TITOLO I
DISPOSIZIONI PER IL RILANCIO DELL’ECONOMIA
CAPO I
MISURE PER IL SOSTEGNO ALLE IMPRESE E
ALL’INTERNAZIONALIZZAZIONE
Art. 1
(Rafforzamento del Fondo di garanzia per le piccole e
medie imprese).
- Al fine di migliorare l’efficacia degli interventi del Fondo di garanzia per le piccole medie imprese di cui all’articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n.662, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono adottate, entro 30 giorni dall’entrata in vigore del presente decreto e nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, specifiche disposizioni volte a:
a) assicurare un più ampio
accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese, anche tramite:
1. l’aggiornamento, in funzione del ciclo economico e
dell’andamento del mercato finanziario e creditizio, dei criteri di valutazione
delle imprese ai fini dell’accesso alla garanzia del Fondo e della misura
dell’accantonamento a titolo di coefficiente di rischio;
2. l’incremento, sull’intero territorio nazionale, della misura massima di copertura del Fondo fino all’80% (ottanta percento) dell’importo dell’operazione finanziaria, con riferimento alle “operazioni di anticipazione di credito, senza cessione dello stesso, verso imprese che vantano crediti nei confronti di pubbliche amministrazioni” e alle “operazioni finanziarie di durata non inferiore a 36 mesi” di cui, rispettivamente, agli articoli 4 e 5 del decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, 26 giugno 2012, ai sensi e nei limiti stabiliti nei medesimi articoli;
3. la semplificazione delle procedure e delle modalità di presentazione delle richieste attraverso un maggior ricorso a modalità telematiche di accesso e di gestione della garanzia;
4. misure volte a garantire l’effettivo trasferimento dei vantaggi della garanzia pubblica alle piccole e medie imprese beneficiarie dell’intervento.
2. l’incremento, sull’intero territorio nazionale, della misura massima di copertura del Fondo fino all’80% (ottanta percento) dell’importo dell’operazione finanziaria, con riferimento alle “operazioni di anticipazione di credito, senza cessione dello stesso, verso imprese che vantano crediti nei confronti di pubbliche amministrazioni” e alle “operazioni finanziarie di durata non inferiore a 36 mesi” di cui, rispettivamente, agli articoli 4 e 5 del decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, 26 giugno 2012, ai sensi e nei limiti stabiliti nei medesimi articoli;
3. la semplificazione delle procedure e delle modalità di presentazione delle richieste attraverso un maggior ricorso a modalità telematiche di accesso e di gestione della garanzia;
4. misure volte a garantire l’effettivo trasferimento dei vantaggi della garanzia pubblica alle piccole e medie imprese beneficiarie dell’intervento.
b) limitare il rilascio della
garanzia del Fondo alle operazioni finanziarie di nuova concessione ed
erogazione, escludendo la possibilità di garantire operazioni finanziarie già
deliberate dai soggetti finanziatori alla data di presentazione della richiesta
di garanzia, salvo che le stesse non siano condizionate, nella loro
esecutività, all’acquisizione della garanzia da parte del Fondo.
1. Le condizioni di ammissibilità e le disposizioni di
carattere generale di cui all’articolo 13 del decreto ministeriale 31 maggio
1999, n. 248 sono approvate con decreto del Ministro dello sviluppo economico,
sentito il Ministro dell’economia e delle finanze.
2. Il comma 3 dell’articolo 11 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 3 è abrogato.
3. Al comma 3 dell’articolo 39 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, è eliminato l’ultimo periodo. 4. Il comma 10-sexies dell’articolo 36 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, è abrogato. Conseguentemente, all’articolo 39, comma 4, del decreto-legge n. 201/2011, le parole: “nonché alle grandi imprese limitatamente ai soli finanziamenti erogati con la partecipazione di Cassa depositi e prestiti, secondo quanto previsto e nei limiti di cui all’articolo 8, comma 5, lettera b), del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106” sono soppresse.
2. Il comma 3 dell’articolo 11 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 3 è abrogato.
3. Al comma 3 dell’articolo 39 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, è eliminato l’ultimo periodo. 4. Il comma 10-sexies dell’articolo 36 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, è abrogato. Conseguentemente, all’articolo 39, comma 4, del decreto-legge n. 201/2011, le parole: “nonché alle grandi imprese limitatamente ai soli finanziamenti erogati con la partecipazione di Cassa depositi e prestiti, secondo quanto previsto e nei limiti di cui all’articolo 8, comma 5, lettera b), del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106” sono soppresse.
Art. 2
(Finanziamenti per l’acquisto di nuovi macchinari,
impianti e attrezzature da parte delle piccole e medie imprese)
1. Al fine di accrescere la competitività dei crediti al
sistema produttivo, le piccole e medie imprese, come individuate dalla
Raccomandazione 2003/361/CE della Commissione del 6 maggio 2003, possono
accedere a finanziamenti e ai contributi a tasso agevolato per l’acquisto,
anche mediante operazioni di leasing finanziario, di macchinari, impianti e
attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo.
2. I finanziamenti di cui al comma 1 sono concessi, entro il 31 dicembre 2016, dalle banche aderenti alla convenzione di cui al comma 8, a valere su un plafond di provvista, costituito, per le finalità di cui all’articolo 3, comma 4-bis del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, presso la gestione separata di Cassa depositi e prestiti S.p.A., per un importo massimo di 5 miliardi di euro.
3. I finanziamenti di cui al comma 1 hanno durata massima di 5 anni dalla data di stipula del contratto e sono accordati per un valore massimo complessivo non superiore a 2 milioni di euro per ciascuna impresa beneficiaria, anche frazionato in più iniziative di acquisto. I predetti finanziamenti possono coprire fino al 100 per cento dei costi ammissibili individuati dal decreto di cui al successivo comma 5.
4. Alle imprese di cui al comma 1 il Ministero dello sviluppo economico concede un contributo, rapportato agli interessi calcolati sui finanziamenti di cui al comma 2, nella misura massima e con le modalità stabilite con il decreto di cui al comma 5. L’erogazione del predetto contributo è effettuata in più quote determinate con il medesimo decreto. I contributi sono concessi nel rispetto della disciplina comunitaria applicabile e, comunque, nei limiti dell’autorizzazione di spesa di cui al comma 8.
2. I finanziamenti di cui al comma 1 sono concessi, entro il 31 dicembre 2016, dalle banche aderenti alla convenzione di cui al comma 8, a valere su un plafond di provvista, costituito, per le finalità di cui all’articolo 3, comma 4-bis del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, presso la gestione separata di Cassa depositi e prestiti S.p.A., per un importo massimo di 5 miliardi di euro.
3. I finanziamenti di cui al comma 1 hanno durata massima di 5 anni dalla data di stipula del contratto e sono accordati per un valore massimo complessivo non superiore a 2 milioni di euro per ciascuna impresa beneficiaria, anche frazionato in più iniziative di acquisto. I predetti finanziamenti possono coprire fino al 100 per cento dei costi ammissibili individuati dal decreto di cui al successivo comma 5.
4. Alle imprese di cui al comma 1 il Ministero dello sviluppo economico concede un contributo, rapportato agli interessi calcolati sui finanziamenti di cui al comma 2, nella misura massima e con le modalità stabilite con il decreto di cui al comma 5. L’erogazione del predetto contributo è effettuata in più quote determinate con il medesimo decreto. I contributi sono concessi nel rispetto della disciplina comunitaria applicabile e, comunque, nei limiti dell’autorizzazione di spesa di cui al comma 8.
5.Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dello
sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze
sono stabiliti i requisiti e le condizioni di accesso ai contributi di cui al
presente articolo, la misura massima di cui al comma 4 e le modalità di
erogazione dei contributi medesimi, le relative attività di controllo nonché le
modalità di raccordo con il finanziamento di cui al comma 2.
6.La concessione dei finanziamenti di cui al presente
articolo può essere assistita dalla garanzia del Fondo di garanzia per le
piccole e medie imprese di cui all’articolo 2, comma 100, lettera a), della
legge 23 dicembre 1996, n. 662, nella misura massima dell’80 per cento
dell’ammontare del finanziamento. Con decreto del Ministro dello sviluppo
economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze sono
disciplinate priorità di accesso e modalità semplificate di concessione della
garanzia del Fondo sui predetti finanziamenti.
7.Per l’attuazione delle disposizioni di cui ai precedenti
commi, il Ministero dello sviluppo economico, sentito il Ministero
dell’economia e delle finanze, l’Associazione Bancaria Italiana e Cassa
depositi e prestiti S.p.A. stipulano una o più convenzioni, in relazione agli
aspetti di competenza, per la definizione, in particolare:
delle condizioni e dei criteri di attribuzione alle banche
del plafond di provvista di cui al comma 2, anche mediante meccanismi premiali
che favoriscano il più efficace utilizzo delle risorse;
dei contratti tipo di finanziamento e di cessione del
credito in garanzia per l’utilizzo da parte delle banche della provvista di
scopo di cui al comma 2;
delle attività informative, di monitoraggio e rendicontazione
che svolgono le banche aderenti alla convenzione, con modalità che assicurino
piena trasparenza sulla misura.
8.Per far fronte agli oneri derivanti dalla concessione dei
contributi di cui al comma 4, è autorizzata la spesa di 15 milioni di euro per
l’anno 2014, di 42 milioni di euro per l’anno 2015, di 70 milioni di euro per
ciascuno degli anni dal 2016 al 2019, di 34 milioni di euro per l’anno 2020 e
di 12 milioni di euro per l’anno 2021. I predetti oneri sono posti a carico
delle maggiori entrate di cui all’articolo 16.
Art. 3
(Rifinanziamento dei contratti di sviluppo)
1. Agli interventi di cui all’articolo 43 del decreto-legge
25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto
2008, n. 133 sono attribuite risorse pari a 150 milioni di euro per il
finanziamento dei programmi di sviluppo nel settore industriale, ivi inclusi
quelli relativi alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti
agricoli, da realizzare nei territori regionali che, sulla base delle fonti finanziarie
disponibili alla data di entrata in vigore del presente decreto, non possono
essere destinatari di risorse per la concessione delle agevolazioni.
2. I programmi di cui al comma 1 sono agevolati tramite la
concessione del solo finanziamento agevolato, nel limite massimo del 50% dei
costi ammissibili. Alla concessione del contributo a fondo perduto si provvede,
conformemente a quanto previsto dall’articolo 8, comma 1, del decreto
interministeriale del 24 settembre 2010, nel limite finanziario dell’eventuale
cofinanziamento regionale disposto in favore dei singoli programmi
d’investimento.
3. Per le finalità di cui al comma 1 il Ministero dello
sviluppo economico utilizza le disponibilità esistenti del Fondo per la
crescita sostenibile di cui all’articolo 23 del decreto legge 22 giugno 2012,
n. 83, secondo le procedure e le modalità previste dal decreto 8 marzo 2013 del
Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dell’economia e
delle finanze. Le somme di cui al comma 1 che non risultano impegnate entro il
30 giugno 2014 per le finalità previste dal medesimo comma ritornano nella
disponibilità del Fondo per la crescita sostenibile.
4. Il Ministro dello sviluppo economico, con proprio
decreto, provvede a ridefinire le modalità e i criteri per l’attuazione degli
interventi di cui al comma 1, anche al fine di accelerare le procedure per la
concessione delle agevolazioni, di favorire la rapida realizzazione dei
programmi d’investimento e di prevedere specifiche priorità in favore dei programmi
che ricadono nei territori oggetto di accordi, stipulati dal medesimo
Ministero, per lo sviluppo e la riconversione di aree interessate dalla crisi
di specifici comparti produttivi o di rilevanti complessi aziendali.
Art. 4
Norme in materia di concorrenza nel mercato del gas
naturale e nei carburanti
1. All’articolo 22, comma 2, del decreto legislativo 23
maggio 2000, n.164, come modificato dall’articolo 7, comma 1, del decreto
legislativo 1 giugno 2011, n.93, le parole “Per gli stessi clienti vulnerabili”
sono sostituite dalle seguenti “Per i soli clienti domestici”.
2. Per le gare d’ambito di cui al primo periodo di
applicazione, i termini di cui all’articolo 3 del Decreto ministeriale 12
novembre 2011, n.226 sono da intendersi di natura perentoria. In particolare,
scaduti tali termini, la Regione con competenza sull’ambito, avvia la procedura
di gara attraverso la nomina di un commissario ad acta, ai sensi dell’articolo
14, comma 7, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164.
3. Le date di cui all’Allegato 1 del decreto di cui al comma
2, relative agli ambiti ricadenti nel primo e secondo raggruppamento dello
stesso Allegato 1, devono intendersi prorogate rispettivamente di otto mesi e
quattro mesi. Per tutti gli ambiti dello stesso Allegato in cui non è presente
il capoluogo di provincia, la designazione della stazione appaltante di cui
all’articolo 2, comma 1, del Decreto ministeriale 12 novembre 2011, n.226,
avviene a maggioranza qualificata dei due terzi dei comuni appartenenti
all’ambito che rappresentino almeno i due terzi dei punti di riconsegna
dell’ambito, come risultanti dai dati di riferimento per la formazione degli
ambiti pubblicati sul sito internet del Ministero dello Sviluppo Economico.
4. Decorsi quattro mesi dalla scadenza dei termini di cui al
comma 2 senza che la Regione competente abbia proceduto alla nomina del
commissario ad acta, il Ministero dello sviluppo economico, sentita la
Regione, interviene per dare avvio alla gara, nominando un commissario ad
acta.
5. Nei casi in cui gli Enti locali concedenti non abbiano
rispettato i termini di cui all’articolo 3 del Decreto ministeriale 12 novembre
2011, n.226, come modificati dal comma 3, il 20% degli oneri di cui
all’articolo 8, comma 4, del Decreto ministeriale 12 novembre 2011, n.226, ad
essi spettanti a seguito della gara, sono versati dal concessionario
subentrante, con modalità stabilite dall’Autorità per l’energia elettrica e il
gas, in uno specifico capitolo della Cassa conguaglio settore elettrico per
essere destinati alla riduzione delle tariffe di distribuzione dell’ambito
corrispondente.
6. Al fine di facilitare lo svolgimento delle gare e di
ridurre i costi degli enti locali e delle imprese il Ministero dello sviluppo
economico può emanare linee guida su criteri e modalità operative per la
valutazione del valore di rimborso degli impianti di distribuzione del gas
naturale, in conformità con l’articolo 5 del Decreto ministeriale 12 novembre
2011, n. 226.
7. All’articolo 83-bis, comma 17, del decreto legge 25
giugno 2008, n.112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008,
n.133, le parole “se tale ultimo obbligo comporta ostacoli tecnici o
oneri economici eccessivi e non proporzionali alle finalità dell’obbligo”
sono sostituite dalle parole “o la presenza di altri obblighi asimmetrici”.
8. All’articolo 28, comma 4, del decreto legge 6 luglio 2011
n. 98, convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011 n. 111, come
modificato dall’articolo 18 del decreto legge 24 gennaio 2012 n. 1, convertito
con modificazioni dalla legge 24 marzo 2012 n. 27, è aggiunto in fine il
seguente periodo: “Nel caso i Comuni non provvedano entro i termini
perentori sopra indicati, il provvedimento è adottato dalla Regione entro i
quattro mesi successivi e, decorso tale termine, dal Ministero dell’interno.”
9. Entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del
presente decreto i soggetti indicati all’articolo 6, commi 1 e 2, del
decreto legislativo 13 agosto 2010, n.130, indicano al Ministero dello sviluppo
economico la loro volontà di mantenere la loro partecipazione nello sviluppo
delle nuove effettive capacità di stoccaggio tuttora da realizzare da parte dei
soggetti di cui all’articolo 5 dello stesso decreto. Nel caso tali conferme non
ammontino al valore complessivo di 4 miliardi di metri cubi di capacità di
stoccaggio, il piano di realizzazione di nuove capacità di cui al comma 3 dello
stesso articolo 5 è conseguentemente ridotto di un pari ammontare. Il
Ministero dello sviluppo economico, sentita l’Autorità garante della
concorrenza e del mercato, adotta misure compensative a carico del soggetto di
cui all’articolo 5, comma 1. La attestazione di cui all’articolo 3 del decreto
legislativo 13 agosto 2010, n.130, è dovuta da parte dei soli soggetti
detenenti quote di mercato, calcolate con le modalità ivi indicate, superiori
al 10%.
Art. 5
(Disposizioni per la riduzione dei prezzi dell’energia
elettrica)
1. Al comma 16 dell’articolo 81 del decreto legge 25 giugno
2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive
modifiche e integrazioni le parole: “volume di ricavi superiore a 10 milioni di
euro e un reddito imponibile superiore a 1 milione di euro” sono sostituite
dalle seguenti: “volume di ricavi superiore a 500.000 euro e un reddito
imponibile superiore a 80.000 euro.
2. Le maggiori entrate generate dalle disposizioni di cui al
comma 1 sono destinate, al netto della copertura finanziaria di cui
all’articolo 2 (verificare numerazione), alla riduzione della componente A2
della tariffa elettrica deliberata dall’Autorità per l’energia elettrica e il
gas sulla base delle modalità individuate con decreto di natura non
regolamentare adottato dal Ministro dell’economia e delle finanze di concerto
con il Ministro dello sviluppo economico entro 60 giorni dalla data di entrata
in vigore del presente decreto.
3. I commi 7-bis, 7-ter e 7-quater dell’articolo 25 del
decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, come introdotti dal comma 364
dell’articolo 1 della legge 24 dicembre 2012, n. 228, sono abrogati.
4. A decorrere dal 1 gennaio 2014, il valore della
componente del costo evitato di combustibile di cui al provvedimento del
Comitato interministeriale dei prezzi n.6/92, pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale n. 190 del 12 marzo 1992, da riconoscere in acconto fino alla
fissazione del valore annuale di conguaglio, è aggiornato trimestralmente
in base al costo di approvvigionamento del gas naturale nei mercati
all’ingrosso come definito dalla deliberazione del 9 maggio 2013, n.
196/2013/R/GAS e degli ulteriori provvedimenti dell’Autorità per l’energia
elettrica e del gas, ferma restando l’applicazione dei valori di consumo
specifico di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 20 novembre
2012, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 280 del 30 novembre 2012. Il
Ministro dello sviluppo economico, con provvedimento da adottare entro 60
giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto
su proposta dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, stabilisce le
modalità di aggiornamento del predetto valore, in acconto e in conguaglio,
nonché le modalità di pubblicazione dei valori individuati secondo i criteri
di cui ai commi 5 e 6.
