“Diminuiscono infortuni e morti sul lavoro Non solo per effetto della crisi, la prevenzione funziona” - Intervista al presidente dell’Inail Marco Fabi

Intervista al presidente dell’Inail Marco Fabio Sartori I risultati migliori nell’industria

Calano infortuni e morti sul lavoro e non solo per effetto della crisi economica che ha indotto il ricorso alla cassa integrazione. Prevenzione e politiche di sensibilizzazione sulla necessità di lavorare in ambienti sicuri, rispettando le regole, danno i loro frutti. Il presidente dell’Inail, Marco Fabio Sartori, traccia il bilancio 2009 su infortuni e sicurezza sui luoghi di lavoro.

Nel 2009 infortuni e morti sul lavoro sono diminuiti. La crisi economica ha pesato sul risultato?

“L’effetto della crisi di sicuro c’è stato,ma è doveroso sottolineare come questo abbia riguardato solo una componente minoritaria dell’andamento infortunistico, con una riduzione intorno al 3% del tempo di esposizione al rischio.
Nel 2009 sono stati denunciati all’INAIL 790mila incidenti sul lavoro, ben 85mila in meno rispetto all’anno precedente, per una flessione del 9,7%. Secondo le stime realizzate da nostro Ufficio statistico attuariale, solo meno del 30% di questo miglioramento è una conseguenza della
congiuntura: un dato che rivela come il restante 70% sia da attribuire, invece, ad altri fattori, il primo dei quali è senza dubbio la maggiore attenzione al tema della prevenzione in atto ormai da molti anni nel nostro Paese e le politiche conseguenti promosse da governi, parti sociali - aziende e sindacati - e da tutti i soggetti interessati (a partire certo dall’INAIL). Stesso discorso vale per i casi mortali: nel 2009 ce ne sono stati 1.050, ma meno della metà di questo calo del 6,3% - il 46% circa - può essere legato alla crisi. Il restante 50% testimonia, invece, ancora una volta, un reale cambiamento nell’approccio alle tematiche della sicurezza nel suo complesso”.

Quali sono i settori che hann o registrato i miglioramenti più significativi?

“In linea di massima, la diminuzione è stata molto più sostenuta nell’industria (-18,8%) che nei servizi (-3,4%) o nell’agricoltura (-1,4%). In particolare, il calo più significativo è stato registrato nel comparto manifatturiero (-24,1%) e nelle costruzioni (-16,2%), mentre per quanto riguarda i servizi, apprezzabili riduzioni ci sono state nei trasporti (-12,5%) e nel commercio (-9,1%).
In generale, dunque, è possibile valutare come il fenomeno abbia presentato connotazioni riferibili prevalentemente alle attività che più delle altre hanno risentito della crisi, interessando non a caso maggiormente le aree del Nord industrializzato e i lavoratori maschi che, in tale ambito, rappresentano la componente lavorativa preponderante”.


Il 2009 è stato l’ann o record per la malattie professionali.Quali sono le cause?

“Nel 2009 sono pervenute all’INAIL 34.646 denunce complessive di malattie professionali: il valore più alto degli ultimi 15 anni. Si tratta di un dato certo significativo, ma che va adeguatamente contestualizzato e compreso.
Ovvero:
il fenomeno è sì in aumento, ma va imputato non tanto a un cambiamento (e a un relativo peggioramento) delle condizioni di lavoro, quanto a una generale opera di sensibilizzazione messa in atto da INAIL, sindacati, associazioni di categoria e patronati che sta finalmente portando all’emersione di un fenomeno che soffre da sempre di una cronica forma di sottodenuncia (e, dunque, di tante patologie fino a ieri nascoste o non denunciate).
A tutto ciò, inoltre, bisogna aggiungere l’entrata a regime delle nuove tabelle, in base al decreto ministeriale del 9 aprile 2008, che ha incluso alcune malattie che prima non lo erano: non a caso tra queste figurano ora anche quelle da sovraccarico biomeccanico e da vibrazioni meccaniche – che interessano l’apparato muscolo-scheletrico – e che nel 2009 hanno registrato un sensibile aumento delle denunce”.


Si riscontrano dell e differenze particolari sul territorio nazionale nel rispetto dell e regole sulla sicurezza sul lavoro? Quali sono le Regioni più virtuose?

“Non credo sia possibile stilare in modo rigoroso e con certezza di oggettività una classifica delle Regioni più o meno rispettose in materia di prevenzione.
Ogni realtà territoriale del nostro Paese, infatti, ha delle particolari peculiarità per quanto riguarda la composizione del proprio tessuto economico e questo si traduce, di conseguenza, in problematiche e aspetti specifici anche per quanto riguarda la sicurezza dei lavoratori. Ecco perché uno dei motivi forti che caratterizzano la mia presidenza all’INAIL è diffondere la consapevolezza di come la sicurezza sia, prima di tutto, un cambiamento culturale: un nuovo modello di approccio che deve riguardare non solo le aziende e chi vi opera, ma anche la politica, la scuola e la società civile nel suo insieme.
Si tratta, dunque, di un valore “universale” e onnicomprensivo, che interessa tutti a prescindere dall’appartenenza territoriale:
un comune denominatore che, tuttavia, sia in grado di agire da ispirazionee da volano nella promozione di strategie d’azioni mirate alla loro realtà socio-economica di riferimento”.


Ritiene che le campagne informative siano uno strumento utile per ridurre il fenomeno infortunistico?

“Le campagne informative sono uno strumento determinante per accrescere la consapevolezza sulla prevenzione, e questo per la loro capacità di scuotere le coscienze e di parlare direttamente le emozioni (e, da tale punto di vista, non posso che rimarcare il valore di quella
promossa in questi giorni dal ministero del Lavoro e che, in modo così efficace, fa comprendere quanto la sicurezza sia un valore da pretendere da parte di chiunque abbia un affetto da tutelare).
Naturalmente, però, le campagne di comunicazione non rappresentano l’unico strumento al quale affidarsi, ma un elemento di una strategia complessa che,per sua natura, deve trovare applicazioni in ambiti molteplici. La promozione di un’autentica sicurezza sul lavoro, infatti, è una realtà che coinvolge non solo imprese e lavoratori, ma anche il parlamento, le Asl, l’Inps, le Direzioni provinciali del lavoro… E questo significa interventi sul fronte ispettivo, sugli incentivi,sulle politiche di distretto, sulla normativa degli appalti e dei subappalti, sulle sinergie in materia sanitaria e riabilitativa, etc .
Una buona campagna informativa,
pertanto, è uno strumento importante nella sfida della prevenzione, ma solo se agisce all’interno di un sistema virtuoso che sappia prendere in considerazione tutti gli aspetti del problema e offrire loro le risorse necessarie”.



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