I prossimi obiettivi della Commissione d’inchiesta - Dalla verifica dell’attuazione del Testo Unico ai sopralluoghi sul territorio


Dalla verifica dell’attuazione del Testo Unico ai sopralluoghi sul territorio

Dopo la seconda relazione intermedia, la Commissione parlamentare d’inchiesta nel suo terzo anno d’attività nella XVI legislatura intende proseguire il monitoraggio e la verifica dell’attuazione del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, confrontandosi direttamente con i vari soggetti coinvolti. Come avvenuto finora, tale attività mira a valutare gli effetti concreti derivanti dalle nuove disposizioni, nonché a individuare gli eventuali problemi applicativi e le possibili soluzioni. L’impegno è quello di continuare a svolgere sopralluoghi sul territorio, al fine di acquisire informazioni dirette sulle modalità con le quali nelle varie parti del Paese si attuano concretamente le azioni di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Forte attenzione sarà rivolta alle istituzioni regionali, alle quali la nuova normativa assegna un ruolo essenziale di coordinamento e programmazione. L’attuazione della nuova disciplina presenta infatti ancora differenze e disomogeneità nelle varie parti d’Italia, che occorre cercare di superare. Occorrerà accrescere sempre più il coordinamento e le sinergie fra tutti gli enti istituzionali preposti alla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, sia in ambito centrale che periferico.
Il Testo unico prevede tra l’altro appositi istituti per rafforzare la collaborazione tra i vari enti: in particolare, a livello nazionale il Comitato per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro e, a livello locale, i comitati regionali di coordinamento.
L’insediamento e l’avvio dell’attività di questi organismi, secondo la Commissione, ha dato risultati positivi, ma molto lavoro resta da fare: tra i vari enti del settore, infatti, si registrano
ancora casi di sovrapposizione e duplicazione di competenze (come nel caso di ispezioni e controlli), che rallentano e indeboliscono i risultati dell’azione amministrativa. Problema legato all’esigenza più generale di riorganizzazione della pubblica amministrazione e di ridefinizione dei rapporti complessivi tra Stato e Regioni nelle materie di legislazione concorrente. Un primo passo è rappresentato dal trasferimento in capo all’Inail delle competenze prima attribuite all’Ipsema e all’Ispesl. Nel frattempo, occorre rafforzare ulteriormente la collaborazione e la sinergia tra i diversi organismi statali e non statali.
Particolare attenzione deve poi essere dedicata ai controlli e alla repressione delle infrazioni, attraverso un’applicazione equilibrata ma rigorosa delle sanzioni. Anche in questo caso l’azione sinergica degli organismi ispettivi, in stretta collaborazione con le forze dell’ordine, potrà dare risultati sempre migliori, specialmente nel contrasto alle violazioni più gravi e pericolose. Le convenzioni recentemente stipulate dal Ministero del lavoro con l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di finanza vanno in questa direzione.
La Commissione ritiene opportuno rafforzare la collaborazione e il coordinamento tra gli enti ispettivi nell’intento di accrescere l’efficacia dei controlli, razionalizzare gli interventi e assicurare modalità operative uniformi. La banca dati del SINP potrà certamente dare un contributo essenziale in tale direzione,aiutando a programmare meglio gli interventi e la vigilanza su base territoriale ed eliminando duplicazioni e sovrapposizioni.
Un altro aspetto cruciale per la promozione di una vera cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro è quello della formazione e della informazione dei lavoratori e dei datori di lavoro, che deve essere impostata in un’ottica di prevenzione e con un approccio di tipo sistematico, multidisciplinare.
L’indagine della Commissione ha infatti dimostrato come i risultati migliori in questo campo non derivino dalla mera trasmissione di nozioni tecniche, magari astratte, ma piuttosto da un approccio concreto volto a creare una consapevolezza,una forma mentis, che accresca il livello di attenzione da parte dei singoli soggetti (lavoratori e datori di lavoro) e dell’intero contesto aziendale.