5. Per l’anno 2013, il valore della componente di cui al
comma 4 è determinato sulla base del paniere di riferimento di cui alla legge
23 luglio 2009, n.99, in cui il peso dei prodotti petroliferi sia
progressivamente ridotto in ciascun trimestre e posto pari
all’ottanta per cento nel primo trimestre, al sessanta per cento nel
secondo trimestre, al quaranta per cento nel terzo trimestre e al venti per
cento nel quarto trimestre. Restano ferme le modalità di calcolo della
componente relativa al margine di commercializzazione all’ingrosso e della
componente di trasporto nonché i valori di consumo specifico di cui al decreto
del Ministro dello sviluppo economico 20 novembre 2012.
6. In deroga ai commi 4 e 5, per gli impianti di
termovalorizzazione di rifiuti ammessi al regime di cui al provvedimento del
Comitato interministeriale dei prezzi n.6/92, che alla data di entrata in
vigore del presente decreto siano in esercizio convenzionato da un periodo
inferiore a otto anni, fino al completamento dell’ottavo anno di
esercizio il valore della componente di cui al comma 4 è determinato secondo il
paniere di riferimento di cui alla legge 23 luglio 2009, n. 99, in cui il peso
dei prodotti petroliferi è pari al sessanta per cento.
7. Sono abrogate le disposizioni di cui all’articolo 30,
comma 15, della legge 23 luglio 2009, n.99 incompatibili con le norme del presente
articolo.
8. Le disposizioni di cui al presente articolo sono attuate
in modo da comportare una riduzione effettiva degli oneri generali di sistema
elettrico e dei prezzi dell’energia elettrica.
Art 6
(Gasolio per il riscaldamento delle coltivazioni sotto
serra)
1. A decorrere dal 1° agosto 2013 e fino al 31 dicembre
2015, a favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli
professionali iscritti nella relativa gestione previdenziale ed assistenziale è
applicata, sul gasolio utilizzato per il riscaldamento delle coltivazioni sotto
serra, secondo quanto previsto dall’articolo 17 della direttiva 2003/96/CE del
Consiglio del 27 ottobre 2003 e successive modificazioni, l’accisa al livello
di imposizione, per l’anno 2013, pari a euro 25 per 1.000 Litri, qualora gli
stessi soggetti, in sede di richiesta dell’assegnazione del gasolio, ai sensi
del decreto ministeriale 14 dicembre 2001, n. 454, si obblighino a rispettare
la progressiva riduzione del consumo di gasolio per finalità ambientali.
2. Ai sensi dell’articolo 25 del regolamento (CE) n.
800/2008 della Commissione del 6 agosto 2008, il livello di accisa da
corrispondere non deve essere inferiore al livello minimo di imposizione
definito dalla direttiva (CE) n. 2003/96/CE, e successive modificazioni.
Qualora tale livello minimo sia modificato l’accisa dovuta per il gasolio
utilizzato per il riscaldamento delle coltivazioni sotto serra viene
corrispondentemente adeguata. La sintesi delle informazioni relative alla
misura di cui al comma 16-bis è comunicata alla Commissione europea con
le modalità di cui all’articolo 9 del citato regolamento (CE) n. 800/2008.
3. All’onere derivante dall’attuazione dei commi 1 e 2, pari
a 4,75 milioni di euro per l’anno 2013 e 11,4 milioni di euro per
ciascuno degli anni 2014-2015 si provvede mediante riduzione dei consumi medi
standardizzati di gasolio da ammettere all’impiego agevolato di cui al decreto
del Ministro delle politiche agricole e forestali 26 febbraio 2002, recante «
Determinazione dei consumi medi dei prodotti petroliferi impiegati in lavori
agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura e piscicoltura e nelle
coltivazioni sotto serra ai fini dell’applicazione delle aliquote ridotte o
dell’esenzione dell’accisa», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 67 del 20
marzo 2002, in misura tale da garantire la copertura finanziaria di cui al
presente comma.
4. Con decreto del Ministro delle politiche agricole
alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dell’Economia e Finanze
viene disciplinata l’applicazione del presente articolo.
Art. 7
Imprese miste per lo sviluppo
1. Il comma 1 dell’articolo 7 della legge 26 febbraio 1987,
n. 49,è sostituito dal seguente:
“1. A valere sul Fondo di rotazione di cui all’articolo 6 e
con le stesse procedure, possono essere concessi ad imprese italiane crediti
agevolati per assicurare il finanziamento della quota di capitale di rischio,
anche in forma anticipata, per la costituzione di imprese miste. Possono
altresì essere concessi crediti agevolati ad investitori pubblici o privati o
ad organizzazioni internazionali, affinché finanzino imprese miste da
realizzarsi in Paesi in via di sviluppo (PVS) o concedano altre forme di
agevolazione identificate dal CIPE che promuovano lo sviluppo dei Paesi
beneficiari. Una quota del medesimo Fondo può essere destinata alla
costituzione di un Fondo di garanzia per prestiti concessi dagli istituti di
credito a imprese italiane o per agevolare gli apporti di capitale dalle
imprese italiane nelle imprese miste.”
Art. 8
(Desk Italia: modifiche all’articolo 35 del decreto-legge
18 ottobre 2012, n. 179)
1.All’articolo 35, comma 3, del decreto-legge 18
ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre
2012, n. 221, le parole: “il Ministero dello sviluppo economico, in raccordo
con il Ministero degli affari esteri,” sono sostituite dalle seguenti: “la
Presidenza del Consiglio dei Ministri, avvalendosi del personale del
Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica,
in raccordo con il Ministero dello sviluppo economico ed il Ministero degli
affari esteri,”.
Art. 9
(Accelerazione nell’utilizzazione dei fondi
comunitari)
1. Le amministrazioni e le aziende dello Stato a
ordinamento autonomo, ivi compresi gli istituti e le scuole di ogni ordine e
grado e le istituzioni educative, le istituzioni universitarie, le Camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura, gli enti pubblici non
economici nazionali, le amministrazioni, le agenzie di cui al d.lgs. 30 luglio
1999, n. 300, sono tenuti a dare precedenza, nella trattazione degli affari di
competenza, ai procedimenti, provvedimenti e atti anche non aventi natura
provvedimentale relativi alle attività in qualsiasi modo connesse
all’utilizzazione dei fondi strutturali europei, compresi quelli inerenti allo
sviluppo rurale e alla pesca e alla realizzazione dei progetti realizzati con i
medesimi fondi. 2. Al fine di adempiere alla Raccomandazione
della Commissione europea del 29 maggio 2013 e al fine di non incorrere nelle
sanzioni previste dall’ordinamento dell’Unione europea per i casi di mancata
attuazione dei programmi e dei progetti cofinanziati con fondi strutturali
europei e di sottoutilizzazione dei relativi finanziamenti, relativamente alla
programmazione 2007-2013, lo Stato, o la Regione, ove accertino ritardi
ingiustificati nell’adozione di atti di competenza degli enti territoriali, può
intervenire in via di sussidiarietà, sostituendosi all’ente inadempiente
secondo quanto disposto dai commi 2 e 3 del presente articolo. 3. Le
amministrazioni competenti all’utilizzazione dei diversi fondi strutturali, nei
casi in cui riscontrino criticità nelle procedure di attuazione dei programmi,
dei progetti e degli interventi di cui al comma 1, riguardanti la programmazione
2007-2013, convocano una Conferenza di servizi al fine di individuare le
inadempienze e accertarne le eventuali cause, rimuovendo, ove possibile, gli
ostacoli verificatisi. 4. Ove non sia stato possibile superare le
eventuali inadempienze nel corso della Conferenza di servizi di cui al comma 2,
le amministrazioni, per la parte relativa alla propria competenza, comunicano
all’ente territoriale inadempiente i motivi di ritardo nell’attuazione dei
programmi, progetti e interventi di cui al comma 1 e indicano quali iniziative
ed atti da adottare. In caso di ulteriore mancato adempimento, entro il termine
di 30 giorni dalla comunicazione, l’amministrazione dello Stato, sentite le
Regioni interessate, adotta le iniziative necessarie al superamento delle criticità
riscontrate, eventualmente sostituendosi all’ente inadempiente attraverso la
nomina di uno o più commissari ad acta.
Art. 10
(Liberalizzazione dell’allacciamento dei terminali di
comunicazione alle interfacce della rete pubblica)
1. La registrazione della traccia delle sessioni,
ove non associata all’identità dell’utilizzatore, non
costituisce trattamento di dati personali e non richiede adempimenti
giuridici. Se l’offerta di accesso ad internet non costituisce l’attività
commerciale prevalente del gestore, non trovano applicazione l’articolo 25 del
decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259 e l’articolo 7 del decreto
legge 27 luglio 2005 , n. 144, convertito in legge 31 luglio 2005, n. 155.
2. Al decreto legislativo 26 ottobre 2010, n. 198 sono apportate le
seguenti modificazioni: a) l’articolo 2 è soppresso; b) all’articolo 3 il
comma 2 è sostituito dal seguente: “2. Il decreto del Ministro delle poste
e telecomunicazioni 23 maggio 1992, n. 314 è abrogato”.
Art 11
(Proroga del credito d’imposta per la produzione, la
distribuzione e l’esercizio cinematografico)
1. Per i periodi d’imposta 2014 e 2015 spettano i
crediti d’imposta di cui all’articolo 1, commi da 325 a 328 e da 330 a 337,
della legge 24 dicembre 2007, n. 244 e successive modificazioni. Ai relativi
oneri, pari ad euro 80 milioni per l’anno 2014 e ad euro 40 milioni per l’anno
2015, si provvede ai sensi dell’articolo 1, comma 4, del decreto legge 31 marzo
2011, n. 34, convertito, con modificazioni dalla legge 26 maggio 2011, n. 75,
fermo restando quanto stabilito dall’articolo 24, comma 1, della legge 12
novembre 2011, n. 183.
CAPO II
MISURE PER IL POTENZIAMNETO DELL’AGENDA DIGITALE ITALIANA
Art. 12
(Governance dell’Agenda digitale Italiana)
1. Il comma 2 dell’articolo 47 del decreto-legge 9 febbraio
2012, n. 5, convertito con modificazioni dalla legge 4 aprile 2012 n. 35 é
sostituito dal seguente: “2. È istituita la cabina di regia per
l’attuazione dell’agenda digitale italiana, presieduta dal Presidente del
Consiglio dei Ministri o da un suo delegato e composta dal Ministro dello
sviluppo economico, dal Ministro per la pubblica amministrazione e la
semplificazione, dal Ministro per la coesione territoriale, dal
Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca
e dal Ministro dell’economia e delle finanze. La cabina di
regia è integrata per gli aspetti relativi al settore sanitario con un
componente designato dal Ministro della salute. La cabina di regia presenta al
Parlamento, entro novanta giorni dall’entrata in vigore del presente decreto,
avvalendosi anche dell’Agenzia per l’Italia digitale e delle amministrazioni
rappresentate nella cabina di regia, un quadro complessivo delle norme vigenti,
dei programmi avviati e del loro stato di avanzamento e delle risorse disponibili
che costituiscono nel loro insieme l’agenda digitale. Nell’ambito della cabina
di regia è istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il
Tavolo permanente per l’innovazione e l’agenda digitale italiana, organismo
consultivo permanente composto da esperti in materia di innovazione tecnologica
e da esponenti delle imprese private e delle università, presieduto dal
Commissario del Governo per l’attuazione dell’agenda digitale posto a capo di
una struttura di missione per l’attuazione dell’agenda digitale istituita
presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. All’istituzione della
cabina di regia di cui al presente comma si provvede con le risorse
umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente
e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.” 2.
Al decreto legge 22 giugno 2013, n. 83, sono apportate le seguenti
modificazioni: a) all’articolo 19, comma 1, sono soppresse le parole da
“del Ministro dell’economia e delle finanze” sino alla fine del periodo;
b) all’articolo 20, comma 2, sono soppresse le parole da “altresì, fatte salve”
sino a “istituzioni scolastiche”; c) all’articolo 21, il comma 2, è
sostituito dal seguente: “2. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, o il
Ministro delegato, nomina il Direttore Generale dell’Agenzia tra persone di
particolare e comprovata qualificazione professionale in materia di innovazione
tecnologica e in possesso di una documentata esperienza di elevato livello
nella gestione di processi di innovazione.” d) all’articolo 21, comma 4,
sono soppresse le parole da “su proposta del Ministro dello sviluppo economico”
sino a “con il Ministro dell’economia e delle finanze”; e) all’articolo
22, il comma 6, è sostituito dal seguente: “6. Con decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri, o del Ministro delegato, di concerto con
il Ministro dell’economia e delle finanze, da emanarsi entro quarantacinque
giorni dalla nomina del Direttore generale dell’Agenzia, è determinata la
dotazione delle risorse umane dell’Agenzia, fissata entro il limite massimo di
130 unità, con corrispondente riduzione delle dotazioni organiche delle
amministrazioni di provenienza, nonché la dotazione delle risorse finanziarie e
strumentali necessarie al funzionamento dell’Agenzia stessa, tenendo conto del
rapporto tra personale dipendente e funzioni dell’Agenzia, in un’ottica di
ottimizzazione delle risorse e di riduzione delle spese per il funzionamento e
per le collaborazioni esterne. Con lo stesso decreto è definita la tabella di
equiparazione del personale trasferito con quello appartenente al comparto
Ministeri. I dipendenti trasferiti mantengono l’inquadramento previdenziale di
provenienza, nonché il trattamento economico fondamentale e accessorio,
limitatamente alle voci fisse e continuative, corrisposto al momento
dell’inquadramento. Nel caso in cui il trattamento risulti più elevato rispetto
a quello del comparto Ministeri, il personale percepisce per la differenza un
assegno ad personam riassorbibile con i successivi miglioramenti economici.”
Art. 13
(Misure per favorire la diffusione del domicilio digitale)
1. All’articolo 10 del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70,
convertito dalla legge 12 luglio 2011, n. 106 sono apportate le seguenti
modifiche: a) dopo il comma 3-ter è aggiunto il seguente comma: “
3-quater. All’atto della richiesta della carta d’identità elettronica o
del documento unificato, è riconosciuta al cittadino la possibilità di
richiedere una casella di posta elettronica certificata, ai sensi dell’articolo
16-bis, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con
modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, e di indicare la stessa quale
proprio domicilio digitale, di cui all’articolo 3-bis del decreto legislativo 7
marzo 2005, n. 82. Con il decreto del Ministro dell’Interno di cui al comma 3
sono stabilite le modalità di rilascio del domicilio digitale all’atto di
richiesta della carta d’identità elettronica o del documento unificato.”. 2.
Dall’applicazione della disposizione di cui al comma 1 non derivano nuovi o
maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Art. 14
(Razionalizzazione dei CED Centri elaborazione dati-
Modifiche al decreto-legge 18 agosto 2012, n. 179)
- All’articolo 33-septies del decreto-legge 18 agosto 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, dopo il comma 4 è inserito il seguente:
“4-bis. Nell’ambito del piano triennale di cui al
comma precedente sono individuati i livelli minimi dei requisiti di sicurezza,
di capacità elaborativa e di risparmio energetico dei CED, nonché le modalità
di consolidamento e razionalizzazione, ricorrendo ove necessario all’utilizzo
dei CED di imprese pubbliche e private nel rispetto della legislazione vigente
in materia di contratti pubblici.”
Art. 15
(Misure per favorire realizzazione del Fascicolo
sanitario elettronico)
All’articolo 12 del decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179,
convertito nella legge 17 dicembre 2012, n. 221, sono apportate le seguenti
modifiche: a) al comma 2, dopo le parole “Il FSE è istituito
dalle regioni e province autonome,” sono inserite le seguenti “entro il 31
dicembre 2014”; b) al comma 6, le parole “senza l’utilizzo dei
dati identificativi degli assistiti e dei documenti clinici presenti nel FSE”
sono sostituite dalle seguenti “senza l’utilizzo dei dati identificativi degli
assistiti presenti nel FSE”; c) al comma 15, dopo le parole “dei
servizi da queste erogate” sono inserite le seguenti “, ovvero avvalersi
dell’infrastruttura centrale per il FSE, fruibile in modalità cloud computing e
conforme ai criteri stabiliti dal decreto di cui al comma 7, resa disponibile
dall’Agenzia per l’Italia digitale, avvalendosi della società di cui al comma
15 dell’articolo 83 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con
modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133. d) dopo il
comma 15 sono aggiunti i seguenti commi: “16. Entro il 31
dicembre 2013, le regioni e le province autonome presentano all’Agenzia per
l’Italia digitale il piano di progetto per la realizzazione del FSE; 17.
L’Agenzia per l’Italia digitale sulla base delle esigenze avanzate dalle
regioni nell’ambito dei rispettivi piani cura la progettazione e la
realizzazione dell’infrastruttura centrale per il FSE di cui al comma 15; 18.
L’Agenzia per l’Italia digitale e il Ministero della salute operano
congiuntamente, per le parti di rispettiva competenza, al fine di: a) valutare
e approvare, entro 60 giorni, i piani di progetto presentati dalle regioni e
province autonome per la realizzazione del FSE, verificandone la conformità ai
criteri stabiliti dal decreto di cui al comma 7; b) monitorare la realizzazione
del FSE, da parte delle regioni e province autonome, conformemente ai piani di
progetto approvati; 19. Per la realizzazione dell’infrastruttura
centrale di FSE di cui al comma 15, è autorizzata una spesa non superiore ai 10
milioni di euro per il 2014 e ai 5 milioni di euro a decorrere dal 2015, da
definirsi su base annua con decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze
su proposta dell’Agenzia per l’Italia digitale. ”
CAPO III
MISURE PER IL RILANCIO DELLE INFRASTRUTTURE
Art. 16
(Sblocca cantieri, manutenzione reti e territorio e
fondo piccoli Comuni)
- Per consentire nell’anno 2013 la continuità dei cantieri in corso ovvero il perfezionamento degli atti contrattuali finalizzati all’avvio dei lavori è istituito nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti un Fondo con una dotazione complessiva pari a 2.030 milioni di euro, di cui 335 milioni di euro per l’anno 2013, 466 milioni di euro per l’anno 2014, 597 milioni di euro per l’anno 2015, 490 milioni di euro annui per l’anno 2016 e 142 milioni di euro per l’anno 2017.
