La prevenzione delle malattie professionali nelle attività pubbliche - Azioni e prospettive d’intervento

Azioni e prospettive d’intervento

L’evoluzione dei modelli produttivi e della percezione della salute e del benessere lavorativo impongono alle pubbliche amministrazioni (statali e regionali, centrali e periferiche) un modello allargato e integrato di prevenzione dei rischi da lavoro, con il quale sia possibile valorizzare e ottimizzare le risorse rispettivamente impiegate.
Tale approccio è quello adottato dal “Testo Unico” di salute e sicurezza sul lavoro, nel quale si precostituisce un sistema di rapporti tra i soggetti pubblici in logiche di interazione costante e fattiva con le parti sociali che partendo dalla discussione e determinazione di indirizzi prevenzionistici strategici comuni (articolo 5) e dalla condivisione dei rispettivi patrimoni informativi in materia di salute e sicurezza sul lavoro (articolo 8), orienti le varie attività secondo scelte di sistema. Questo quadro legislativo segna il punto di non ritorno dell’Italia nel cammino verso una politica integrata degli interventi pubblici di prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro, all’interno della quale va riservata una attenzione particolare alla prevenzione delle malattie professionali.
In tale direzione si muoverà, a seguito dell’emanazione del decreto in fase di avanzata di stesura, riguardante contenuti di modalità di funzionamento,il Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione (c.d. SINP).
In tale contesto è di primaria importanza potenziare al massimo innanzitutto la capacità di registrazione, elaborazione ed analisi delle informazioni raccolte sulle malattie da lavorocorrelate al fine di individuare sempre meglio fattori di rischio e di esposizione e, quindi, di porre in essere adeguate e mirate misure di prevenzione. In tal modo si tende non solo a migliorare la capacità di “lettura” del “dato” ma, soprattutto, la conoscenza delle correlazionetra le patologie rilevate e le attività lavorative.
In questo generale contesto, vanno valorizzate le iniziative già in atto in materia di malattie professionali, le quali già si sono mosse nella direzione della integrazione delle attività che il “Testo Unico” ora impone. Si pensi, ad esempio, al progetto, condiviso tra Ministero della Salute, Regioni e ISPESL, denominato MALPROF, che, tramite i suoi rapporti, ha contribuito e contribuisce alla conoscenza delle malattie professionali, con particolare riguardo a quelle “emergenti” fornendo elementi preziosi per indirizzare le politiche pubbliche di prevenzione. Per il prossimo futuro, importanti elementi da considerare in materia, unitamente a quelli già in loro possesso, giungeranno alle Pubbliche Amministrazioni dal flusso di dati che i medici competenti invieranno – una volta che verrà predisposto il relativo decreto di attuazione – ai sensi dell’articolo 40 del “Testo Unico”, che costituiranno un ulteriore tassello delle conoscenze delle situazioni di rischio per la salute negli ambienti di lavoro.
Nel quadro unitario che si sta delineando, ruolo fondamentale è da riservare in materia di prevenzione delle malattie professionali all’INAIL, Istituto che da sempre affronta tale tema e che ha recentemente realizzato o predisposto una serie di interventi.
Tra questi va segnalato l’avvio di azioni che partono dal coinvolgimento delle strutture territoriali, con l’istituzione di tavoli di lavoro sulle malattie professionali, costituiti secondo una logica multidisciplinare, in modo da tenere conto delle peculiarità del fenomeno tecnopatico locale; e, ancora, la piena operatività dell’articolo 10 del D.Lgs. n. 38/2000 che consente il tempestivo aggiornamento, e conseguente allineamento all’evoluzione delle conoscenze scientifiche e delle tecnologie lavorative, delle tabelle delle malattie professionali (articoli 3 e 211 D.P.R. n. 1124/1965).
Strumento imprescindibile per tale aggiornamento è il Registro nazionale delle malattie causate dal lavoro ovvero ad esso correlate, istituito presso l’INAIL ai sensi del comma 5 dell’articolo 10 del D.Lgs. n. 38/2008.
Una volta
a regime, tale strumento costituirà la base per lo studio delle malattie di probabile e possibile origine lavorativa nonché per la ricerca delle malattie “perdute” e sconosciute. In tal modo si crea un “punto” centrale di raccolta di informazioni sulle caratteristiche e dimensioni del fenomeno nel suo complesso che permetterà, nel contempo, la diffusione e la circolazione delle conoscenze sull’argomento, a disposizione di tutti i soggetti pubblici operanti nel settore e nei confronti dei quali l’Istituto svolge un ruolo di servizio.
Le attività sin qui richiamate, sempre
nella logica sinergica che le caratterizza, vanno tutte accompagnate da iniziative, ancora una volta condivise tra le strutture pubbliche e le parti sociali.
In tal senso il Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali sta procedendo infatti alla prima fase programmatadella campagna di comunicazione per la diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro con l’intento di far leva su alcuni meccanismi cognitivi comportamentali del lavoratore.
In questa fase, i contenuti della campagna saranno veicolati dai mezzi classici, quali tv (spot televisivi sulle emittenti nazionali e locali) , radio (spot sulle emittenti radiofoniche nazionali e locali) stampa (quotidiana, periodica e free press) e affissioni (sarà prevista inoltre la pianificazione della tv, stampa, radio e affissioni a supporto degli eventi locali).
Seguiranno gli interventi successivi pianificati per i prossimi diciotto mesi, che saranno indirizzati nei riguardi di tematiche di particolare rilevanza quali la sicurezza al femminile e l’informazione scolastica in materia di salute e sicurezza sul lavoro e, tra tali tematiche, un ruolo privilegiato verrà riservato ad azioni specifiche sul tema della prevenzione delle malattie professionali rivolte ai diversi soggetti coinvolti come lavoratori, datori di lavoro e medici.

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