vedrete che in molti casi le norme saranno anche più severe, e gli impegni richiesti alle imprese saranno anche più onerosi". Di più, sul dettaglio, il ministro non può dire: "Il confronto nel governo e con le parti sociali è tuttora in corso".
Ed è ovviamente un confronto delicato. Nella precedente legislatura il testo varato dal governo di centrosinistra, che introduceva un corposo ampliamento degli adempimenti e un sostanzioso inasprimento delle sanzioni, scatenò una reazione durissima da parte delle imprese. Il fuoco di sbarramento di Confindustria fu altissimo, alimentato in parte anche dalle altre associazioni di categoria. La sensazione è che il testo del governo di centrodestra abbia sostanzialmente ceduto a queste pressioni.
Anche in questo caso Sacconi smentisce, ma non nega che il suo pacchetto punta esplicitamente a smantellare alcune "storture insensate" della legge precedente. "Sulle sanzioni il vecchio governo aveva introdotto misure assurde, incentrate su questioni e adempimenti di carattere esclusivamente formale. Questa spasmodica attenzione alla forma ci fa perdere di vista la sostanza. Detto altrimenti: alzare in modo esagerato l'assicella delle sicurezze formali determina un abbattimento della soglia delle sicurezze sostanziali".
Il principio teorico può non essere contestabile. Il problema è capire la sua applicazione pratica. Ma soprattutto, il problema è il messaggio complessivo che la politica vuole lanciare. Se l'obiettivo è quello di mantenere un sistema severo nella prevenzione e nella repressione, sia pure alleggerendo qualche onere burocratico per le aziende, è un conto. Se l'obiettivo è invece un regime di fattuale "deregulation" anche per la sicurezza del lavoro (sul modello della smobilitazione fiscale implicita nel piano Tremonti o della cementificazione selvaggia esplicita nel piano casa) allora è tutt'altro conto.
Sacconi respinge ogni sospetto: "Non permetterò a nessuno di dire che il governo abbassa la guardia su questo fronte. E vedrà, il testo che approveremo avrà il via libera della Cisl, della Uil, e di tutte le associazioni datoriali...". Non avrà quindi il disco verde della Cgil, che evidentemente ha già fatto pervenire al ministro il suo no, forte e chiaro. Aspettiamo di leggere il testo definitivo del decreto, ma già questo non è affatto un buon segnale. Qui non stiamo parlando di salari nel pubblico impiego o di riforma della contrattazione. Qui parliamo di un lavoro che non solo stanca. Ma che troppo spesso, purtroppo, uccide.
(21 marzo 2009) www.repubblica.it
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Sebbene "si tratti di dati incoraggianti, per quanto provvisori - si legge nella relazione - le statistiche evidenziano la persistente drammaticità del fenomeno infortunistico e impongono al nostro Paese di predisporre efficaci misure di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali al fine di ridurre le dimensioni del fenomeno infortunistico, in misura coerente con le indicazioni contenute nella strategia per la salute e sicurezza sul lavoro individuata dalla commissione europea (riduzione del 25% del totale degli infortuni in Europa entro il 2012)".
Già nel 2007, si legge nella relazione, il bilancio infortunistico è stato "statisticamente più favorevole rispetto a quello dell'anno precedente, sia per l'andamento generale del fenomeno sia per quel che riguarda gli infortuni mortali". Nel 2007, infatti, l'Inail ha registrato 912.615 denunce di infortuni, "con una diminuzione pari a circa 15.500 casi rispetto all'anno precedente, pari a una flessione dell'1,7% (superiore, dunque, al -1,3% che si era registrato nel 2006)". In questo contesto, "particolarmente significativa è la riduzione dei casi mortali denunciati all'inail, che nel 2007 sono stati valutati dapprima in misura pari a 1.170 (dato provvisorio) e infine in 1.210 (dato stabilizzato), ovvero ben 131 in meno rispetto ai 1.341 dell'anno precedente".
"Al riguardo - aggiunge il documento ministeriale - va considerato come dato di assoluta rilevanza che oltre il 50% dei decessi per infortuni sul lavoro sono stati causati dalla circolazione stradale, comprendendosi in tale percentuale l'ipotesi dell'incidente occorso nell'esercizio di un'attività lavorativa che quella dell'incidente 'in itinere' (da casa al lavoro e viceversa), 'ex se' in crescita del 2,2%".
Taranto. Il primo incidente è avvenuto stamattina. La vittima è William Cometa, di 27 anni, titolare della ditta edile che stava realizzando un edificio in via Luigi Sturzo, alla periferia di Crispiano, in provincia di Taranto. Il giovane era alla guida di una ruspa quando, per cause in corso di accertamento (forse un guasto meccanico o una distrazione), si è sporto dal finestrino dalla cabina e la sua testa è rimasta schiacciata contro un pilastro in costruzione. Per lui non c'è stato nulla da fare: secondo quanto ha accertato il medico legale, è morto sul colpo. La procura di Taranto ha disposto il sequestro del cantiere.