- Con uno o più decreti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da emanarsi entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, si provvede all’individuazione degli specifici interventi da finanziare e all’assegnazione delle risorse occorrenti, nei limiti delle disponibilità annuali del Fondo di cui al comma 1. Gli interventi finanziabili ai sensi del presente comma riguardano il potenziamento dei nodi, dello standard di interoperabilità dei corridoi europei e il miglioramento delle prestazioni della rete e dei servizi ferroviari, il collegamento ferroviario funzionale tra la Regione Piemonte e la Valle d’Aosta, il superamento di criticità sulle infrastrutture viarie concernenti ponti e gallerie, l’asse di collegamento tra la strada statale 640 e l’autostrada A19 Agrigento –Caltanissetta, gli assi autostradali Pedemontana Veneta e Tangenziale Esterna Est di Milano. Per quest’ultimo intervento, gli atti di aggiornamento o di revisione della convenzione conseguenti all’assegnazione del finanziamento sono approvati con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze da adottarsi entro trenta giorni dalla trasmissione dell’atto convenzionale ad opera dell’amministrazione concedente.
- Con delibere CIPE, da adottarsi entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto possono essere finanziati, a valere sul fondo di cui al comma 1, nei limiti delle risorse annualmente disponibili, l’asse viario Quadrilatero Umbria-Marche, la tratta Colosseo – Piazza Venezia della linea metropolitana C di Roma, la linea M4 della metropolitana di Milano, il collegamento Milano-Venezia terzo lotto Rho-Monza, nonché, qualora non risultino attivabili altre fonti di finanziamento, la linea 1 della metropolitana di Napoli, l’asse autostradale Ragusa-Catania e la tratta Cancello – Frasso Telesino della linea AV/AC Napoli-Bari
- Le risorse già assegnate con la delibera CIPE n. 88/2010 al “Corridoio tirrenico meridionale A12 – Appia e bretella autostradale Cisterna Valmontone” sono indistintamente utilizzabili per i lotti in cui è articolata l’opera. L’opera, interamente messa a gara, può essere realizzata e finanziata per lotti funzionali, senza alcun obbligo del concedente nei confronti del concessionario al finanziamento delle tratte non coperte ove nei tre anni successivi all’aggiudicazione non vengano reperite le risorse necessarie.
- Per assicurare la continuità funzionale e per lo sviluppo degli investimenti previsti nella Convenzione vigente relativa alla realizzazione e gestione delle tratte autostradali A24 e A25 “Strade dei Parchi”, a valere sul Fondo di cui al comma 1, ed in deroga alla procedura di cui al comma 2, è destinato alla società concessionaria l’importo complessivo di 108,7 milioni di euro , in ragione di 78 milioni di euro per l’anno 2013 e 30,7 milioni di euro per l’anno 2014, di cui 34,2 milioni di euro, quale contributo dovuto dalla Stato e 74,5 milioni di euro e in via di anticipazione a fronte del contributo dovuto dalla Regione Lazio, dalla Provincia e dal Comune di Roma ai sensi della Convenzione. Le risorse anticipate vengono restituite dalla Regione e dagli enti locali interessati entro il 31 dicembre 2015, con versamento all’entrata del bilancio dello Stato per la successiva riassegnazione al Fondo di cui all’articolo 32, comma 1, del decreto legge 6 luglio 2011 n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111.
- Entro il 30 ottobre 2013 viene sottoposto al CIPE il progetto definitivo della tratta Colosseo – Piazza Venezia della linea C della metropolitana di Roma, da finanziarsi a valere sul Fondo di cui al comma 1 a condizione che la tratta completata della stessa linea C da Pantano a Centocelle sia messa in esercizio entro il 15 ottobre 2013.
- Nelle more dell’approvazione del Contratto di Programma – parte investimenti 2012 –2016 sottoscritto con RFI è autorizzata la contrattualizzazione degli interventi per la sicurezza ferroviaria immediatamente cantierabili per l’importo già disponibile di 300 milioni di euro di cui al DPCM 1° marzo 2012.
8. Per innalzare il livello di sicurezza degli edifici
scolastici, fermo restando quanto previsto dall’articolo 53, comma 5, del
decreto legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge
4 aprile 2012, n. 35, l’INAIL, nell’ambito degli investimenti immobiliari
previsti dal piano di impiego dei fondi disponibili di cui all’articolo 65
della legge 30 aprile 1969, n. 153, destina fino a 100 milioni di euro per
ciascuno degli anni dal 2014 al 2016 ad un piano straordinario di edilizia
scolastica, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei
trasporti, sentito il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca.
- A valere sul Fondo di cui al comma 1, in deroga alla procedura indicata al comma 2, l’importo di 100 milioni di euro per l’anno 2014, da iscriversi nello stato di previsione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è destinato alla realizzazione del primo Programma “6000 Campanili” concernente interventi infrastrutturali di adeguamento, ristrutturazione e nuova costruzione di edifici pubblici, ovvero di realizzazione e manutenzione di reti viarie nonché di salvaguardia e messa in sicurezza del territorio. Possono accedere al finanziamento solo gli interventi muniti di tutti i pareri, autorizzazioni, permessi e nulla osta previsti dal decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e dal decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010 n. 207 recante il Regolamento di esecuzione ed attuazione del codice dei contratti pubblici. Entro 30 giorni dall’entrata in vigore del presente decreto, con apposita convenzione tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Dipartimento per le infrastrutture, gli affari generali e il personale e l’ANCI, da approvare con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale, sono disciplinati i criteri per l’accesso all’utilizzo delle risorse degli interventi che fanno parte del Programma. I Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, per il tramite dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), presentano entro 60 giorni dalla pubblicazione sulla gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana della sopra citata convenzione, le richieste di contributo finanziario al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Il contributo richiesto per il singolo progetto non può essere inferiore a 500.000 euro e maggiore di 1.000.000 di euro e il costo totale del singolo intervento può superare il contributo richiesto soltanto nel caso in cui le risorse finanziarie aggiuntive necessarie siano già immediatamente disponibili e spendibili da parte del Comune proponente. Ogni Comune può presentare un solo progetto. Il Programma degli interventi che accedono al finanziamento è approvato con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
- Con decreto di cui al comma 2 è approvato il programma degli interventi di manutenzione straordinaria di ponti, viadotti e gallerie della rete stradale di interesse nazionale in gestione ad ANAS SpA con l’individuazione delle relative risorse e apposita convenzione che disciplina i rapporti tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e ANAS SpA per l’attuazione del programma nei tempi previsti e le relative modalità di monitoraggio.
- Il mancato conseguimento, alla data del 31 dicembre 2013, delle finalità indicate al comma 2, determina la revoca del finanziamento assegnato ai sensi del presente articolo. Con i provvedimenti di assegnazione delle risorse di cui ai commi 2 e 3 sono stabilite, in ordine a ciascun intervento, le modalità di utilizzo delle risorse assegnate, di monitoraggio dell’avanzamento dei lavori e di applicazione di misure di revoca. Le risorse revocate confluiscono nel Fondo di cui all’articolo 32, comma 1, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111.
- Le risorse assegnate a valere sul Fondo di cui al comma 1, non possono essere utilizzate per la risoluzione di contenziosi..
- Agli oneri derivanti dal comma 1 si provvede: quanto a euro 235 milioni per l’anno 2013, mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 213, della legge 24 dicembre 2012, n. 228; quanto a euro 50 milioni per l’anno 2013, a euro 120 milioni per ciascuno degli anni 2014 e 2015 e a euro 142 milioni per l’anno 2016, mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 5, comma 1, della legge 6 febbraio 2009, n. 7; quanto a euro 96 milioni per l’anno 2014, a euro 258 milioni per l’anno 2015, a euro 143 milione per l’anno 2016 e a euro 142 milioni per l’anno 2017 mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 208, della legge 24 dicembre 2012, n. 228; quanto a euro 50 milioni per l’anno 2013, a euro 189 milioni per l’anno 2014, a euro 274 milioni per l’anno 2015 e a euro 250 milioni per l’anno 2016 mediante corrispondente utilizzo delle risorse assegnate dal CIPE in favore del secondo lotto del Terzo Valico dei Giovi a valere sul Fondo di cui all’articolo 32, comma 1, del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111.
- Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, negli stati di previsione dei Ministeri interessati, le variazioni di bilancio conseguenti alla ripartizione del Fondo di cui al comma 1.
Art.17
(Disposizioni in materia di concessioni e
defiscalizzazione)
1. Al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 sono
apportate le seguenti modificazioni: a) all’articolo 143: 1) al comma 5 è
aggiunto, in fine, il seguente periodo: “All’atto della consegna dei lavori il
soggetto concedente dichiara di disporre di tutte le autorizzazioni, licenze,
abilitazioni, nulla osta, permessi o altri atti di consenso comunque denominati
previsti dalla normativa vigente e che detti atti sono legittimi, efficaci e
validi”. 2) al comma 8, le parole: “o nuove condizioni per l’esercizio delle
attività previste nella concessione, quando determinano una modifica
dell’equilibrio del piano”, sono sostituite dalle seguenti: “o che comunque
incidono sull’equilibrio del piano economico finanziario”; 3) dopo il comma 8,
è inserito il seguente: “8-bis. Ai fini della applicazione delle disposizioni
di cui al comma 8 del presente articolo, la convenzione definisce i presupposti
e le condizioni di base del piano economico finanziario le cui variazioni non
imputabili al concessionario, qualora determinino una modifica dell’equilibrio
del piano, comportano la sua revisione. La convenzione contiene inoltre una
definizione di equilibrio economico finanziario che faccia riferimento ad
indicatori di redditività e di capacità di rimborso del debito, nonché la
procedura di verifica e la cadenza temporale degli adempimenti connessi”. b)
all’articolo 144: 1) al comma 3-bis, è aggiunto, in fine, il seguente periodo:
“Per le concessioni da affidarsi con la procedura ristretta, nel bando può
essere previsto che l’amministrazione aggiudicatrice può indire, prima della
scadenza del termine di presentazione delle offerte, una consultazione
preliminare con gli operatori economici invitati a presentare le offerte, al
fine di verificare l’insussistenza di criticità del progetto posto a base di
gara sotto il profilo della finanziabilità, e può provvedere, a seguito della
consultazione, ad adeguare gli atti di gara aggiornando il termine di
presentazione delle offerte, che non può essere inferiore a trenta giorni
decorrenti dalla relativa comunicazione agli interessati. Non può essere
oggetto di consultazione l’importo delle misure di defiscalizzazione di cui
all’articolo 18 della legge 12 novembre 2011, n. 183, e all’articolo 33 del
decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, nonché l’importo dei contributi
pubblici, ove previsti.” 2) dopo il comma 3-bis, sono inseriti i seguenti:
“3-ter. il bando può prevedere che l’offerta sia corredata dalla dichiarazione
sottoscritta da uno o più istituti finanziatori di manifestazione di interesse
a finanziare l’operazione, anche in considerazione dei contenuti dello schema
di contratto e del piano economico-finanziario. 3-quater. L’amministrazione
aggiudicatrice prevede nel bando di gara che il contratto di concessione
stabilisca la risoluzione del rapporto in caso di mancata sottoscrizione del
contratto di finanziamento o della sottoscrizione o collocamento delle
obbligazioni di progetto di cui all’articolo 157, entro un congruo termine
fissato dal bando medesimo, comunque non superiore a ventiquattro mesi,
decorrente dalla data di approvazione del progetto definitivo. Resta salva la
facoltà del concessionario di reperire la liquidità necessaria alla
realizzazione dell’investimento attraverso altre forme di finanziamento
previste dalla normativa vigente, purché sottoscritte entro lo stesso termine.
Nel caso di risoluzione del rapporto ai sensi del primo periodo, il
concessionario non avrà diritto ad alcun rimborso delle spese sostenute, ivi
incluse quelle relative alla progettazione definitiva. Il bando di gara può
altresì prevedere che in caso di parziale finanziamento del progetto e comunque
per uno stralcio tecnicamente ed economicamente funzionale, il contratto di
concessione rimane valido limitatamente alla parte che regola la realizzazione
e gestione del medesimo stralcio funzionale.”; c) all’articolo 153, dopo il
comma 21 è aggiunto il seguente: “21-bis. Al fine di assicurare adeguati
livelli di bancabilità e il coinvolgimento del sistema bancario
nell’operazione, si applicano in quanto compatibili le disposizioni contenute
all’articolo 144, commi 3-bis, 3-ter e 3-quater.”; d) all’articolo 174, dopo il
comma 4 è aggiunto il seguente: “4-bis. Al fine di assicurare adeguati livelli
di bancabilità e il coinvolgimento del sistema bancario nell’operazione, si
applicano, in quanto compatibili, le disposizioni contenute all’articolo 144,
commi 3-bis, 3-ter e 3-quater.”; e) all’articolo 175 dopo il comma 5 è aggiunto
il seguente: “5-bis. Al fine di assicurare adeguati livelli di bancabilità e il
coinvolgimento del sistema bancario nell’operazione, si applicano, in quanto
compatibili, le disposizioni contenute all’articolo 144, commi 3-bis, 3-ter e
3-quater.”. 2. Le disposizioni di cui al comma 1, lettere b), c), d) ed e) non
si applicano alle procedure in finanza di progetto, di cui agli articoli 153 e
175 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, con bando già pubblicato
alla data di entrata in vigore del presente decreto. 3. All’articolo 18 della
legge 12 novembre 2011, n. 183, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al
comma 2 è aggiunto il seguente periodo: “Con le modalità di cui al precedente
periodo può essere altresì definita ogni altra disposizione attuativa del
presente articolo, tenendo adeguato conto delle esigenze di finanziabilità dei
progetti.”; b) il comma 3 è abrogato. 4. All’articolo 1, comma 4, del decreto
legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7
agosto 2012, n. 134, le parole: “le disposizioni di cui ai commi 1, 2 e 3” sono
sostituite dalle seguenti “le disposizioni di cui al comma 1”.
Articolo 18
(Riprogrammazione interventi del Piano nazionale della
sicurezza stradale)
1. Con ricognizione, da completarsi entro
sessanta giorni dalla data del presente decreto legge, da effettuarsi con
i soggetti beneficiari, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti
verifica lo stato di attuazione degli interventi del 1° e 2° Programma annuale
di attuazione del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale cofinanziati con L.
488/99. Ove dalla predetta ricognizione risultino interventi non ancora avviati
i corrispondenti finanziamenti ed i relativi impegni di spesa sono revocati con
uno o più decreti, di natura non regolamentare, del Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e
delle finanze. 2. Le risorse derivanti dalle revoche ai finanziamenti
sono iscritte nel bilancio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti
per l’anno 2013 e sono destinate con decreto del Ministro alla
realizzazione in cofinanziamento di un programma di interventi di sicurezza
stradale, alla prosecuzione del monitoraggio dei Programmi di attuazione del
Piano Nazionale della Sicurezza Stradale ed all’implementazione ed al
miglioramento del sistema di raccolta dati di incidentalità stradale in
coerenza con quanto previsto dall’art. 56 della L. 120/2010. 2 bis
Le somme relative ai finanziamenti revocati iscritte in conto residui sono
versate all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate, nel
rispetto degli equilibri di finanza pubblica nel triennio 2013-2015, per le
finalità del comma 2. 3. Il programma da cofinanziare è definito sulla
base delle proposte formulate dalle Regioni a seguito di specifica procedura
fondata su criteri di selezione che tengono prioritariamente conto
dell’importanza degli interventi in termini di effetti sul miglioramento della
sicurezza stradale e della loro immediata cantierabilità. 4. Il Ministero
dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare le variazioni di
bilancio conseguenti all’attuazione del presente articolo
Art. 19
(Differimento operatività garanzia globale di esecuzione)
1. I termini previsti dall’articolo 357, comma 5, del
decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, già prorogato
ai sensi dell’articolo 1, comma 2, del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 73,
convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2012, n. 119, è
ulteriormente differito al 30 giugno 2014.
Articolo 20
(Misure per l’aumento della produttività nei porti)
- All’articolo 5-bis della legge 28 gennaio 1994, n. 84 e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, al primo periodo, le parole: “Nei siti
oggetto di interventi” sono sostituite dalle seguenti: “Nelle aree portuali e
marino costiere poste in siti” e il capoverso da “il decreto di
approvazione del Ministero” fino a “entro trenta giorni della suddetta
trasmissione” è così modificato: “il decreto di approvazione del Ministero
dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare deve intervenire entro
trenta giorni dalla suddetta trasmissione, previo parere, solo se il progetto
di dragaggio prevede anche il progetto di infrastrutture di contenimento non
comprese nei provvedimenti di rilascio della Valutazione d’impatto ambientale
dei Piani regolatori portuali di riferimento, o comunque difformi da quelle
oggetto dei provvedimenti della Commissione di cui all’articolo 8 del decreto
legislativo 3 aprile 2006, n.152 sull’assoggettabilità o meno del progetto alla
valutazione di impatto ambientale”; b) al comma 2, lettera a), dopo le parole
“fisiche, chimiche e microbiologiche” eliminare le parole “analoghe al fondo
naturale con riferimento al sito di prelievo e”; c) al comma 2, lettera c),
dopo le parole “K minore o uguale a 1,0 x 10ˉ9 m/s” eliminare “con le
modalità previste dal decreto di cui al comma 6”; d) al comma 6, dopo le parole
“Ministro delle infrastrutture” sostituire la frase “sentita la Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di
Trento e Bolzano, entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in
vigore della presente disposizione, definisce con proprio decreto le modalità e
le norme tecniche per i dragaggi dei materiali, anche al fine dell’eventuale
loro reimpiego, di aree portuali e marino costiere poste in siti di bonifica di
interesse nazionale” con la frase seguente: “adotta con proprio decreto le
norme tecniche applicabili alle operazioni di dragaggio nelle aree portuali e
marino costiere poste in siti di bonifica di interesse nazionale al fine
dell’eventuale reimpiego dei materiali dragati ed al fine di quanto previsto
dal comma 2 del presente articolo”. 2. Nell’ambito della propria autonomia
finanziaria, alle autorità portuali è consentito di stabilire variazioni in
diminuzione, fino all’azzeramento, delle tasse di ancoraggio e portuale, così
come adeguate ai sensi del regolamento di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 28 maggio 2009, n. 107, nonché variazioni in aumento, fino a un
tetto massimo pari al doppio della misura delle tasse medesime. L’utilizzo delle
entrate rinvenienti dalla loro autonomia impositiva e tariffaria, nonché la
compensazione, con riduzioni di spese correnti sono adeguatamente esposti nelle
relazioni di bilancio di previsione e nel rendiconto generale. Nei casi in cui
le autorità portuali si avvalgano della predetta facoltà di riduzione della
tassa di ancoraggio in misura superiore al settanta per cento, è esclusa la
possibilità di pagare il tributo con la modalità dell’abbonamento annuale. Il
collegio dei revisori dei conti attesta la compatibilità finanziaria delle
operazioni poste in essere. Dalla misura non derivano nuovi o maggiori oneri a
carico della finanza pubblica.