Ciò implica un addestramento continuo, non limitato al momento dell’ingresso in un nuovo lavoro o settore produttivo e che dovrebbe anzi partire dalla scuola stessa, proprio per creare
fin dalla più giovane età quella consapevolezza di cui si è appena detto. La Commissione, anche attraverso l’apposito gruppo di lavoro sulla formazione e prevenzione, intende proseguire nell’approfondimento di questi temi, per focalizzare gli aspetti più critici e stimolare la ricerca di possibili soluzioni.
Anche per quanto riguarda l’introduzione dei temi della sicurezza sul lavoro negli insegnamenti
scolastici, l’apposita cabina di regia costituita tra il Ministero del lavoro, il ministero dell’Istruzione e l’Inail ha iniziato la propria attività solo recentemente: l’elaborazione delle linee guida e l’adozione dei necessari provvedimenti richiederà quindi ancora qualche tempo.
Accanto al fenomeno degli infortuni sul lavoro, la Commissione segue con attenzione anche le questioni legate alla prevenzione e al contrasto delle malattie professionali e auspica che l’istituzione del Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro possa aiutare l’emersione dei casi di malattia che, per varie ragioni, ancora sfuggono alla rilevazione e favorire così le attività di prevenzione e di sorveglianza sanitaria. La Commissione ritiene opportuna l’introduzione di forme di incentivazione volte a premiare le imprese ‘virtuose’ che investono nella sicurezza sul lavoro, attraverso sgravi e agevolazioni fiscali e contributive.
In quest’ambito, auspica altresì la prosecuzione della concessione di incentivi per favorire la rottamazione e la messa in sicurezza delle macchine ed attrezzature agricole, forestali ed edili, spesso obsolete ovvero prive di adeguati dispositivi di protezione e causa di infortuni anche gravi. Appare soprattutto opportuno estendere le misure già previste per talune macchine e attrezzature anche alle cosiddette ‘opere provvisionali’ dell’edilizia (impalcature, ponteggi, piani di lavoro),la cui efficienza e adeguatezza sono essenziali per la prevenzione degli infortuni del settore. Uno dei settori più critici per il rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro è certamente quello degli appalti dove,malgrado l’esistenza di disposizioni assai avanzate, si riscontrano ribassi eccessivi nelle offerte sia per la realizzazione che per la progettazione dei lavori, con il rischio di comprimere i costi della sicurezza e di abbassare la stessa qualità delle prestazioni. Ciò accade soprattutto nel settore privato, dove non esistono regole cogenti in materia di appalti e molti operatori sono privi diadeguata qualificazione, nel caso delle piccole e piccolissime imprese appaltatrici, meno attente ai profili della sicurezza, e nelle catene più lunghe dei subappalti, dove i controlli sono più difficili e a volte si inserisce anche la criminalità organizzata. Nel settore pubblico c’è poi la difficoltà di molte amministrazioni pubbliche appaltanti di valutare la congruità delle offerte e le giustificazioni delle eventuali anomalie addotte dalle imprese partecipanti alle gare, che spesso avviano lunghi e pesanti contenziosi.
Per superare tale situazione, la Commissione ritiene essenziale, accanto ad un rafforzamento dei controlli e delle sanzioni, un ripensamento della normativa vigente che, nel rispetto delle disposizioni comunitarie e della libertà d’impresa, fissi regole più certe e selettive, limitando
il ricorso al massimo ribasso quale criterio di valutazione delle offerte, accrescendo la qualificazione delle imprese e contenendo la pratica del subappalto. Occorre estendere, per quanto possibile, anche al settore privato le garanzie e i controlli vigenti nel settore pubblico nonché, in quest’ultimo, rafforzare la capacità tecnica delle stazioni appaltanti di verificare la congruità delle offerte e le eventuali anomalie, anche in sede di contenzioso.
Lungi dall’essere terminata, l’attività della Commissione parlamentare d’inchiesta sta a testimoniare la volontà delle istituzioni di contribuire a debellare la piaga degli infortuni sul lavoro e delle ‘morti bianche’, ponendosi anche come luogo di riflessione e di stimolo non solo per la politica, ma anche per tutte le altre istituzioni pubbliche e private, gli enti e le associazioni che si sono poste un comune, difficile, ma raggiungibile obiettivo.

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