Roma. Un operaio di 31 anni è morto in un cantiere a Prima Porta. L'incidente è avvenuto in via Tavernio a causa di uno smottamento del terreno durante alcuni scavi.
Napolitano. ''E' necessario mobilitare ogni risorsa affinché questo difficile momento non si traduca in una minore attenzione alle condizioni che devono salvaguardare sicurezza e salute di ogni lavoratore''. E' quanto ha scritto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della Giornata cittadina della sicurezza sul lavoro, organizzata dal comune di Napoli, in un messaggio inviato al Sindaco, Rosa Russo Jervolino, nel quale esprime il vivo apprezzamento per l'iniziativa.
ROMA
Multe più leggere per le imprese, in alcuni casi più che dimmezzate; eliminazione dell’ipotesi del solo arresto a favore di un sistema che privilegi l’applicazione di sanzioni, che prevedono l’alternativa tra arresto e ammenda; rimodulazione degli obblighi per il datore di lavoro; potenziamento del ruolo della bilateralità; introduzione di misure di semplificazione relative, per esempio, alle comunicazioni dell’Inail, modalità della formazione e utilizzo del libretto formativo del cittadino, e procedure e condizioni di operatività dello strumento della sospensione dell’attività imprenditoriale: sono queste le principali novità introdotte dal nuovo testo unico in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro (Dlgs), messo a punto dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che approderà in una versione molto più soft la prossima settimana in consiglio dei ministri, e che l’Apcom è in grado di anticipare.
Le disposizioni «integrative e correttive» alla legge numero 123 del 3 agosto e i provvedimenti di attuazione del decreto legislativo numero 81 del 9 aprile 2008, «ideale completamento del processo di riforma intrapreso» come si legge nella relazione di accompagnamento, sono raccolti in un nuovo testo che, compresi gli allegati al decreto legislativo, conta oltre 170 articoli. Le correzioni al testo del Governo, una volta che è stata appurata l’impossibilità di arrivare a un nuovo avviso comune delle parti sociali, dovrebbero entrare in vigore a fine luglio. Pare, infatti, difficile che possano essere rispettati i 12 mesi previsti dal decreto legislativo 81, visto che per i decreti correttivi servono 40 giorni per i pareri delle commissioni parlamentari competenti (Lavoro e Bilancio) e delle Regioni e la consultazione delle parti. A questo punto, l’esecutivo dovrebbe far scattare la proroga prevista di tre mesi per dare concreta attuazione del nuovo testo unico a ridosso del periodo in cui le fabbriche chiudono per le ferie estive.
In materia di sanzioni, la parte su cui Confindustria aveva manifestato la propria contrarietà, il Governo osserva che «non è certo introducendo la sanzione dell’arresto - si legge nella relazione di accompagnamento al decreto correttivo - che si realizza l’obiettivo di innalzare i livelli di tutela negli ambienti di lavoro». L’esecutivo si propone, pertanto, di «eliminare le ipotesi del solo arresto a favore di un sistema che privilegi l’applicazione di sanzioni che prevedono l’alternativa tra arresto e ammenda e alle quali si applica la procedura della prescrizione obbligatoria ex dlgs n. 758/1994, la quale opera in funzione prevenzionistica permettendo al soggetto inottemperante di regolarizzare le condizioni di tutela degli ambienti di lavoro usufruendo, in caso di corretto adempimento dell’ordine impartito dall’organo di vigilanza, della possibilità di pagare un’ammenda ridotta rispetto al massimo edittale».
In sostanza, risulterà assai più difficile effettuare l’arresto, anche per i casi di aziende ad elevato rischio industriale, quelle sottoposte alla direttiva Seveso. Per esempio: centrali termoelettriche, impianti e installazioni dove è presente il rischio di radiazioni ionizzanti, fabbriche di esplosivi, miniere con più di 50 addetti, case di cura e ricovero con oltre 50 addetti, cantieri temporanei con più di 200 uomini-giorno e attività che espongono a gravi rischi biologici, ad agenti cangerogeni e all’amianto. L’articolo 31 del nuovo testo, che sostituisce l’art. 55 del precedente («Sanzioni per il datore di lavoro e il dirigente»), alleggerisce di parecchio le multe: quelle relative al primo comma passano da 5-15mila a 2.500-6.400 euro, quelle del terzo comma a carico del datore di lavoro, che si riferiscono al documento di valutazione del rischio, si riducono da 3-9mila a 2.000-4.000mila euro. «Con la necessità, del tutto condivisibile, di modulare le sanzioni tenendo conto del rischio di impresa - precisa la relazione di accompagnamento del ministero del Welfare - si è conservato l’automatismo che prevede l’aumento delle sanzioni in ipotesi di rischio immanente prevedendo, al contempo, sanzioni amministrative con riguardo all’inadempimento di obblighi di natura strettamente formale, come pure consentito dal criterio di delega».