Articolo 21
(Disposizioni urgenti per il rilancio della nautica da
diporto e del turismo nautico)
1. Al comma 2 dell’articolo 16 del decreto-legge 6
dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre
2011, n. 214, le lettere a) e b) sono soppresse e le lettere c) e d) sono
sostituite dalle seguenti: “c) euro 870 per le unità con scafo di lunghezza da
14,01 a 17 metri; d) euro 1.300 per le unità con scafo di lunghezza da 17,01 a
20 metri;”
ART. 22
(Modifiche al decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188
ed alla legge 3 luglio 2009, n. 99)
1. All’articolo 17 del decreto
legislativo 8 luglio 2003, n. 188, sono apportate le seguenti modificazioni: a)
al comma 1, le parole: “d’intesa”, sono sostituite dalla seguente: “sentita”
e le parole: “è stabilito il canone dovuto” sono sostituite dalle
seguenti: “approva la proposta del gestore per l’individuazione del canone
dovuto”; b) il comma 11 è sostituito dal seguente: “11. Con uno o più
decreti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, da pubblicarsi nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, sono definiti il quadro per
l’accesso all’infrastruttura, i principi e le procedure per l’assegnazione
della capacità di cui all’articolo 27 del presente decreto, per il calcolo del
canone ai fini dell’utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria e per i
corrispettivi dei servizi di cui all’articolo 20 del presente decreto,
non ricompresi in quelli obbligatori inclusi nel canone di accesso
all’infrastruttura, nonché le regole in materia di servizi di cui al medesimo
articolo 20.”. 2. Al fine di completare l’adeguamento della
normativa nazionale agli obblighi previsti dalla direttiva 91/440/CEE,
all’articolo 5 del decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188, dopo il comma
4, è aggiunto il seguente: “4-bis. La separazione contabile e dei bilanci
di cui ai precedenti commi del presente articolo deve fornire la trasparente
rappresentazione delle attività di servizio pubblico e dei corrispettivi e/o
fondi pubblici percepiti per ogni attività”. 3. Al fine di semplificare
le procedure di accesso al mercato nei segmenti di trasporto nazionale a media
e lunga percorrenza nonché al fine di integrare il recepimento della
direttiva 2007/58/CE, all’articolo 59 della legge 3 luglio 2009, n. 99, sono
apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 2, le parole: “diritto di
far salire e scendere” sono sostituite dalle seguenti “diritto di far
salire o scendere”; b) dopo il comma 4, sono inseriti i seguenti: “ 4-bis
L’autorità competente, qualora venga accertata la compromissione
dell’equilibrio economico del servizio pubblico, può richiedere all’impresa
ferroviaria oggetto della procedura di cui al comma 2, la riscossione di
opportuni, trasparenti e non discriminatori diritti di compensazione. Tale
compensazione non può comunque eccedere quanto necessario per coprire i
costi originati dall’adempimento degli obblighi di servizio, inclusa la
componente di remunerazione del capitale investito prevista nei contratti di
servizio. Nel caso in cui le imprese ferroviarie, interessate dal procedimento
di limitazione di cui ai commi 1 e 2, provvedano al pagamento dei sopra
indicati diritti alla competente autorità, non sono più soggette alle
limitazioni sul far salire o scendere le persone fintanto che non si incorra in
nuove ulteriori compromissioni dei contratti di servizio pubblico sulle
relazioni interessate. 4 – ter - Si prescinde dalla valutazione di
cui ai commi precedenti e dalle limitazioni conseguenti qualora il modello di
esercizio sia tale che le fermate intermedie siano a distanza superiore ai 100
Km e i livelli tariffari applicati risultino di almeno il 20% superiori a
quelli dei servizi a committenza pubblica.”.
Articolo 23
(Misure urgenti di settore in materia di infrastrutture e
trasporti)
1. Al fine di assicurare la continuità dell’attività
di vigilanza sui concessionari della rete autostradale da parte del Ministero
delle infrastrutture e dei trasporti in attuazione dell’articolo 11, comma 5,
secondo periodo, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, con decreto del Presidente
del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei
trasporti, di concerto con i Ministri dell’economia e delle finanze e per la
pubblica amministrazione e la semplificazione, si procede alla individuazione
delle unità di personale trasferito al Ministero delle infrastrutture e dei
trasporti e alla definizione della tabella di equiparazione del personale
trasferito con quello appartenente al comparto Ministeri e all’Area I della
dirigenza nonché alla individuazione delle spese funzionamento relative
all’attività di vigilanza e controllo sui concessionari autostradali. Il
personale trasferito, cui si applicano, per quanto non espressamente previsto,
le disposizioni di cui all’articolo 36, comma 5, del decreto-legge 6 luglio
2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111,
mantiene la posizione assicurativa già costituita nell’ambito
dell’assicurazione generale obbligatoria, ovvero delle forme sostitutive o
esclusive dell’assicurazione stessa.
2. Con il decreto di cui al comma 1 si provvede all’individuazione delle risorse derivanti dalle sub concessioni su sedime autostradale e, ove necessario, di quelle derivanti dal canone comunque corrisposto ad ANAS ai sensi dell’articolo 1, comma 1020, secondo periodo, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, – anche mediante apposita rideterminazione della quota percentuale del predetto canone da corrispondere direttamente ad ANAS Spa da parte dei concessionari autostradali – destinate agli oneri derivanti dal comma 1, da iscrivere corrispondentemente nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. ANAS provvede a dare esplicita evidenza tra i ricavi propri del conto economico delle entrate acquisite ai sensi del citato articolo 1020.
3. ANAS versa, entro il 30 giugno 2013, all’entrata del bilancio dello Stato, per la successiva riassegnazione ad apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, la quota relativa al periodo 1° ottobre-31 dicembre 2012 al netto delle anticipazioni già effettuate, dei canoni afferenti alla competenza dell’anno 2012 concernenti le sub concessioni sul sedime autostradale previsti a carico dei concessionari autostradali. A decorrere dal 2013 i canoni di competenza relativi alle sub concessioni sul sedime autostradale previsti a carico dei concessionari autostradali sono versati al bilancio dello Stato con cadenza mensile, entro il mese successivo, per la successiva riassegnazione ad apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, nella misura del 90 per cento del corrispondente periodo dell’anno precedente, salvo conguaglio da effettuarsi entro il 31 marzo dell’anno successivo. Per il solo anno di competenza 2013 il termine di versamento delle prime due rate è fissato al 31 luglio 2013. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
4. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti assume le situazioni debitorie e creditorie relative alle funzioni di cui all’articolo 36, comma 2, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, ed all’articolo 11, comma 5, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, nonché l’eventuale contenzioso, sorti a far data dal 1° ottobre 2012.”.
5. Le disponibilità residue delle risorse iscritte in bilancio per l’anno 2012 destinate ai Contratti di servizio e di programma dell’ENAV S.p.A. di cui all’articolo 5, comma 10, del decreto-legge 4 marzo 1989, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 maggio 1989, n. 160, possono essere utilizzate per la compensazione dei costi sostenuti dall’ENAV nell’anno 2012, e previsti dai predetti contratti, per garantire la sicurezza degli impianti ed operativa di cui all’articolo 11-septies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248.
6. Al fine di superare lo stato di emergenza derivante dalla scadenza delle gestioni commissariali già operanti per la messa in sicurezza delle grandi dighe senza concessionario, all’articolo 55, comma 1-ter, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, dopo il primo periodo è inserito il seguente: “A tal fine la dotazione organica del personale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è incrementata di un numero corrispondente di posti”.
7. All’articolo 36, comma 9, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, le parole: “L’amministratore unico” sono sostituite dalle seguenti: “L’organo amministrativo” e le parole “entro il 30 marzo” sono sostituite dalle seguenti: “entro il 30 novembre”.
8. All’articolo 36, comma 9, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, le parole: “Entro 30 giorni dall’emanazione del decreto di approvazione dello statuto” sono sostituite dalle seguenti: “Entro 30 giorni dalla data di approvazione da parte dell’assemblea del bilancio dell’esercizio 2012. 9. Le funzioni ed i compiti di vigilanza sulle attività previste dalla Convenzione per l’esercizio dei servizi di collegamento marittimo con le isole minori siciliane stipulata ai sensi dell’articolo 1, comma 998 della legge 27 dicembre 2006, n° 296 e dell’articolo 19- ter del D.L. 135/2009, convertito, con modificazioni dalla legge 166/2009, è attribuita alla Regione Siciliana a decorrere dall’entrata in vigore della presente legge. 10. All’art. 6 comma 19 della legge 135/2012 le parole “con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze “ sono soppresse; di seguito alle parole “ogni successiva modificazione ovvero integrazione delle suddette convenzioni è approvata” sono inserite le parole “ con decreto del Presidente della Regione Siciliana”. 11. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti provvederà con decreto ministeriale, nei successivi trenta giorni, alle modifiche del testo convenzionale, stipulato in data 30 luglio 2012, necessarie all’ adeguamento alle presenti disposizioni.”
2. Con il decreto di cui al comma 1 si provvede all’individuazione delle risorse derivanti dalle sub concessioni su sedime autostradale e, ove necessario, di quelle derivanti dal canone comunque corrisposto ad ANAS ai sensi dell’articolo 1, comma 1020, secondo periodo, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, – anche mediante apposita rideterminazione della quota percentuale del predetto canone da corrispondere direttamente ad ANAS Spa da parte dei concessionari autostradali – destinate agli oneri derivanti dal comma 1, da iscrivere corrispondentemente nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. ANAS provvede a dare esplicita evidenza tra i ricavi propri del conto economico delle entrate acquisite ai sensi del citato articolo 1020.
3. ANAS versa, entro il 30 giugno 2013, all’entrata del bilancio dello Stato, per la successiva riassegnazione ad apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, la quota relativa al periodo 1° ottobre-31 dicembre 2012 al netto delle anticipazioni già effettuate, dei canoni afferenti alla competenza dell’anno 2012 concernenti le sub concessioni sul sedime autostradale previsti a carico dei concessionari autostradali. A decorrere dal 2013 i canoni di competenza relativi alle sub concessioni sul sedime autostradale previsti a carico dei concessionari autostradali sono versati al bilancio dello Stato con cadenza mensile, entro il mese successivo, per la successiva riassegnazione ad apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, nella misura del 90 per cento del corrispondente periodo dell’anno precedente, salvo conguaglio da effettuarsi entro il 31 marzo dell’anno successivo. Per il solo anno di competenza 2013 il termine di versamento delle prime due rate è fissato al 31 luglio 2013. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
4. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti assume le situazioni debitorie e creditorie relative alle funzioni di cui all’articolo 36, comma 2, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, ed all’articolo 11, comma 5, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, nonché l’eventuale contenzioso, sorti a far data dal 1° ottobre 2012.”.
5. Le disponibilità residue delle risorse iscritte in bilancio per l’anno 2012 destinate ai Contratti di servizio e di programma dell’ENAV S.p.A. di cui all’articolo 5, comma 10, del decreto-legge 4 marzo 1989, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 maggio 1989, n. 160, possono essere utilizzate per la compensazione dei costi sostenuti dall’ENAV nell’anno 2012, e previsti dai predetti contratti, per garantire la sicurezza degli impianti ed operativa di cui all’articolo 11-septies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248.
6. Al fine di superare lo stato di emergenza derivante dalla scadenza delle gestioni commissariali già operanti per la messa in sicurezza delle grandi dighe senza concessionario, all’articolo 55, comma 1-ter, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, dopo il primo periodo è inserito il seguente: “A tal fine la dotazione organica del personale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è incrementata di un numero corrispondente di posti”.
7. All’articolo 36, comma 9, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, le parole: “L’amministratore unico” sono sostituite dalle seguenti: “L’organo amministrativo” e le parole “entro il 30 marzo” sono sostituite dalle seguenti: “entro il 30 novembre”.
8. All’articolo 36, comma 9, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, le parole: “Entro 30 giorni dall’emanazione del decreto di approvazione dello statuto” sono sostituite dalle seguenti: “Entro 30 giorni dalla data di approvazione da parte dell’assemblea del bilancio dell’esercizio 2012. 9. Le funzioni ed i compiti di vigilanza sulle attività previste dalla Convenzione per l’esercizio dei servizi di collegamento marittimo con le isole minori siciliane stipulata ai sensi dell’articolo 1, comma 998 della legge 27 dicembre 2006, n° 296 e dell’articolo 19- ter del D.L. 135/2009, convertito, con modificazioni dalla legge 166/2009, è attribuita alla Regione Siciliana a decorrere dall’entrata in vigore della presente legge. 10. All’art. 6 comma 19 della legge 135/2012 le parole “con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze “ sono soppresse; di seguito alle parole “ogni successiva modificazione ovvero integrazione delle suddette convenzioni è approvata” sono inserite le parole “ con decreto del Presidente della Regione Siciliana”. 11. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti provvederà con decreto ministeriale, nei successivi trenta giorni, alle modifiche del testo convenzionale, stipulato in data 30 luglio 2012, necessarie all’ adeguamento alle presenti disposizioni.”
Art. 24
(Proroghe in materia di appalti pubblici)
1. All’articolo 1 della legge 24 dicembre 2012, n.
228, il comma 418 è sostituito dal seguente: “418. In sede di prima
applicazione delle disposizioni di cui all’articolo 1, comma 32, della legge 6
novembre 2012, n. 190, i dati ivi previsti relativi all’anno 2012 sono
pubblicati unitamente ai dati relativi all’anno 2013.”. 2. All’articolo 253 del
decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, sono apportate le seguenti
modificazioni: a) al comma 9-bis, primo e secondo periodo, le parole: “31
dicembre 2013” sono sostituite dalle seguenti: “31 dicembre 2015”; b) al comma
15-bis le parole: “31 dicembre 2013″ sono sostituite dalle seguenti: “31 dicembre 2015″; c) al
comma 20-bis le parole: “31 dicembre 2013” sono sostituite dalle seguenti:
“31 dicembre 2015”.
Art. 25
(Semplificazione in materia di procedura CIPE e
concessioni autostradali)
1. Il comma 5 dell’articolo 21 del decreto-legge 24 dicembre
2003, n. 355, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n.
47, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente: “5. Il
concessionario formula al concedente, entro il 15 ottobre di ogni anno, la
proposta di variazioni tariffarie che intende applicare nonché la componente
investimenti dei parametri X e K relativi a ciascuno dei nuovi interventi
aggiuntivi. Con decreto motivato del Ministro delle infrastrutture e dei
trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da
adottarsi entro il 15 dicembre, sono approvate o rigettate le variazioni
proposte. Il decreto motivato può riguardare esclusivamente le verifiche
relative alla correttezza dei valori inseriti nella formula revisionale e dei
relativi conteggi, nonché alla sussistenza di gravi inadempienze delle
disposizioni previste dalla convenzione e che siano state formalmente
contestate dal concessionario entro il 30 giugno precedente.”. 3. All’articolo
169-bis del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, sono apportate le
seguenti modificazioni: a) al comma 1, terzo periodo, le parole: “Dipartimento
per la programmazione economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri”
sono sostituite dalle seguenti: “Dipartimento per la programmazione e il coordinamento
della politica economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri” e, dopo
il terzo periodo è inserito il seguente: “Il Dipartimento per la programmazione
e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei
Ministri si pronuncia entro sessanta giorni, decorsi infruttuosamente i quali
il decreto può essere comunque adottato”; b) al comma 3 è aggiunto, in fine il
seguente periodo: “In caso di criticità procedurali, tali da non consentire il
rispetto del predetto termine di trenta giorni per l’adozione del decreto, il
Ministro delle infrastrutture e dei trasporti riferisce al Consiglio dei
Ministri per le conseguenti determinazioni.”.
Art. 26
Razionalizzazione delle concessioni autostradali
- Al fine di assicurare gli investimenti necessari per il potenziamento e l’adeguamento strutturale, tecnologico ed ambientale delle infrastrutture autostradali nel rispetto dei parametri di sicurezza più avanzati, i concessionari di tratte autostradali interconnesse, contigue ovvero tra loro complementari, possono proporre all’Amministrazione concedente l’unificazione del rapporto concessorio, mediante la costituzione di un unico soggetto concessionario, per l’elaborazione di un piano economico finanziario unitario e per la stipula di un’apposita convenzione unitaria. La convenzione può essere stipulata per una durata, che non può comunque eccedere il termine massimo previsto per la scadenza degli originari rapporti concessori, proporzionata al valore degli investimenti aggiuntivi.
- Ai fini dell’equilibrio del piano economico finanziario unitario, questo deve assicurare, senza ulteriori oneri a carico del bilancio dello Stato, la disponibilità delle risorse necessarie per la realizzazione sia degli interventi infrastrutturali previsti nelle originarie concessioni, sia di quelli necessari per l’adeguamento ai parametri di sicurezza definiti dalle disposizioni comunitarie. Il piano economico finanziario unitario deve comunque prevedere l’esecuzione di nuovi ed ulteriori interventi infrastrutturali posti a totale carico del concessionario rispetto a quelli risultanti dai piani economico finanziari oggetto di unificazione, assicurando altresì una riduzione tariffaria in termini di impatto sull’utenza.
- L’affidamento dei lavori derivanti dagli investimenti aggiuntivi non compresi nelle originarie convenzioni previsti dalla convenzione unitaria avviene nel rispetto delle procedure di evidenza comunitaria.
- La convenzione unitaria di cui al comma 1 è sottoposta al parere del CIPE che si pronuncia entro trenta giorni ed è successivamente approvata con decreto del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il ministro dell’economia e delle finanze, entro 30 giorni decorrenti dalla registrazione della relativa delibera del CIPE.
- La misura del canone annuo di cui all’articolo 10, comma 3 della legge 24 dicembre 1993 n. 537, come modificato dall’articolo 1, comma 1020 della legge 27 dicembre 2006, n.29, è fissata per la convenzione unitaria, stipulata ai sensi del presente articolo, i misura pari al 6% dei proventi netti dei pedaggi di competenza dei concessionari. La maggior somma corrisposta per effetto della presente disposizione non è recuperabile in tariffa.
