Formazione, nel 2010 sarà leva anticrisi ma anche sicurezza e corsi nelle scuole - Sacconi, simbolo azione Governo Al lavoro su linee guida


Sacconi, simbolo azione Governo Al lavoro su linee guida Disponibili 2,5 miliardi di euro

La formazione cambia volto: più tarata sui fabbisogni professionali dei settori e delle imprese e sulle esigenze delle persone per consentire a inoccupati, disoccupati e cassintegrati toccati dalla crisi di tornare nel mercato del lavoro.
Il Governo per il 2010 intende orientare la spesa su linee guida condivise con le parti sociali per utilizzare la formazione come una leva anticrisi.
Le linee guida, illustrate nei giorni scorsi a sindacati e imprese dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, prevedono: una cabina di regia nazionale per monitorare su base regionale e settoriale i fabbisogni di competenze;
impiego diffuso del metodo di apprendimento per competenze in luogo di quello per discipline separate o scolasticistico;
rivalutazione dell’istruzione tecnico-professionale; accesso degli inoccupati ai tirocini di inserimento, contratti di apprendistato, corsi di istruzione e formazione tecnico superiore; formazione dei lavoratori over 50 per il reimpiego;
accreditamento su base regionale di valutatori indipendenti in grado di certificare le effettive competenze acquisite dai lavoratori in modo da migliorare l’incontro tra domanda e offerta. Le risorse da spendere in formazione ammontano a 2,5 miliardi di euro.
La formazione, ha spiegato Sacconi alle parti sociali, rappresenterà nel 2010, “il simbolo” dell’azione di Governo a protezione del lavoro, così come quest’anno lo è stata la cassa integrazione.
Il ministro del Lavoro punta a fare della formazione uno strumento per dare “maggior impulso” alle politiche per l’occupabilità anche perché nel corso del prossimo anno “si allungheranno i periodi di inoccupabilità” e quindi la priorità per il Governo sarà quella di “non lasciare le persone a sé stesse”. La formazione sarà,quindi, “riorientata nell’ambito dell’impresa ha spiegato Sacconi - dei luoghi di produzione, perché l’impresa è il termine di riferimento fondamentale per occupati,disoccupati e cassaintegrati”.
La formazione, come già delineato nel Libro Bianco sul futuro del modello sociale, dovrà essere più attenta alla centralità della persona e legata all’educazione e alla cultura del lavoro.
Le linee guida della formazione sono una sintesi del Rapporto sul futuro della formazione in Italia, frutto del lavoro della Commissione di studio e di indirizzo sul futuro della formazione in Italia. Secondo la Commissione, composta da dodici membri e presieduta da Giuseppe De Rita, “gli attuali percorsi di istruzione e formazione non sembrano rispondere alle esigenze delle persone né a quelle delle imprese”. Sul fronte dell’istruzione, occorre puntare su un intreccio più fecondo tra scuola e mondo delle imprese e su una formazione più attenta alle esigenze della domanda e dell’offerta sul fronte lavoro. L’Italia, mette in guardia la Commissione, sul versante dell’offerta di lavoro rischia un deficit di competenze, “dovuto anche alla carenza di profili tecnici e professionali. In particolare, l’Italia sarà il paese (con il Portogallo) con il peso più alto di lavoratori con bassi livelli di qualificazione (37,1% contro la media Ue del 19,5%);
registrerà un relativo allineamento alla media europea sui livelli intermedi (45,4% contro il 48,5% dell’Ue) e avrà una carenza fortissima di forze lavoro altamente qualificate (17,5% contro il 32% dell’Ue)”.
Disequilibri che toccheranno maggiormente le fasce deboli del mercato del lavoro: donne e giovani.
La programmazione della formazione, rileva la Commissione, “non dovrà più rispondere a rigide logiche che partono dall’offerta. Maggiore attenzione dovrà piuttosto essere prestata alla domanda e al suo incontro con i fabbisogni del mercato del lavoro”. La formazione dovrà essere pensata coniugando la persona e il lavoro per migliorare l’occupabilità “dei singoli, cioè permettendo al cittadino di contare su un bagaglio di competenze con cui accedere nel mercato del lavoro e restarvi, adattandosi ai continui e rapidi cambiamenti, sulla base di rinnovate conoscenza, abilità, competenze che portano anche a una maturazione sempre più articolata e profonda della personalità di ciascuno”.
Le politiche della formazione, inoltre, devono essere “una leva del welfare delle opportunità, che supera le logiche assistenzialiste, responsabilizzando i cittadini e puntando alla loro realizzazione formativa, professionale e culturale”. Secondo la Commissione, “l’obiettivo di un rinnovato sistema di istruzione e formazione professionale è quello di superare le frammentazioni e la concezione della formazione in filiere per passare a quella dei percorsi di apprendimento permanente e l’acquisizione di competenze, che siano sufficientemente flessibili e adattabili alle esigenze formative, educative e professionali dei singoli e del mercato del lavoro”.
Istituzioni e parti sociali, in “un quadro di rinnovata governance” della formazione, trovano equilibrio in una cabina di regia per gli indirizzi e le linee guida che Regioni, parti sociali ed enti bilaterali attuano in una logica di piena sussidiarietà. Inoltre, rileva la Commissione, “per rifondare il futuro della formazione in Italia sarà necessario muoversi sul binario della cooperazione interistituzionale, per cui le Regioni più dinamiche possano agire da pungolo e traino rispetto a quelle che, anche per mancanza di consapevolezza e volontà politica, restano il fanalino di coda del Paese e dell’intera Europa” Al ministero del Lavoro spetta un ruolo decisivo nel rimodellare la governace promuovendo “una nuova visione della formazione” in linea con gli indirizzi di welfare e politiche del lavoro, svolgendo una funzione di concertazione fra le parti ed esercitando “compiti di direzione”.
La formazione è anche una delle tessere del Testo unico sulla tutela e la sicurezza nei luoghi di
lavoro. E’ proprio grazie alla formazione che, curata dal datore di lavoro ma anche dagli organismi paritetici, i lavoratori acquisiscono nozioni utili a svolgere il proprio lavoro in azienda, in ufficio o nei cantieri evitando infortuni o malattie professionali.
I corsi di formazione aiutano i lavoratori a conoscere possibili rischi, danni, procedure di prevenzione o protezione legati allo svolgimento del proprio lavoro.
Il Testo unico punta, inoltre, al coinvolgimento delle parti sociali sulla formazione, prevedendo
esplicitamente che la formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti avvenga in collaborazione con gli organismi paritetici settoriali e territoriali.
Gli organismi paritetici sono costituiti a livello territoriale dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro proprio per orientare e promuovere la formazione dei lavoratori ma anche per risolvere con la conciliazione eventuali controversie.
E sulla formazione dei lavoratori di domani punta anche il protocollo d’intesa siglato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dal Ministero della pubblica istruzione, dell’Università e della Ricerca e dall’Anmil, Associazione nazionale fra mutilati e invalidi del lavoro. L’intesa permetterà di realizzare programmi per diffondere nelle scuole la cultura della sicurezza e salute sul lavoro.

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