Il nuovo testo unico in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro è in corso di definizione. Lo sottolinea una nota del ministero del Welfare in merito alle anticipazioni. «Il ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali precisa che non esiste un testo definito di decreto delegato correttivo, essendo ancora in corso l’attività di redazione del testo stesso. Tanto che alcune indiscrezioni sono già superate da successive elaborazioni, ancorchè non definitive».
Semplificazione procedurale Il documento contenente le valutazioni sui rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori non dovrà più essere depositato dal notaio, nè servirà munirsi di posta certificata, in quanto la data potrà essere dimostrabile dalla firma dei soggetti coinvolti. Viene poi eliminata la notifica di costruzione di nuovo edificio all’organo di vigilanza se sono già state prodotte informazioni analoghe ad altre pubbliche amministrazioni.
Vigilanza I funzionari di vigilanza delle Asl e gli ispettori del lavoro potranno esercitare la vigilanza a pieno titolo, sulla base di un maggiore coordinamento territoriale reciproco.
Assistenza Vengono integrate le attività del Ssn e dell’Inail finalizzate all’assistenza e alla riabilitazione dei lavoratori vittime di infortuni.
Visite mediche Il medico competente potrà verificare l’idoneità del lavoratore alla mansione anche prima dell’assunzione.
Sanzioni Per la sospensione dell’impresa il parametro della “reiterazione” viene sostituito con quello delle “plurime violazioni”. L’organismo di vigilanza perde qualsiasi discrezionalità nell’appliazione della norma. Per le microimprese con un solo dipendente diventa possibile applicare unicamente le sanzioni odinarie, senza obbligo di chiusura. La “prescrizione obbligatoria” viene estesa ai reati puniti con la sola ammenda o con la sanzione pecuniaria amministrativa. La sanzione penale varrà solo per la violazione di disposizioni sostanziali e non di quelle formali. L’entità delle sanzioni pecuniarie aumenta del 50% rispetto al decreto legislativo 626 del 1994. Per l’omessa valutazione del rischio nelle aziende a rischio incidente rilevante vale solo l’arresto e non l’ammenda.
Tra le novità, il fatto che le sanzioni penali resteranno solo per violazioni gravi. Sacconi ha spiegato che ”l’arresto esclusivo” viene mantenuto per l’omessa valutazione del rischio, nelle aziende che sono a elevato rischio di incidente. Alcune modifiche riguardano il confine tra ”arresto o in alternativa ammenda” e sanzioni amministrative. Quando le violazioni sono sicuramente ‘’sostanziali” si applica l’ammenda (penale) e quando invece sono ‘’sicuramente solo formali” si applica la sanzione amministrativa. ”Il penale - ha sottolineato il ministro - ha senso ogni volta che la violazione è sostanzale. Non si puo’ applicare per violazioni come irregolarità nella scrittura dei documenti o della trasmissione dei dati)”.
Il ministro ha aggiunto che ”non è vero che più c’è la sanzione, più c’è sicurezza. La cosa importante è assicurare l’effettività della sanzione”. Con le nuove disposizioni la sanzione massima, che è prevista per ilprogettista, sale a circa 20.000 euro, mentre per il datore di lavoro diventa di circa 8.000 euro. Ancora, secondo il ministro con le norme appena approvate sarà più facile sospendere l’attività di un’azienda che ha violato le norme sulla sicurezza. Nel decreto viene sostituito l’attuale parametro della “reiterazione” della violazione, a quello di “violazioni plurime” che consente di sospendere l’attivita già alla prima ispezione.
Sacconi ha assicurato che, comunque, saranno consultate le parti sociali e che “il testo è aperto a modifiche”. Il testo, ha sottolineato, “è aperto”, passa ora all’esame della conferenza Stato-Regioni e delle competenti commissioni parlamentari. “Mi auguro che il confronto voglia essere civile - ha concluso Sacconi - perchè non accetterò o reagirò con forza a chi dovesse usare un linguaggio esasperato”.
Davanti a Palazzo Chigi, per tutta la mattina c’è stato un presidio della Fiom-Cgil che ha protestato vivacemente contro “le stragi sul lavoro in continuo aumento” e contro il provvedimento del governo. Durissimo Gianni Rinaldini (Fiom-Cgil): “Un provvedimento inaccettabile. Sono attenuate le sanzioni nei confronti delle imprese e si riducono le forme di controllo e prevenzione. Per noi il vecchio testo unico andava bene, aveva ricevuto il giudizio negativo di confindustria e delle organizzazioni imprenditoriali che chiedevano uno stravolgimento in nome della semplificazione”.
Via | repubblica.it