TITOLO II
SEMPLIFICAZIONI
CAPO I
MISURE PER LA SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA
Art.27
(Indennizzo da ritardo nella conclusione del
procedimento)
- Le pubbliche amministrazioni e i soggetti di cui all’art. 1, comma 1-ter, della legge n. 241 del 1990, in caso di inosservanza del termine di conclusione del procedimento amministrativo iniziato ad istanza di parte, con esclusione delle ipotesi di silenzio qualificato e dei concorsi pubblici, corrispondono all’interessato, a titolo di indennizzo per il mero ritardo, una somma di denaro nella misura e secondo le modalità stabilite dal presente articolo. E’ fatto salvo il risarcimento del danno di cui all’art. 2, comma 1, della citata legge n. 241 del 1990.
- Il responsabile del potere sostitutivo, se attivato dall’istante, conclude il procedimento ai sensi dell’art. 2, comma 9-bis, della legge n. 241 del 1990. I soggetti di cui all’articolo 1, comma 1-ter, della legge n. 241 del 1990 individuano a tal fine il responsabile del potere sostitutivo.
- Il responsabile del potere sostitutivo che non abbia provveduto a concludere nel termine il procedimento, nei successivi cinque giorni deve liquidare a titolo di indennizzo, per il mero ritardo, una somma pari a 50 euro per ogni giorno di ritardo e, comunque, complessivamente non superiore a 2.000 euro.
- Se il responsabile omette di provvedere alla liquidazione dell’indennizzo nel termine di cui al comma 3, l’istante può proporre, nel termine decadenziale dei successivi dieci giorni, ricorso dinanzi al giudice amministrativo avverso il silenzio ovvero ricorso per decreto ingiuntivo. Unitamente al ricorso è depositata, a pena di inammissibilità, l’istanza di parte da cui è conseguito l’avvio del procedimento.
- Il Tribunale pronuncia sulla domanda di indennizzo con la sentenza; il Presidente del Tribunale o il magistrato delegato pronunciano, entro dieci giorni, con decreto motivato,cui si applicano i primi due commi dell’articolo 640 del codice di procedura civile.
- Se il ricorso è respinto, anche solo in parte, il ricorrente può esclusivamente proporre opposizione a norma del comma 10.
- Se il ricorso è dichiarato inammissibile o respinto in ragione dell’inammissibilità o manifesta infondatezza dell’istanza che ha dato avvio al procedimento, il giudice condanna il ricorrente a pagare in favore del resistente una somma non inferiore a due volte e non superiore a quattro volte il contributo unificato.
- Il decreto che accoglie la domanda, anche solo in parte, diventa inefficace ove non notificato nel termine di trenta giorni dalla comunicazione del deposito del provvedimento. La domanda di indennizzo non è riproponibile.
- Avverso la sentenza o contro il decreto a lui sfavorevole, il resistente può proporre opposizione, nel termine perentorio di venti giorni dalla comunicazione o dalla notificazione del provvedimento. Il ricorso in opposizione è notificato alla controparte e depositato nel termine perentorio di dieci giorni, fatta salva la facoltà di cui all’articolo 45, comma 2, del c.p.a. L’opposizione non sospende l’efficacia esecutiva della sentenza o del decreto. Il Tribunale, su istanza dell’opponente e con ordinanza non impugnabile, può sospenderne l’efficacia quando ricorrono gravi motivi.
1 Il Tribunale provvede
ai sensi dell’articolo 87, comma 3, del c.p.a. Il Tribunale pronuncia, entro
quattro mesi dal deposito del ricorso, con ordinanza non impugnabile
immediatamente esecutiva. 2 Ai procedimenti
disciplinati dal presente articolo, diversi da quello di cui all’articolo 117
del c.p.a., si applica l’art. 13, comma 3, primo periodo, del decreto del
Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, ma il contributo è ridotto
alla metà. Il gettito derivante dal pagamento del contributo unificato e dal
comma 7 confluisce nel capitolo di cui all’articolo 37, comma 10, secondo
periodo, del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge 15
luglio 2011, n. 111.
- Il presente articolo si applica ai procedimenti amministrativi per i quali l’istanza è stata depositata da un imprenditore, relativamente all’attività di impresa, successivamente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
- Entro un anno dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, con decreto del Presidente della Repubblica, adottato su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione e il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata, sono stabilite la conferma, la rimodulazione, anche con riguardo ai procedimenti amministrativi esclusi, o la cessazione della natura sperimentale del presente articolo, nonché eventualmente il termine a decorrere dal quale le sue disposizioni saranno applicate, anche gradualmente, ai procedimenti amministrativi nei quali l’istante non è un imprenditore. Nella comunicazione di avvio del procedimento di cui all’articolo 8 della legge n. 241 del 1990 e nelle informazioni sul procedimento pubblicate ai sensi dell’articolo 35 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, è fatta espressa menzione del diritto all’indennizzo, nonché delle modalità e dei termini per conseguirlo ai sensi del presente articolo ed è altresì espressamente indicato il soggetto cui è attribuito il potere sostitutivo.
- La sentenza o il decreto che accolgono la domanda sono comunicati alla Corte dei conti e ai titolari dell’azione disciplinare dei dipendenti pubblici interessati dal procedimento amministrativo. Il Presidente della Corte dei conti riferisce annualmente al Parlamento entro il 30 marzo in merito al rispetto da parte delle pubbliche amministrazioni delle disposizioni in tema di efficienza dell’azione amministrativa in conformità ai principi costituzionali. Le pubbliche amministrazioni interessate comunicano al presidente della Corte dei conti entro il successivo 30 maggio le misure, anche organizzative, che intendono adottare per assicurare l’efficienza della propria azione e, in particolare, il rispetto dei termini di conclusione dei procedimenti. Sull’idoneità delle misure così individuate, le competenti sezioni della Corte dei conti si pronunciano, con delibera in contraddittorio con l’amministrazione, entro 60 giorni dal ricevimento dell’atto. Il procuratore generale della Corte dei conti valuta in ordine all’eventuale avvio del procedimento di responsabilità.
- All’articolo 2 della legge 7 agosto 1990, n. 241, dopo il comma 9-quinquies è inserito il seguente:
«9-sexies 1. Fatto salvo il risarcimento del danno di
cui all’art. 2-bis e a esclusione delle ipotesi di silenzio qualificato
e dei concorsi pubblici, in caso di inosservanza del termine di conclusione del
procedimento ad istanza di parte, l’amministrazione procedente o quella
responsabile del ritardo liquida a favore dell’interessato, a titolo di
indennizzo per il mero ritardo, una somma stabilita dalla legge».
Art. 28
(Data unica di efficacia degli obblighi )
1. Gli atti
normativi del Governo e i regolamenti ministeriali fissano la data di
decorrenza dell’efficacia degli obblighi amministrativi introdotti a carico di
cittadini e imprese, al 1° luglio o al 1° gennaio successivi alla loro entrata
in vigore, fatta salva la sussistenza di particolari esigenze di celerità
dell’azione amministrativa o derivanti dalla necessità di dare tempestiva
attuazione ad atti dell’Unione europea. Il presente comma si applica agli atti
amministrativi a carattere generale delle amministrazioni dello Stato, degli
Enti pubblici nazionali e delle agenzie di cui al decreto legislativo 30 luglio
1999, n. 300. 2. Per obbligo amministrativo ai sensi del comma 1 si intende
qualunque adempimento, comportante raccolta, elaborazione,
trasmissione, conservazione e produzione di informazioni e documenti, cui
cittadini e imprese sono tenuti nei confronti della pubblica amministrazione.
3. All’articolo 12 del decreto
legislativo 14 marzo 2013, n. 33, dopo il comma 1 è inserito il seguente: “1-bis.
Il responsabile della trasparenza delle amministrazioni competenti pubblica sul
sito istituzionale uno scadenzario con l’indicazione delle date di efficacia
dei nuovi obblighi amministrativi introdotti ai sensi del comma 1 del
decreto-legge XXXX, lo comunica tempestivamente al Dipartimento della
funzione pubblica per la pubblicazione riepilogativa su base temporale in
un’apposita sezione del sito istituzionale. L’inosservanza del presente comma
comporta l’applicazione delle sanzioni di cui all’articolo 46.” 4. Entro 90
giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, con uno o più
decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per
la pubblica amministrazione e la semplificazione sono determinate le modalità
di applicazione delle disposizioni di cui all’articolo 12, comma 1-bis,
del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, inserito dal comma 3 del presente
articolo. 5. Il comma 1 del presente articolo entra in vigore il 2 luglio 2013.
Art. 29
(Semplificazioni in materia edilizia)
1. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 22, comma 6,
del Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia
edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n.
380, al medesimo decreto sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 3, comma 1, lettera d), ultimo periodo, le parole: «e sagoma» sono soppresse e dopo la parola “antisismica” sono aggiunte le seguenti: «nonché quelli volti al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione, purché sia possibile accertarne la preesistente consistenza.»;
b)all’articolo 6, al comma 4, al primo periodo, le parole da «dichiara preliminarmente» a «e che» sono soppresse;
c) all’articolo 10, comma 1, lettera c) le parole: “della sagoma,” sono soppresse.
d) all’articolo 20 sono apportate le seguenti modificazioni:
1) il comma 8, è sostituito dal seguente : “8. Decorso inutilmente il termine per l’adozione del provvedimento conclusivo, ove il dirigente o il responsabile dell’ufficio non abbia opposto motivato diniego, sulla domanda di permesso di costruire si intende formato il silenzio-assenso, fatti salvi i casi in cui sussistano vincoli ambientali, paesaggistici o culturali, per i quali si applicano le disposizioni di cui al comma 9.”;
2) il comma 9 è sostituito dal seguente: «9. Qualora l’immobile oggetto dell’intervento sia sottoposto a vincoli ambientali, paesaggistici o culturali, il termine di cui al comma 6 decorre dal rilascio del relativo atto di assenso, il procedimento è concluso con l’adozione di un provvedimento espresso e si applica quanto previsto dall’articolo 2 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni. In caso di diniego dell’atto di assenso, eventualmente acquisito in conferenza di servizi, decorso il termine per l’adozione del provvedimento finale, la domanda di rilascio del permesso di costruire si intende respinta. Il responsabile del procedimento trasmette al richiedente il provvedimento di diniego dell’atto di assenso entro cinque giorni dalla data in cui è acquisito agli atti, con le indicazioni di cui all’articolo 3, comma 4, della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni. Per gli immobili sottoposti a vincolo paesaggistico, resta fermo quanto previsto dall’articolo 146, comma 9, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni.»;
3) il comma 10 è abrogato; e) all’articolo 22, comma 2, le parole: «non alterano la sagoma» sono soppresse; f) dopo l’articolo 23, è aggiunto il seguente:
«Art. 23 bis. Autorizzazioni preliminari alla segnalazione certificata di inizio attività e alla comunicazione dell’inizio dei lavori.
1. Nei casi in cui si applica la disciplina della segnalazione certificata di inizio attività di cui all’articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241 prima della presentazione della segnalazione, l’interessato può richiedere allo sportello unico di provvedere all’acquisizione di tutti gli atti di assenso, comunque denominati, necessari per l’intervento edilizio, o presentare istanza di acquisizione dei medesimi atti di assenso contestualmente alla segnalazione. Lo sportello unico comunica tempestivamente all’interessato l’avvenuta acquisizione degli atti di assenso. Se tali atti non vengono acquisiti entro il termine di cui all’art 20, comma 3, si applica quanto previsto dal comma 5-bis del medesimo articolo. 2. In caso di presentazione contestuale della segnalazione certificata di inizio attività e dell’istanza di acquisizione di tutti gli atti di assenso, comunque denominati, necessari per l’intervento edilizio, l’interessato può dare inizio ai lavori solo dopo la comunicazione da parte dello sportello unico dell’avvenuta acquisizione dei medesimi atti di assenso o dell’esito positivo della conferenza di servizi. 3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 , si applicano anche alla comunicazione dell’inizio dei lavori di cui all’articolo 6, comma 2, qualora siano necessari atti di assenso, comunque denominati, per la realizzazione dell’intervento edilizio.»; g) all’articolo 24, dopo il comma 4 sono aggiunti i seguenti: «4 bis. Il certificato di agibilità può essere richiesto anche:
a) per singoli edifici o singole porzioni della costruzione, purché funzionalmente autonomi, qualora siano state realizzate e collaudate le opere di urbanizzazione primaria relative all’intero intervento edilizio e siano state completate le parti comuni relative al singolo edificio o singola porzione della costruzione;
b) per singole unità immobiliari, purché siano completati le opere strutturali, gli impianti, le parti comuni e le opere di urbanizzazione primarie ultimate o dichiarate funzionali rispetto all’edificio oggetto di agibilità parziale. 4 ter. Nei casi di rilascio del certificato di agibilità parziale di cui al comma 4 bis, prima della scadenza del termine entro il quale l’opera deve essere completata ai sensi degli articoli 15, comma 2 e 23, comma 2, lo stesso è prorogato per una sola volta di tre anni. Salvo diversa indicazione delle leggi regionali, non si applicano le disposizioni dell’articolo 25, comma 5-bis.»;
h) all’articolo 25, dopo il comma 5, sono aggiunti i seguenti: «5-bis. Ove l’interessato non proponga domanda ai sensi del comma 1, fermo restando l’obbligo di presentazione della documentazione di cui al comma 3, lettere a), b), d) e all’articolo 5, comma 3, lettera a), presenta la dichiarazione del direttore dei lavori o, qualora non nominato, di un professionista abilitato, con la quale si attesta la conformità dell’opera al progetto presentato e la sua agibilità, corredata dalla seguente documentazione: a) richiesta di accatastamento dell’edificio che lo sportello unico provvede a trasmettere al catasto; b) dichiarazione dell’impresa installatrice che attesta la conformità degli impianti installati negli edifici alle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico valutate secondo la normativa vigente. 5-ter. Le Regioni a statuto ordinario disciplinano con legge le modalità per l’attuazione delle disposizioni di cui al comma 5-bis e per l’ effettuazione dei controlli »;
2. All’articolo 9, comma 5, della legge 24 marzo 1989, n. 122, e successive modificazioni, dopo il primo periodo è inserito il seguente: «La disposizione di cui al primo periodo si applica anche in caso di trasferimento del solo vincolo di pertinenzialità dei parcheggi realizzati ai sensi del comma 1».
3. Ferma restando la diversa disciplina regionale, previa comunicazione del soggetto interessato, sono prorogati di due anni i termini di inizio e di ultimazione dei lavori di cui all’articolo 15 del Decreto del Presidente della Repubblica del 6 giugno 2001, n. 380, come indicati nei titoli abilitativi rilasciati o comunque formatisi antecedentemente all’entrata in vigore del presente decreto legge.
4. La disposizione di cui al comma 3 si applica anche alle denunce di inizio attività e alle segnalazioni certificate di inizio attività presentate entro lo stesso termine.
5. Dall’attuazione dei commi 3 e 4 non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
a) all’articolo 3, comma 1, lettera d), ultimo periodo, le parole: «e sagoma» sono soppresse e dopo la parola “antisismica” sono aggiunte le seguenti: «nonché quelli volti al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione, purché sia possibile accertarne la preesistente consistenza.»;
b)all’articolo 6, al comma 4, al primo periodo, le parole da «dichiara preliminarmente» a «e che» sono soppresse;
c) all’articolo 10, comma 1, lettera c) le parole: “della sagoma,” sono soppresse.
d) all’articolo 20 sono apportate le seguenti modificazioni:
1) il comma 8, è sostituito dal seguente : “8. Decorso inutilmente il termine per l’adozione del provvedimento conclusivo, ove il dirigente o il responsabile dell’ufficio non abbia opposto motivato diniego, sulla domanda di permesso di costruire si intende formato il silenzio-assenso, fatti salvi i casi in cui sussistano vincoli ambientali, paesaggistici o culturali, per i quali si applicano le disposizioni di cui al comma 9.”;
2) il comma 9 è sostituito dal seguente: «9. Qualora l’immobile oggetto dell’intervento sia sottoposto a vincoli ambientali, paesaggistici o culturali, il termine di cui al comma 6 decorre dal rilascio del relativo atto di assenso, il procedimento è concluso con l’adozione di un provvedimento espresso e si applica quanto previsto dall’articolo 2 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni. In caso di diniego dell’atto di assenso, eventualmente acquisito in conferenza di servizi, decorso il termine per l’adozione del provvedimento finale, la domanda di rilascio del permesso di costruire si intende respinta. Il responsabile del procedimento trasmette al richiedente il provvedimento di diniego dell’atto di assenso entro cinque giorni dalla data in cui è acquisito agli atti, con le indicazioni di cui all’articolo 3, comma 4, della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni. Per gli immobili sottoposti a vincolo paesaggistico, resta fermo quanto previsto dall’articolo 146, comma 9, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni.»;
3) il comma 10 è abrogato; e) all’articolo 22, comma 2, le parole: «non alterano la sagoma» sono soppresse; f) dopo l’articolo 23, è aggiunto il seguente:
«Art. 23 bis. Autorizzazioni preliminari alla segnalazione certificata di inizio attività e alla comunicazione dell’inizio dei lavori.
