Gli indici di rischio

Nel tentativo di superare i limiti propri di un giudizio qualitativo affidato all’esperienza dei tecnici, attraverso la sistematizzazione dell’analisi dei rischi, è sorta l’esigenza di individuare indici numerici per esprimere sinteticamente il grado di rischio relativo allo svolgimento di una data attività.
In generale le motivazioni per l’adozione di un indice numerico rappresentativo del rischio, possono essere:
a) fornire un metodo razionale per il confronto tra le situazioni di rischio in relazione alle scelte effettuate e alle situazioni analizzate;
b) consentire a specialisti e non, un raffronto tra i livelli di rischio che le diverse scelte e situazioni analizzate comportano;
c) mostrare come un’obiettiva analisi della realtà può eliminare pregiudizi e valutazioni emotive portando ad un più equilibrato apprezzamento del grado di accettabilità dei rischi.
Gli indici di rischio hanno una derivazione statistica, essi pertanto possono trovare applicazione nel confronto tra diverse scelte possibili, purché i dati disponibili siano parimenti accurati.
Molte volte infatti il dato numerico oltre che invalidato dall’arbitrarietà delle stime, è viziato da veri e propri errori logici. Talvolta altri fattori indispensabili non vengono presi in considerazione, tra questi si ricorda:
• il grado di conoscenza del pericolo, che è ovviamente determinante in una corretta formulazione di un modello di accettazione dei rischi;
• il rapporto tra coscienza del pericolo e comportamento soggettivo degli individui esposti;
• il grado di influenza del comportamento e dello stato psicofisico degli esposti sulle condizioni oggettive di pericolo e quindi la possibilità di controllo su parametri che influenzano in modo non indifferente le condizioni globali di pericolo;
• la significatività delle medie rispetto alle situazioni specifiche;
• la dipendenza dell’integrazione del rischio per il tempo totale di esposizione nell’intera vita;
• la connessione tra accettazione e volontarietà dei rischi: si può parlare di rischio accettato solo nel caso in cui il rischio sia assolutamente volontario, mentre nel caso di totale imposizione si deve parlare di rischio
subito con minore o maggiore rassegnazione, la classificazione nelle due sole categorie di rischi volontari
e involontari è comunque troppo grossolana per consentire apprezzamenti quantitativi;
• la distinzione tra accettazione individuale e accettazione sociale: non è detto che il grado di disponibilità
individuale a correre un determinato rischio sia proporzionale all’accettazione media di quel rischio da
parte della società; e nemmeno che la disponibilità sociale verso determinati rischi sia strettamente correlata
al grado di accettazione o di rassegnazione a quei rischi da parte degli individui esposti.
In definitiva gli indici di rischio non riescono a dare, per ogni situazione specifica, una rappresentazione tanto
dettagliata da consentire l’individuazione delle singole cause di incidente; essi si limitano a fornire una indicazione
su quali scelte producono livelli di danno, che può definirsi, di trascurabilità dei rischi.

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