1. Nei casi in cui si applica la disciplina della segnalazione certificata di inizio attività di cui all’articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241 prima della presentazione della segnalazione, l’interessato può richiedere allo sportello unico di provvedere all’acquisizione di tutti gli atti di assenso, comunque denominati, necessari per l’intervento edilizio, o presentare istanza di acquisizione dei medesimi atti di assenso contestualmente alla segnalazione. Lo sportello unico comunica tempestivamente all’interessato l’avvenuta acquisizione degli atti di assenso. Se tali atti non vengono acquisiti entro il termine di cui all’art 20, comma 3, si applica quanto previsto dal comma 5-bis del medesimo articolo. 2. In caso di presentazione contestuale della segnalazione certificata di inizio attività e dell’istanza di acquisizione di tutti gli atti di assenso, comunque denominati, necessari per l’intervento edilizio, l’interessato può dare inizio ai lavori solo dopo la comunicazione da parte dello sportello unico dell’avvenuta acquisizione dei medesimi atti di assenso o dell’esito positivo della conferenza di servizi. 3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 , si applicano anche alla comunicazione dell’inizio dei lavori di cui all’articolo 6, comma 2, qualora siano necessari atti di assenso, comunque denominati, per la realizzazione dell’intervento edilizio.»; g) all’articolo 24, dopo il comma 4 sono aggiunti i seguenti: «4 bis. Il certificato di agibilità può essere richiesto anche:
a) per singoli edifici o singole porzioni della costruzione, purché funzionalmente autonomi, qualora siano state realizzate e collaudate le opere di urbanizzazione primaria relative all’intero intervento edilizio e siano state completate le parti comuni relative al singolo edificio o singola porzione della costruzione;
b) per singole unità immobiliari, purché siano completati le opere strutturali, gli impianti, le parti comuni e le opere di urbanizzazione primarie ultimate o dichiarate funzionali rispetto all’edificio oggetto di agibilità parziale. 4 ter. Nei casi di rilascio del certificato di agibilità parziale di cui al comma 4 bis, prima della scadenza del termine entro il quale l’opera deve essere completata ai sensi degli articoli 15, comma 2 e 23, comma 2, lo stesso è prorogato per una sola volta di tre anni. Salvo diversa indicazione delle leggi regionali, non si applicano le disposizioni dell’articolo 25, comma 5-bis.»;
h) all’articolo 25, dopo il comma 5, sono aggiunti i seguenti: «5-bis. Ove l’interessato non proponga domanda ai sensi del comma 1, fermo restando l’obbligo di presentazione della documentazione di cui al comma 3, lettere a), b), d) e all’articolo 5, comma 3, lettera a), presenta la dichiarazione del direttore dei lavori o, qualora non nominato, di un professionista abilitato, con la quale si attesta la conformità dell’opera al progetto presentato e la sua agibilità, corredata dalla seguente documentazione: a) richiesta di accatastamento dell’edificio che lo sportello unico provvede a trasmettere al catasto; b) dichiarazione dell’impresa installatrice che attesta la conformità degli impianti installati negli edifici alle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico valutate secondo la normativa vigente. 5-ter. Le Regioni a statuto ordinario disciplinano con legge le modalità per l’attuazione delle disposizioni di cui al comma 5-bis e per l’ effettuazione dei controlli »;
2. All’articolo 9, comma 5, della legge 24 marzo 1989, n. 122, e successive modificazioni, dopo il primo periodo è inserito il seguente: «La disposizione di cui al primo periodo si applica anche in caso di trasferimento del solo vincolo di pertinenzialità dei parcheggi realizzati ai sensi del comma 1».
3. Ferma restando la diversa disciplina regionale, previa comunicazione del soggetto interessato, sono prorogati di due anni i termini di inizio e di ultimazione dei lavori di cui all’articolo 15 del Decreto del Presidente della Repubblica del 6 giugno 2001, n. 380, come indicati nei titoli abilitativi rilasciati o comunque formatisi antecedentemente all’entrata in vigore del presente decreto legge.
4. La disposizione di cui al comma 3 si applica anche alle denunce di inizio attività e alle segnalazioni certificate di inizio attività presentate entro lo stesso termine.
5. Dall’attuazione dei commi 3 e 4 non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Art. 30
(Semplificazione di adempimenti formali in materia di
lavoro)
1. Al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, sono
apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 26, i commi 3 e 3-bis sono sostituiti dai seguenti: «3. Il datore di lavoro committente promuove la cooperazione e il coordinamento di cui al comma 2, elaborando un unico documento di valutazione dei rischi che indichi le misure adottate per eliminare o, ove ciò non è possibile, ridurre al minimo i rischi da interferenze ovvero individuando, limitatamente ai settori di attività a basso rischio infortunistico di cui all’articolo 29, comma 6-ter, con riferimento all’attività del datore di lavoro committente, un proprio incaricato, in possesso di formazione, esperienza e competenza professionali, tipiche di un preposto, nonché di periodico aggiornamento e di conoscenza diretta dell’ambiente di lavoro, per sovrintendere a tali cooperazione e coordinamento. In caso di redazione del documento esso è allegato al contratto di appalto o di opera e deve essere adeguato in funzione dell’evoluzione dei lavori, servizi e forniture. Dell’individuazione dell’incaricato di cui al primo periodo o della sua sostituzione deve essere data immediata evidenza nel contratto di appalto o di opera. Le disposizioni del presente comma non si applicano ai rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o dei singoli lavoratori autonomi. Nell’ambito di applicazione del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, tale documento è redatto, ai fini dell’affidamento del contratto, dal soggetto titolare del potere decisionale e di spesa relativo alla gestione dello specifico appalto. 3-bis. Ferme restando le disposizioni di cui ai commi 1 e 2, l’obbligo di cui al comma 3 non si applica ai servizi di natura intellettuale, alle mere forniture di materiali o attrezzature, ai lavori o servizi la cui durata non è superiore ai dieci uomini-giorno, sempre che essi non comportino rischi derivanti dalla presenza di agenti cancerogeni, biologici, atmosfere esplosive o dalla presenza dei rischi particolari di cui all’allegato XI. Ai fini del presente comma, per uomini-giorno si intende l’entità presunta dei lavori, servizi e forniture rappresentata dalla somma delle giornate di lavoro necessarie all’effettuazione dei lavori, servizi o forniture considerata con riferimento all’arco temporale di un anno dall’inizio dei lavori»;
b) all’articolo 29:
1) ai commi 5 e 6 sono premesse le seguenti parole: «Fermo restando quanto previsto al comma 6-ter,»;
2) dopo il comma 6-bis sono inseriti i seguenti: «6-ter. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da adottare, sentita la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro e previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuati settori di attività a basso rischio infortunistico, sulla base di criteri e parametri oggettivi, desunti dagli indici infortunistici di settore dell’INAIL. Il decreto di cui al primo periodo reca in allegato il modello con il quale, fermi restando i relativi obblighi, i datori di lavoro delle aziende che operano nei settori di attività a basso rischio infortunistico possono attestare di aver effettuato la valutazione dei rischi di cui agli articoli 17, 28 e 29. Resta ferma la facoltà delle aziende di utilizzare le procedure standardizzate previste dai commi 5 e 6 dell’articolo 26. 6-quater. Fino alla data di entrata in vigore del decreto di cui al comma 6-ter per le aziende di cui al medesimo comma trovano applicazione le disposizioni di cui ai commi 5, 6 e 6-bis».
c) all’ articolo 32, dopo il comma 5, è inserito il seguente: «5bis – In tutti i casi di formazione e aggiornamento, previsti dal presente decreto legislativo, in cui i contenuti dei percorsi formativi si sovrappongano, in tutto o in parte, a quelli previsti per il responsabile e addetti del servizio prevenzione e protezione, è riconosciuto credito formativo per la durata ed i contenuti della formazione e dell’aggiornamento corrispondenti erogati»;
d) all’articolo 37, dopo il comma 14 è inserito il seguente: «14bis – In tutti i casi di formazione ed aggiornamento, previsti dal presente decreto legislativo per dirigenti, preposti, lavoratori e rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza in cui i contenuti dei percorsi formativi si sovrappongano, in tutto o in parte, è riconosciuto il credito formativo per la durata e per i contenuti della formazione e dell’aggiornamento corrispondenti erogati»;
c) e) l’articolo 67 è sostituito dal seguente: «Art. 67. – (Notifiche all’organo di vigilanza competente per territorio). – 1. In caso di costruzione e di realizzazione di edifici o locali da adibire a lavorazioni industriali, nonché nei casi di ampliamenti e di ristrutturazioni di quelli esistenti, i relativi lavori devono essere eseguiti nel rispetto della normativa di settore e devono essere comunicati all’organo di vigilanza competente per territorio i seguenti elementi informativi: a) descrizione dell’oggetto delle lavorazioni e delle principali modalità di esecuzione delle stesse; b) descrizione delle caratteristiche dei locali e degli impianti. 2. Il datore di lavoro effettua la comunicazione di cui al comma 1 nell’ambito delle istanze, delle segnalazioni o delle attestazioni presentate allo sportello unico per le attività produttive con le modalità stabilite dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 160. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuate, secondo criteri di semplicità e di comprensibilità, le informazioni da trasmettere e sono approvati i modelli uniformi da utilizzare per i fini di cui al presente articolo. 3. Le amministrazioni che ricevono le comunicazioni di cui al comma 1 provvedono a trasmettere in via telematica all’organo di vigilanza competente per territorio le informazioni loro pervenute con le modalità indicate dal comma 2. 4. L’obbligo di comunicazione di cui al comma 1 si applica ai luoghi di lavoro ove è prevista la presenza di più di tre lavoratori. 5. Fino alla data di entrata in vigore del decreto di cui al comma 2 trovano applicazione le disposizioni di cui al comma 1».
d) f) all’articolo 71, i commi 11 e 12 sono sostituiti dai seguenti: «11. Oltre a quanto previsto dal comma 8, il datore di lavoro sottopone le attrezzature di lavoro riportate nell’allegato VII a verifiche periodiche volte a valutarne l’effettivo stato di conservazione e di efficienza ai fini di sicurezza, con la frequenza indicata nel medesimo allegato. La prima di tali verifiche è effettuata dall’INAIL che vi provvede nel termine di quarantacinque giorni dalla richiesta, decorso inutilmente il quale il datore di lavoro può avvalersi delle ASL o, ove ciò sia previsto con legge regionale, dell’agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA), ovvero di soggetti pubblici o privati abilitati secondo le modalità di cui al comma 13. Le successive verifiche sono effettuate dalle ASL o, ove ciò sia previsto con legge regionale, dall’ARPA, che vi provvedono nel termine di trenta giorni dalla richiesta, decorso inutilmente il quale il datore di lavoro può avvalersi di soggetti pubblici o privati abilitati secondo le modalità di cui al comma 13. L’INAIL, le ASL o l’ARPA hanno l’obbligo di comunicare al datore di lavoro, entro quindici giorni dalla richiesta, l’eventuale impossibilità ad effettuare le verifiche di propria competenza, fornendo adeguata motivazione. In tal caso il datore di lavoro può avvalersi di soggetti pubblici o privati abilitati alle verifiche secondo le modalità di cui al comma 13. Per l’effettuazione delle verifiche, l’INAIL, le ASL e l’ARPA possono avvalersi del supporto di soggetti pubblici o privati abilitati. Le verifiche di cui al presente comma sono onerose e le spese per la loro effettuazione sono poste a carico del datore di lavoro». “12. I soggetti privati abilitati di cui al comma 11 acquistano la qualifica di incaricati di pubblico servizio e rispondono direttamente alla struttura pubblica titolare della funzione” ».
e) g) all’articolo 88, comma 2, lettera g-bis), dopo le parole: «condizionamento e riscaldamento» sono inserite le seguenti: «nonché ai piccoli lavori la cui durata presunta non è superiore ai dieci uomini giorno, finalizzati alla realizzazione o manutenzione delle infrastrutture per servizi,».
f) h) al capo I del titolo IV, è aggiunto, in fine, il seguente articolo: «Art. 104-bis. – (Misure di semplificazione nei cantieri temporanei e mobili). – 1. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, da adottare sentita la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuati modelli semplificati per la redazione del piano operativo di sicurezza di cui all’articolo 89, comma 1, lettera h), del piano di sicurezza e di coordinamento di cui all’articolo 100, comma 1, e del fascicolo dell’opera di cui all’articolo 91, comma 1, lettera b), fermi restando i relativi obblighi»;
g) i) all’articolo 225, comma 8, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Tale comunicazione può essere effettuata in via telematica, anche per mezzo degli organismi paritetici o delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro».;
h) l) all’articolo 240, comma 3, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Tale comunicazione può essere effettuata in via telematica, anche per mezzo degli organismi paritetici o delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro».
i) m) all’articolo 250, comma 1, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Tale notifica può essere effettuata in via telematica, anche per mezzo degli organismi paritetici o delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro».
l) n) all’articolo 277, comma 2, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Tale comunicazione può essere effettuata in via telematica, anche per mezzo degli organismi paritetici o delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro».
2. I decreti di cui agli articoli 29, comma 6-ter, 88 e 104-bis , del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, introdotti dal comma 1, lettere b), e) ed f) h) del presente articolo sono adottati, rispettivamente, entro novanta giorni e sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
3. Dall’attuazione della disposizione di cui al comma 1, lett. f), del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Le Amministrazioni interessate adempiono ai compiti derivanti dalla medesima disposizione con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
3 4. Dopo il comma 2 dell’articolo 131 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, è inserito il seguente: «2-bis. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentita la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuati modelli semplificati per la redazione del piano di sicurezza sostitutivo del piano di sicurezza e coordinamento di cui al comma 2, lettera b), fermi restando i relativi obblighi».
4 5. Il decreto previsto dal comma 3 4 è adottato entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
5 6. Al testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, sono apportate le seguenti modificazioni: a) l’articolo 54 è abrogato a decorrere dal centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto di cui all’articolo 8, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81; b) all’articolo 56: 1) il primo comma è sostituito dal seguente: «Le autorità di pubblica sicurezza, le aziende sanitarie locali, le autorità portuali e consolari, le direzioni territoriali del lavoro e i corrispondenti uffici della Regione Siciliana e delle province autonome di Trento e di Bolzano competenti per territorio acquisiscono dall’INAIL, mediante accesso telematico, i dati relativi alle denunce di infortuni sul lavoro mortali e di quelli con prognosi superiore a trenta giorni»; 2) al secondo comma, l’alinea è sostituito dal seguente: «Nel più breve tempo possibile, e in ogni caso entro quattro giorni dalla presa visione, mediante accesso alla banca dati INAIL, dei dati relativi alle denunce di infortuni di cui al primo comma, la direzione territoriale del lavoro – settore ispezione del lavoro procede, su richiesta del lavoratore infortunato, di un superstite o dell’INAIL, ad un’inchiesta al fine di accertare:»; 3) dopo il quarto comma è aggiunto il seguente: «Agli adempimenti di cui al presente articolo si provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».
6 7. Le modalità di comunicazione delle disposizioni di cui al comma 5 6 trovano applicazione a decorrere dal centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto di cui all’articolo 8, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modificazioni, che definisce le regole tecniche per la realizzazione e il funzionamento del Sistema informativo nazionale per la prevenzione (SINP) nei luoghi di lavoro.
a) all’articolo 26, i commi 3 e 3-bis sono sostituiti dai seguenti: «3. Il datore di lavoro committente promuove la cooperazione e il coordinamento di cui al comma 2, elaborando un unico documento di valutazione dei rischi che indichi le misure adottate per eliminare o, ove ciò non è possibile, ridurre al minimo i rischi da interferenze ovvero individuando, limitatamente ai settori di attività a basso rischio infortunistico di cui all’articolo 29, comma 6-ter, con riferimento all’attività del datore di lavoro committente, un proprio incaricato, in possesso di formazione, esperienza e competenza professionali, tipiche di un preposto, nonché di periodico aggiornamento e di conoscenza diretta dell’ambiente di lavoro, per sovrintendere a tali cooperazione e coordinamento. In caso di redazione del documento esso è allegato al contratto di appalto o di opera e deve essere adeguato in funzione dell’evoluzione dei lavori, servizi e forniture. Dell’individuazione dell’incaricato di cui al primo periodo o della sua sostituzione deve essere data immediata evidenza nel contratto di appalto o di opera. Le disposizioni del presente comma non si applicano ai rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o dei singoli lavoratori autonomi. Nell’ambito di applicazione del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, tale documento è redatto, ai fini dell’affidamento del contratto, dal soggetto titolare del potere decisionale e di spesa relativo alla gestione dello specifico appalto. 3-bis. Ferme restando le disposizioni di cui ai commi 1 e 2, l’obbligo di cui al comma 3 non si applica ai servizi di natura intellettuale, alle mere forniture di materiali o attrezzature, ai lavori o servizi la cui durata non è superiore ai dieci uomini-giorno, sempre che essi non comportino rischi derivanti dalla presenza di agenti cancerogeni, biologici, atmosfere esplosive o dalla presenza dei rischi particolari di cui all’allegato XI. Ai fini del presente comma, per uomini-giorno si intende l’entità presunta dei lavori, servizi e forniture rappresentata dalla somma delle giornate di lavoro necessarie all’effettuazione dei lavori, servizi o forniture considerata con riferimento all’arco temporale di un anno dall’inizio dei lavori»;
b) all’articolo 29:
1) ai commi 5 e 6 sono premesse le seguenti parole: «Fermo restando quanto previsto al comma 6-ter,»;
2) dopo il comma 6-bis sono inseriti i seguenti: «6-ter. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da adottare, sentita la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro e previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuati settori di attività a basso rischio infortunistico, sulla base di criteri e parametri oggettivi, desunti dagli indici infortunistici di settore dell’INAIL. Il decreto di cui al primo periodo reca in allegato il modello con il quale, fermi restando i relativi obblighi, i datori di lavoro delle aziende che operano nei settori di attività a basso rischio infortunistico possono attestare di aver effettuato la valutazione dei rischi di cui agli articoli 17, 28 e 29. Resta ferma la facoltà delle aziende di utilizzare le procedure standardizzate previste dai commi 5 e 6 dell’articolo 26. 6-quater. Fino alla data di entrata in vigore del decreto di cui al comma 6-ter per le aziende di cui al medesimo comma trovano applicazione le disposizioni di cui ai commi 5, 6 e 6-bis».
c) all’ articolo 32, dopo il comma 5, è inserito il seguente: «5bis – In tutti i casi di formazione e aggiornamento, previsti dal presente decreto legislativo, in cui i contenuti dei percorsi formativi si sovrappongano, in tutto o in parte, a quelli previsti per il responsabile e addetti del servizio prevenzione e protezione, è riconosciuto credito formativo per la durata ed i contenuti della formazione e dell’aggiornamento corrispondenti erogati»;
d) all’articolo 37, dopo il comma 14 è inserito il seguente: «14bis – In tutti i casi di formazione ed aggiornamento, previsti dal presente decreto legislativo per dirigenti, preposti, lavoratori e rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza in cui i contenuti dei percorsi formativi si sovrappongano, in tutto o in parte, è riconosciuto il credito formativo per la durata e per i contenuti della formazione e dell’aggiornamento corrispondenti erogati»;
c) e) l’articolo 67 è sostituito dal seguente: «Art. 67. – (Notifiche all’organo di vigilanza competente per territorio). – 1. In caso di costruzione e di realizzazione di edifici o locali da adibire a lavorazioni industriali, nonché nei casi di ampliamenti e di ristrutturazioni di quelli esistenti, i relativi lavori devono essere eseguiti nel rispetto della normativa di settore e devono essere comunicati all’organo di vigilanza competente per territorio i seguenti elementi informativi: a) descrizione dell’oggetto delle lavorazioni e delle principali modalità di esecuzione delle stesse; b) descrizione delle caratteristiche dei locali e degli impianti. 2. Il datore di lavoro effettua la comunicazione di cui al comma 1 nell’ambito delle istanze, delle segnalazioni o delle attestazioni presentate allo sportello unico per le attività produttive con le modalità stabilite dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 160. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuate, secondo criteri di semplicità e di comprensibilità, le informazioni da trasmettere e sono approvati i modelli uniformi da utilizzare per i fini di cui al presente articolo. 3. Le amministrazioni che ricevono le comunicazioni di cui al comma 1 provvedono a trasmettere in via telematica all’organo di vigilanza competente per territorio le informazioni loro pervenute con le modalità indicate dal comma 2. 4. L’obbligo di comunicazione di cui al comma 1 si applica ai luoghi di lavoro ove è prevista la presenza di più di tre lavoratori. 5. Fino alla data di entrata in vigore del decreto di cui al comma 2 trovano applicazione le disposizioni di cui al comma 1».
d) f) all’articolo 71, i commi 11 e 12 sono sostituiti dai seguenti: «11. Oltre a quanto previsto dal comma 8, il datore di lavoro sottopone le attrezzature di lavoro riportate nell’allegato VII a verifiche periodiche volte a valutarne l’effettivo stato di conservazione e di efficienza ai fini di sicurezza, con la frequenza indicata nel medesimo allegato. La prima di tali verifiche è effettuata dall’INAIL che vi provvede nel termine di quarantacinque giorni dalla richiesta, decorso inutilmente il quale il datore di lavoro può avvalersi delle ASL o, ove ciò sia previsto con legge regionale, dell’agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA), ovvero di soggetti pubblici o privati abilitati secondo le modalità di cui al comma 13. Le successive verifiche sono effettuate dalle ASL o, ove ciò sia previsto con legge regionale, dall’ARPA, che vi provvedono nel termine di trenta giorni dalla richiesta, decorso inutilmente il quale il datore di lavoro può avvalersi di soggetti pubblici o privati abilitati secondo le modalità di cui al comma 13. L’INAIL, le ASL o l’ARPA hanno l’obbligo di comunicare al datore di lavoro, entro quindici giorni dalla richiesta, l’eventuale impossibilità ad effettuare le verifiche di propria competenza, fornendo adeguata motivazione. In tal caso il datore di lavoro può avvalersi di soggetti pubblici o privati abilitati alle verifiche secondo le modalità di cui al comma 13. Per l’effettuazione delle verifiche, l’INAIL, le ASL e l’ARPA possono avvalersi del supporto di soggetti pubblici o privati abilitati. Le verifiche di cui al presente comma sono onerose e le spese per la loro effettuazione sono poste a carico del datore di lavoro». “12. I soggetti privati abilitati di cui al comma 11 acquistano la qualifica di incaricati di pubblico servizio e rispondono direttamente alla struttura pubblica titolare della funzione” ».
e) g) all’articolo 88, comma 2, lettera g-bis), dopo le parole: «condizionamento e riscaldamento» sono inserite le seguenti: «nonché ai piccoli lavori la cui durata presunta non è superiore ai dieci uomini giorno, finalizzati alla realizzazione o manutenzione delle infrastrutture per servizi,».
f) h) al capo I del titolo IV, è aggiunto, in fine, il seguente articolo: «Art. 104-bis. – (Misure di semplificazione nei cantieri temporanei e mobili). – 1. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, da adottare sentita la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuati modelli semplificati per la redazione del piano operativo di sicurezza di cui all’articolo 89, comma 1, lettera h), del piano di sicurezza e di coordinamento di cui all’articolo 100, comma 1, e del fascicolo dell’opera di cui all’articolo 91, comma 1, lettera b), fermi restando i relativi obblighi»;
g) i) all’articolo 225, comma 8, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Tale comunicazione può essere effettuata in via telematica, anche per mezzo degli organismi paritetici o delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro».;
h) l) all’articolo 240, comma 3, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Tale comunicazione può essere effettuata in via telematica, anche per mezzo degli organismi paritetici o delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro».
i) m) all’articolo 250, comma 1, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Tale notifica può essere effettuata in via telematica, anche per mezzo degli organismi paritetici o delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro».
l) n) all’articolo 277, comma 2, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Tale comunicazione può essere effettuata in via telematica, anche per mezzo degli organismi paritetici o delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro».
2. I decreti di cui agli articoli 29, comma 6-ter, 88 e 104-bis , del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, introdotti dal comma 1, lettere b), e) ed f) h) del presente articolo sono adottati, rispettivamente, entro novanta giorni e sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
3. Dall’attuazione della disposizione di cui al comma 1, lett. f), del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Le Amministrazioni interessate adempiono ai compiti derivanti dalla medesima disposizione con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
3 4. Dopo il comma 2 dell’articolo 131 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, è inserito il seguente: «2-bis. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentita la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuati modelli semplificati per la redazione del piano di sicurezza sostitutivo del piano di sicurezza e coordinamento di cui al comma 2, lettera b), fermi restando i relativi obblighi».
4 5. Il decreto previsto dal comma 3 4 è adottato entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
5 6. Al testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, sono apportate le seguenti modificazioni: a) l’articolo 54 è abrogato a decorrere dal centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto di cui all’articolo 8, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81; b) all’articolo 56: 1) il primo comma è sostituito dal seguente: «Le autorità di pubblica sicurezza, le aziende sanitarie locali, le autorità portuali e consolari, le direzioni territoriali del lavoro e i corrispondenti uffici della Regione Siciliana e delle province autonome di Trento e di Bolzano competenti per territorio acquisiscono dall’INAIL, mediante accesso telematico, i dati relativi alle denunce di infortuni sul lavoro mortali e di quelli con prognosi superiore a trenta giorni»; 2) al secondo comma, l’alinea è sostituito dal seguente: «Nel più breve tempo possibile, e in ogni caso entro quattro giorni dalla presa visione, mediante accesso alla banca dati INAIL, dei dati relativi alle denunce di infortuni di cui al primo comma, la direzione territoriale del lavoro – settore ispezione del lavoro procede, su richiesta del lavoratore infortunato, di un superstite o dell’INAIL, ad un’inchiesta al fine di accertare:»; 3) dopo il quarto comma è aggiunto il seguente: «Agli adempimenti di cui al presente articolo si provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».
6 7. Le modalità di comunicazione delle disposizioni di cui al comma 5 6 trovano applicazione a decorrere dal centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto di cui all’articolo 8, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modificazioni, che definisce le regole tecniche per la realizzazione e il funzionamento del Sistema informativo nazionale per la prevenzione (SINP) nei luoghi di lavoro.
Art. 31
(Semplificazioni in materia di DURC)
1. All’articolo 13-bis, comma 5, del decreto-legge 7 maggio
2012, n. 52, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 luglio 2012, n. 94,
le parole: «di cui all’articolo 1, comma 1175, della legge 27 dicembre 2006, n.
296,» sono soppresse.
2. Al codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, sono apportate le seguenti modificazioni: a) all’articolo 38, comma 3, le parole da: «resta fermo» fino a: «successive modificazioni e integrazioni» sono sostituite dalle seguenti: «resta fermo per le stazioni appaltanti e per gli enti aggiudicatori l’obbligo di acquisire d’ufficio il documento unico di regolarità contributiva»; b) all’articolo 118, comma 6, il terzo periodo è sostituito dal seguente: «Ai fini del pagamento delle prestazioni rese nell’ambito dell’appalto o del subappalto, la stazione appaltante acquisisce d’ufficio il documento unico di regolarità contributiva in corso di validità relativo all’affidatario e a tutti i subappaltatori».
3. Nei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, nelle ipotesi previste dai commi 4 e 5 del presente articolo, in caso di ottenimento da parte dei soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, del documento unico di regolarità contributiva (DURC) che segnali un’inadempienza contributiva relativa a uno o più soggetti impiegati nell’esecuzione del contratto, i medesimi soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010 trattengono dal certificato di pagamento l’importo corrispondente all’inadempienza. Il pagamento di quanto dovuto per le inadempienze accertate mediante il DURC è disposto dai soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010 direttamente agli enti previdenziali e assicurativi, compresa, nei lavori, la cassa edile.
4. Nei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, i soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, acquisiscono d’ufficio, attraverso strumenti informatici, il documento unico di regolarità contributiva (DURC) in corso di validità: a) per la verifica della dichiarazione sostitutiva relativa al requisito di cui all’articolo 38, comma 1, lettera i), del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163; b) per l’aggiudicazione del contratto ai sensi dell’articolo 11, comma 8, del codice di cui al decreto legislativo n. 163 del 2006; c) per la stipula del contratto; d) per il pagamento degli stati avanzamento lavori o delle prestazioni relative a servizi e forniture; e) per il certificato di collaudo, il certificato di regolare esecuzione, il certificato di verifica di conformità, l’attestazione di regolare esecuzione, e il pagamento del saldo finale. 5. Il documento unico di regolarità contributiva (DURC) rilasciato per i contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha validità di centottanta giorni dalla data di emissione. I soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, utilizzano il DURC in corso di validità, acquisito per l’ipotesi di cui al comma 4, lettera a), del presente articolo, anche per le ipotesi di cui alle lettere b) e c) del medesimo articolo. Dopo la stipula del contratto, i soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010 acquisiscono il DURC ogni centottanta giorni e lo utilizzano per le finalità di cui al comma 4, lettere d) ed e), del presente articolo, fatta eccezione per il pagamento del saldo finale per il quale è in ogni caso necessaria l’acquisizione di un nuovo DURC. 6. Nei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, i soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, acquisiscono d’ufficio il documento unico di regolarità contributiva (DURC) in corso di validità relativo ai subappaltatori ai fini del rilascio dell’autorizzazione di cui all’articolo 118, comma 8, del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, nonché nei casi previsti al comma 4, lettere d) ed e), del presente articolo.
7. Nei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, ai fini della verifica amministrativo-contabile, i titoli di pagamento devono essere corredati dal documento unico di regolarità contributiva (DURC) anche in formato elettronico. 8. Ai fini della verifica per il rilascio del documento unico di regolarità contributiva (DURC), in caso di mancanza dei requisiti per il rilascio di tale documento gli Enti preposti al rilascio, prima dell’emissione del DURC o dell’annullamento del documento già rilasciato, invitano l’interessato, mediante posta elettronica certificata o con lo stesso mezzo per il tramite del consulente del lavoro nonché degli altri soggetti di cui all’art. 1 della legge 11 gennaio 1979, n. 1, a regolarizzare la propria posizione entro un termine non superiore a quindici giorni, indicando analiticamente le cause della irregolarità.
2. Al codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, sono apportate le seguenti modificazioni: a) all’articolo 38, comma 3, le parole da: «resta fermo» fino a: «successive modificazioni e integrazioni» sono sostituite dalle seguenti: «resta fermo per le stazioni appaltanti e per gli enti aggiudicatori l’obbligo di acquisire d’ufficio il documento unico di regolarità contributiva»; b) all’articolo 118, comma 6, il terzo periodo è sostituito dal seguente: «Ai fini del pagamento delle prestazioni rese nell’ambito dell’appalto o del subappalto, la stazione appaltante acquisisce d’ufficio il documento unico di regolarità contributiva in corso di validità relativo all’affidatario e a tutti i subappaltatori».
3. Nei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, nelle ipotesi previste dai commi 4 e 5 del presente articolo, in caso di ottenimento da parte dei soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, del documento unico di regolarità contributiva (DURC) che segnali un’inadempienza contributiva relativa a uno o più soggetti impiegati nell’esecuzione del contratto, i medesimi soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010 trattengono dal certificato di pagamento l’importo corrispondente all’inadempienza. Il pagamento di quanto dovuto per le inadempienze accertate mediante il DURC è disposto dai soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010 direttamente agli enti previdenziali e assicurativi, compresa, nei lavori, la cassa edile.
4. Nei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, i soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, acquisiscono d’ufficio, attraverso strumenti informatici, il documento unico di regolarità contributiva (DURC) in corso di validità: a) per la verifica della dichiarazione sostitutiva relativa al requisito di cui all’articolo 38, comma 1, lettera i), del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163; b) per l’aggiudicazione del contratto ai sensi dell’articolo 11, comma 8, del codice di cui al decreto legislativo n. 163 del 2006; c) per la stipula del contratto; d) per il pagamento degli stati avanzamento lavori o delle prestazioni relative a servizi e forniture; e) per il certificato di collaudo, il certificato di regolare esecuzione, il certificato di verifica di conformità, l’attestazione di regolare esecuzione, e il pagamento del saldo finale. 5. Il documento unico di regolarità contributiva (DURC) rilasciato per i contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha validità di centottanta giorni dalla data di emissione. I soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, utilizzano il DURC in corso di validità, acquisito per l’ipotesi di cui al comma 4, lettera a), del presente articolo, anche per le ipotesi di cui alle lettere b) e c) del medesimo articolo. Dopo la stipula del contratto, i soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010 acquisiscono il DURC ogni centottanta giorni e lo utilizzano per le finalità di cui al comma 4, lettere d) ed e), del presente articolo, fatta eccezione per il pagamento del saldo finale per il quale è in ogni caso necessaria l’acquisizione di un nuovo DURC. 6. Nei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, i soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, acquisiscono d’ufficio il documento unico di regolarità contributiva (DURC) in corso di validità relativo ai subappaltatori ai fini del rilascio dell’autorizzazione di cui all’articolo 118, comma 8, del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, nonché nei casi previsti al comma 4, lettere d) ed e), del presente articolo.
7. Nei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, ai fini della verifica amministrativo-contabile, i titoli di pagamento devono essere corredati dal documento unico di regolarità contributiva (DURC) anche in formato elettronico. 8. Ai fini della verifica per il rilascio del documento unico di regolarità contributiva (DURC), in caso di mancanza dei requisiti per il rilascio di tale documento gli Enti preposti al rilascio, prima dell’emissione del DURC o dell’annullamento del documento già rilasciato, invitano l’interessato, mediante posta elettronica certificata o con lo stesso mezzo per il tramite del consulente del lavoro nonché degli altri soggetti di cui all’art. 1 della legge 11 gennaio 1979, n. 1, a regolarizzare la propria posizione entro un termine non superiore a quindici giorni, indicando analiticamente le cause della irregolarità.
Art. 32
(Zone a burocrazia zero)
- Fermo restando quanto previsto dalle norme di liberalizzazione delle attività economiche e di riduzione degli oneri burocratici per le imprese, le convenzioni di cui all’articolo 12 del decreto-legge 9 febbraio, 2012. n. 5, convertito dalla legge 4 aprile 2012, n.35, possono essere sottoscritte dai soggetti sperimentatori entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
- Le attività di sperimentazione di cui al citato articolo 12 del decreto legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito dalla legge 4 aprile 2012, n.35, sono estese a tutto il territorio nazionale, anche ai fini della definizione delle modalità operative per la creazione di un sistema integrato di dati telematici tra le diverse amministrazioni e i gestori di servizi pubblici e di servizi per la pubblica utilità.
- I soggetti sperimentatori individuano e rendono pubblici sul loro sito istituzionale, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, i casi in cui il rilascio delle autorizzazioni di competenza è sostituito da una comunicazione dell’interessato.
- Il Ministero dello sviluppo economico promuove l’accesso alle informazioni, comprese quelle di cui al comma 3, tramite il proprio sito istituzionale.
- Il Ministero dello sviluppo economico, d’intesa con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, predispone, altresì, un Piano nazionale delle zone a burocrazia zero e ne monitora costantemente l’attuazione pubblicando sul proprio sito una relazione trimestrale
- Le attività di cui al comma 2 non sono soggette a limitazioni, se non quando sia necessario tutelare i principi fondamentali della Costituzione, la sicurezza, la libertà e la dignità dell’uomo e l’utilità sociale.
- Agli adempimenti di cui al presente articolo si provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica
Art.33
(Disposizioni in materia di prevenzione incendi)
- Gli enti e i privati di cui all’articolo 11, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 1º agosto 2011, n. 151, sono esentati dalla presentazione dell’istanza preliminare di cui all’articolo 3 del citato decreto qualora già in possesso di atti abilitativi riguardanti anche la sussistenza dei requisiti di sicurezza antincendio, rilasciati dalle competenti autorità.
- Fermo restando quanto previsto al comma 1, i soggetti di cui al medesimo comma presentano l’istanza preliminare di cui all’articolo 3 e l’istanza di cui all’articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 151 del 2011 entro tre anni dalla sua data di entrata in vigore.
Art. 34
(Disposizioni in materia di beni culturali)
1. Al Codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al
decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni, sono
apportate le seguenti modificazioni: a) all’articolo 106, comma 2, la
parola: «soprintendente» è sostituita dalla seguente: «Ministero»; b)
all’articolo 146: 1) al comma 4, è aggiunto, in fine, il seguente periodo:
«Qualora i lavori siano iniziati nel quinquennio, l’autorizzazione si considera
efficace per tutta la durata degli stessi e, comunque, per un periodo non superiore
a tre anni». 2) al comma 5, secondo periodo, le parole: «e, ove non sia reso
entro il termine di novanta giorni dalla ricezione degli atti, si considera
favorevole» sono sostituite dalle seguenti: «ed è reso nel rispetto delle
previsioni e delle prescrizioni del piano paesaggistico, entro il termine di
quarantacinque giorni dalla ricezione degli atti, decorsi i quali
l’amministrazione competente provvede sulla domanda di autorizzazione»; 3) al
comma 9, i primi tre periodi sono sostituiti dal seguente: «Decorso inutilmente
il termine di cui al primo periodo del comma 8 senza che il soprintendente
abbia reso il prescritto parere, l’amministrazione competente provvede sulla
domanda di autorizzazione». .
Art 35
(Riequilibrio finanziario dello stato di previsione
della spesa del Ministero per i beni e le attività culturali)
1. All’articolo 2, comma 8, del decreto legge 31 marzo 2011,
n. 34 convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2011, n. 75,
dopo le parole: “Soprintendenze speciali ed autonome,” sono aggiunte le
seguenti: “nonché il reintegro degli stanziamenti di bilancio dello stato di
previsione della spesa del Ministero per i beni e le attività culturali,” e
dopo le parole: “impegni già presi su dette disponibilità” sono aggiunte le
seguenti “, o versamenti all’entrata del bilancio dello Stato, per i quali il
Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato con propri decreti ad
apportare le occorrenti variazioni di bilancio per essere riassegnati, in
aggiunta agli ordinari stanziamenti di bilancio, allo stato di previsione della
spesa del Ministero per i beni e le attività culturali per l’attività di tutela
e valorizzazione del patrimonio culturale”.
Art.36
(Organismi collegiali operanti presso il Ministero
per i beni e le attività culturali)
1. Le disposizioni dell’articolo 68, comma 2, del
decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla
legge 6 agosto 2008, n. 133 e dell’articolo 12, comma 20, del decreto legge 6
luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012,
n. 135 non si applicano nei confronti degli organismi operanti nei settori
della tutela e della valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici e delle
attività culturali. I predetti organismi sono ricostituiti anche ove siano
cessati per effetto delle predette disposizioni. In occasione della
ricostituzione o del primo rinnovo successivo alla data di entrata in vigore
del presente decreto, gli organismi assumono nuovamente la durata prevista
dalle disposizioni che ne prevedono l’istituzione e ne regolano il
funzionamento. 2. Gli organismi di cui al precedente comma operano senza oneri
a carico della finanza pubblica, salvo il solo rimborso delle eventuali spese
di missione, ove previsto. Ai componenti dei suddetti organismi collegiali non
spetta alcun emolumento o indennità.
Art. 37
(Disposizioni in materia ambientale )
1. L’articolo 243 del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:
«Art. 243. – (Gestione delle acque sotterranee emunte). – 1. Nei casi in cui le
acque di falda contaminate determinano una situazione di rischio sanitario,
oltre all’eliminazione della fonte di contaminazione ove possibile ed
economicamente sostenibile, devono essere adottate misure di attenuazione della
diffusione della contaminazione conformi alle finalità generali e agli
obiettivi di tutela, conservazione e risparmio delle risorse idriche stabiliti
dalla parte terza. 2. Gli interventi di conterminazione fisica o idraulica con
emungimento e trattamento delle acque di falda contaminate sono ammessi solo
nei casi in cui non è altrimenti possibile eliminare, prevenire o ridurre a
livelli accettabili il rischio sanitario associato alla circolazione e alla
diffusione delle stesse. Nel rispetto dei princìpi di risparmio idrico di cui
al comma 1, in tali evenienze deve essere valutata la possibilità tecnica di
utilizzazione delle acque emunte nei cicli produttivi in esercizio nel sito
stesso o ai fini di cui al comma 6. 3. Ove non si proceda ai sensi dei commi 1
e 2, l’immissione di acque emunte in corpi idrici superficiali o in fognatura
deve avvenire previo trattamento depurativo da effettuare presso un apposito
impianto di trattamento delle acque di falda o presso gli impianti di trattamento
delle acque reflue industriali esistenti e in esercizio in loco, che risultino
tecnicamente idonei. 4. Le acque emunte convogliate tramite un sistema stabile
di collettamento che collega senza soluzione di continuità il punto di prelievo
di tali acque con il punto di immissione delle stesse, previo trattamento di
depurazione, in corpo ricettore, sono assimilate alle acque reflue industriali
che provengono da uno scarico e come tali soggette al regime di cui alla parte
terza. 5. In deroga a quanto previsto dal comma 1 dell’articolo 104, ai soli
fini della bonifica delle acque sotterranee, è ammessa la reimmissione, previo
trattamento, delle acque sotterranee nello stesso acquifero da cui sono emunte.
Il progetto previsto all’articolo 242 deve indicare la tipologia di
trattamento, le caratteristiche quali-quantitative delle acque reimmesse, le
modalità di reimmissione e le misure di messa in sicurezza della porzione di
acquifero interessato dal sistema di estrazione e reimmissione. Le acque emunte
possono essere reimmesse, anche mediante reiterati cicli di emungimento e
reimmissione, nel medesimo acquifero ai soli fini della bonifica dello
stesso, previo trattamento in un impianto idoneo che ne riduca in modo
effettivo la contaminazione, e non devono contenere altre acque di scarico né
altre sostanze. 6. In ogni caso le attività di cui ai commi 2, 3, 4 e 5 devono
garantire un’effettiva riduzione dei carichi inquinanti immessi nell’ambiente;
a tal fine i valori limite di emissione degli scarichi degli impianti di
trattamento delle acque di falda contaminate emunte sono determinati in massa».
2. All’articolo 184 bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e
successive modificazioni, dopo il comma 2, è aggiunto il seguente comma:
“3. Il decreto del Ministro dell’ambiente di concerto con il Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti 10 agosto 2012, n. 161, adottato in attuazione
delle previsioni di cui all’articolo 49 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n.
1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, si applica
solo alle terre e rocce da scavo che provengono da attività o opere soggette a
valutazione d’impatto ambientale o ad autorizzazione integrata ambientale. Il
decreto di cui al periodo precedente non si applica comunque alle ipotesi
disciplinate dall’articolo 109 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
3. All’articolo 3 del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2,
convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 28, sono apportate
le seguenti modifiche: a) al comma 1 sono aggiunte, in fine, le seguenti
parole: «, costituite da una miscela eterogenea di materiale di origine
antropica, quali residui e scarti di produzione e di consumo, e di terreno, che
compone un orizzonte stratigrafico specifico rispetto alle caratteristiche
geologiche e stratigrafiche naturali del terreno in un determinato sito e
utilizzati per la realizzazione di riempimenti, di rilevati e di reinterri»; b)
i commi 2 e 3 sono sostituiti dai seguenti: «2. Ai fini dell’applicazione
dell’articolo 185, comma 1, lettere b) e c), del decreto legislativo n. 152 del
2006, le matrici materiali di riporto devono essere sottoposte a test di
cessione effettuato sui materiali granulari ai sensi dell’articolo 9 del
decreto del Ministro dell’ambiente 5 febbraio 1998, ai fini delle metodiche da
utilizzare per escludere rischi di contaminazione delle acque sotterranee e,
ove conformi ai limiti del test di cessione, devono rispettare quanto previsto
dalla legislazione vigente in materia di bonifica dei siti contaminati. 3. Le
matrici materiali di riporto che non siano risultate conformi ai limiti del
test di cessione sono fonti di contaminazione e come tali devono essere rimosse
o devono essere rese conformi al test di cessione tramite operazioni di
trattamento che rimuovono i contaminanti o devono essere sottoposte a messa in
sicurezza permanente utilizzando le migliori tecniche disponibili e a costi
sostenibili che consentono di utilizzare l’area secondo la destinazione
urbanistica senza rischi per la salute. 3-bis. Gli oneri derivanti dai commi 2
e 3 sono posti integralmente a carico dei soggetti richiedenti le verifiche ivi
previste.» 4. All’articolo 3, comma 1, lettera e.5) del decreto del
Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, dopo le parole “esigenze
meramente temporanee”, sono aggiunte le seguenti “ ancorché siano posizionati,
con temporaneo ancoraggio al suolo, all’interno di strutture ricettive
all’aperto, in conformità alla normativa regionale di settore, per la sosta ed
il soggiorno di turisti. 5. All’articolo 1, comma 359, primo periodo, della
legge 24 dicembre 2012 n. 228, dopo le parole “1, comma 2,” sono aggiunte le
parole “ed agli articoli 2,”, e alla fine del primo periodo sono aggiunte le
parole “, se attribuiti, in tutto o in parte, con il decreto di nomina di cui
al comma 358”. 6. In relazione alla procedura di infrazione comunitaria n.
2007/2195, al fine di consentire la semplificazione e l’accelerazione
nell’attuazione degli interventi di adeguamento del sistema dei rifiuti nella Regione
Campania e di accelerare l’attuazione delle azioni in corso per il superamento
delle criticità della gestione del sistema stesso, il Ministro dell’Ambiente e
della tutela del territorio e del mare nomina con propri decreti uno o più
commissari ad acta per provvedere, in via sostitutiva degli Enti
competenti in via ordinaria, alla realizzazione e l’avvio della gestione degli
impianti nella Regione, già previsti e non ancora realizzati, e per le altre
iniziative strettamente strumentali e necessarie. I decreti, adottati sentiti
gli Enti interessati, specificano i compiti e la durata della nomina, per un
periodo di sei mesi, salvo proroga o revoca. 7. Gli oneri derivanti
dall’attuazione del comma 6 sono posti a carico degli enti e dei soggetti
inadempienti secondo le modalità da stabilirsi con i decreti del Ministro
dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare previsti dal medesimo
comma.
Art. 38
(Soppressione certificazioni sanitarie)
1. Fermi restando gli obblighi di certificazione previsti
dal decreto legislativo decreto legislativo 9 aprile 2008. n. 81 e successive
modificazioni per i lavoratori soggetti a sorveglianza sanitaria, sono abrogate
le disposizioni concernenti l’obbligo dei seguenti certificati attestanti
l’idoneita` psico-fisica al lavoro:
a) certificato di sana e robusta costituzione, di cui:
1) all’articolo 2 del regolamento di cui al regio decreto 4
maggio 1925, n. 653
2) all’articolo 17, secondo comma, del regolamento di cui al
regio decreto 21 novembre 1929, n. 2330;
3) all’articolo 3, secondo comma, lettera f), del
regolamento di cui al regio decreto 12 ottobre 1933, n. 1364;
4) all’articolo 8, comma 2, del regolamento di cui al
decreto del Presidente della Repubblica 23 novembre 2000, n. 402;
b) limitatamente alle lavorazioni non a rischio, certificato
di idoneita` per l’assunzione di cui all’articolo 9 del regolamento di cui al
decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1956, n. 1668, e
all’articolo 8 della legge 17 ottobre 1967, n. 977, e successive modificazioni;
c) certificato medico comprovante la sana costituzione
fisica per i farmacisti, di cui:
1) all’articolo 4, primo comma, lettera e), del regolamento
di cui al regio decreto 30 settembre 1938, n. 1706;
2) all’articolo 31, quinto comma, del regolamento di cui al
regio decreto 30 settembre 1938, n. 1706;
3) all’articolo 5, secondo comma, numero 3), del regolamento
di cui al decreto del Presidente della Repubblica 21 agosto 1971, n. 1275;
d) certificato di idoneità` fisica per l’assunzione nel
pubblico impiego, di cui:
1) all’articolo 2, primo comma, numero 4), del testo unico
delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato,
di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3;
2) all’articolo 11, secondo comma, lettera c), del decreto
del Presidente della Repubblica 3 maggio 1957, n. 686;
3) all’articolo 2, comma 1, numero 3), del regolamento di
cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487;
4) all’articolo 1, comma 1, lettera b), del decreto del
Presidente della Repubblica 10 dicembre 1997, n. 483;
5) all’articolo 2, comma 1, lettera b), del decreto del
Presidente della Repubblica 27 marzo 2001, n. 220;
e) certificato di idoneità` psico-fisica all’attività di
maestro di sci, di cui all’articolo 4, comma 1, lettera c), della legge 8 marzo
1991, n. 81.
2. All’articolo 12, decreto del Presidente della Repubblica
21 agosto 1971, n. 1275 sono apportate le seguenti modificazioni .
a) al primo comma, le parole: «ed esibire tanti certificati
medici quanti sono i dipendenti medesimi per comprovare che essi siano esenti
da difetti ed imperfezioni che impediscano l’esercizio professionale della
farmacia e da malattie contagiose in atto che rendano pericoloso l’esercizio
stesso» sono soppresse;
b) al terzo comma, le parole: «Le suddette comunicazioni
devono essere trascritte» sono sostituite dalle seguenti: «La suddetta
comunicazione deve essere trascritta».
3. Per i lavoratori che rientrano nell’ambito della
disciplina di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81 e successive
modificazioni, non trovano applicazione le disposizioni concernenti l’obbligo
della seguente certificazione attestante l’idoneità` psico-fisica al lavoro:
a) idoneità` all’esecuzione di operazioni relative
all’impiego di gas tossici, di cui all’articolo 27, primo comma, numero 4º, del
regolamento di cui al regio decreto 9 gennaio 1927, n. 147.
4. Sono abrogate le disposizioni relative
all’obbligatorietà` del certificato per la vendita dei generi di monopolio, di
cui all’articolo 6, primo comma, numero 5), della legge 22 dicembre 1957, n.
1293.
5. All’articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 5 aprile
2002, n. 77, le parole: «, muniti di idoneità` fisica,» sono soppresse.
6. La lettera e) dell’articolo 5, comma 1, della legge 21
novembre 1991, n. 374, e successive modificazioni, e la lettera e)
dell’articolo 2, comma 1, della legge 22 luglio 1997, n. 276, sono abrogate.
7. La legge 22 giugno 1939, n. 1239 è` abrogata.
Art. 39
(Disposizioni in materia di trapianti)
1. Al secondo comma, dell’articolo 3, del Regio decreto 18
giugno 1931, n.773, e successive modificazioni, è aggiunto il seguente periodo
: “I Comuni, trasmettono i dati relativi al consenso o al diniego alla
donazione degli organi al Sistema informativo trapianti, di cui all’articolo 7,
comma 2, della legge 1 aprile 1999, n.91.”.
2. Agli adempimenti di cui al comma 1, si provvede
senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica, con le risorse umane e
strumentali disponibili a legislazione vigente.
Art 40
(Riconoscimento del servizio prestato presso pubbliche
amministrazioni di altri Stati membri e semplificazioni per la certificazione
di qualità delle materie prime utilizzate per la produzione di medicinali)
1. Al comma 1 dell’articolo 5 del decreto- legge 8 aprile
2008, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2008, n. 101,
dopo il primo periodo è inserito il seguente: «Relativamente alle aree della
dirigenza medica, veterinaria e sanitaria che presta servizio presso le
strutture sanitarie pubbliche, per le quali l’ordinamento italiano richiede, ai
fini del riconoscimento di vantaggi economici o professionali, che l’esperienza
professionale e l’anzianità siano maturate senza soluzione di continuità, tale
condizione non si applica se la soluzione di continuità dipende dal passaggio
dell’interessato da una struttura sanitaria, di cui alla legge 10 luglio 1960,
n. 735, di uno Stato membro a quella di un altro Stato membro».
2. All’onere derivante dal comma 1 si provvede con le
risorse del fondo di rotazione di cui all’articolo 5 della legge 16 aprile
1987, n. 183, che a tale scopo sono versate all’entrata del bilancio dello
Stato per essere riassegnate al Fondo sanitario nazionale, ai fini della
successiva erogazione alle regioni, sulla base di apposito riparto, da
effettuare con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro
dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione
e la semplificazione, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti fra
lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.
3. Fino alla data di entrata in vigore del decreto
legislativo di recepimento della direttiva 2011/62/UE, non si applica il
disposto di cui al primo periodo dell’articolo 54, comma 3, del decreto
legislativo 24 aprile 2006, n. 219, e successive modificazioni. Fino alla
stessa data, le materie prime di cui all’articolo 54, comma 2, del medesimo
decreto legislativo, anche importate da paesi terzi, devono essere corredate di
una certificazione di qualità che attesti la conformità alle norme di buona
fabbricazione rilasciata dalla persona qualificata responsabile della
produzione del medicinale che utilizza le materie prime. Resta ferma la
possibilità, per l’AIFA, di effettuare ispezioni dirette a verificare la
conformità delle materie prime alla certificazione resa.
4. Il comma 3-bis dell’articolo 54 del decreto legislativo
24 aprile 2006, n. 219, e successive modificazioni, è abrogato.
Art. 41
(Omologazioni delle macchine agricole)
1. Al primo periodo del comma 2, dell’art. 107 del decreto
legislativo 30 aprile 1992, n.285, recante il Codice della strada, dopo le
parole: “degli uffici competenti del Dipartimento per i trasporti terrestri”
sono aggiunte le seguenti “o da parte di strutture o Enti aventi i requisiti
stabiliti con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di
concerto con il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali”.
Art. 42
EXPO
In via straordinaria, e fino al 31 dicembre 2015, le
disposizioni di cui ai commi 8 e 12, dell’articolo 6, del decreto legge 31
maggio 2010, n.78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010
n.122, non si applicano agli enti locali coinvolti nell’organizzazione del
grande evento EXPO Milano 2015 indicati nel decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri 6 maggio 2013, limitatamente alle spese connesse
all’organizzazione del grande evento.
Art. 43
(Risorse del Fondo di solidarietà della UE per gli
interventi di emergenza)
Le risorse economiche rinvenienti dal Fondo di solidarietà
dell’Unione Europea per gli interventi di emergenza sono accreditate al Fondo
di rotazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze e da questo
trasferite, per quanto di rispettiva spettanza, alle regioni interessate che le
gestiscono, destinano ed erogano, fermo il ruolo dell’organismo responsabile
dell’attuazione dell’Accordo sottoscritto in sede europea. Dette risorse
trasferite alle regioni interessate non sono computate al fine del rispetto del
patto di stabilità.
Art.44
(Modifiche alla legge 27 dicembre 2002, n. 289)
1. L’articolo 90 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, è
così modificato:
a) al comma
13, come modificato dall’articolo 64, comma 3-ter, del decreto legge 22 giugno
2012, n. 83, nel testo integrato dalla legge di conversione 7 agosto 2012, n.
134, le parole “Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport” sono
sostituite da “Presidente del Consiglio dei Ministri, o dell’Autorità di
Governo delegato per lo sport, ove nominata”;
b) il comma 15 è
abrogato.
Art. 45
(Modifiche al decreto legislativo 15 marzo 2010, n.
66)
1. Al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, è apportata
la seguente modificazione:
a) dopo l’articolo 537, è inserito il seguente:
«Art. 537-ter (Cooperazione con altri Stati per i materiali
di armamento prodotti dall’industria nazionale) — 1. Il Ministero della difesa,
nel rispetto dei principi, delle norme e delle procedure in materia di
esportazione di materiali d’armamento di cui alla legge 9 luglio 1990, n. 185,
e successive modificazioni, d’intesa con il Ministero degli affari esteri, può
svolgere per conto di altri Stati esteri con i quali sussistono accordi di
cooperazione o di reciproca assistenza tecnico-militare, e tramite proprie
articolazioni, attività di supporto tecnico-amministrativo ovvero contrattuale,
per l’acquisizione di materiali di armamento prodotti dall’industria nazionale
e per le correlate esigenze di sostegno logistico e assistenza tecnica,
richiesti dai citati Paesi Stati, nei limiti e secondo le modalità disciplinati
nei citati accordi.
2. Nell’ambito dei medesimi accordi, previa specifica intesa
con il Ministero degli affari esteri, può essere prevista la cessione di
sistemi d’arma, di mezzi e di equipaggiamenti in uso alle Forze armate,
risultanti obsoleti ovvero eccedenti, anche ai sensi dell’articolo 310.
3. Con regolamento adottato, ai sensi dell’articolo 17,
comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro della
difesa di concerto con il Ministro degli affari esteri e il Ministro
dell’economia e delle finanze, è definita la disciplina esecutiva e attuativa
delle disposizioni di cui al presente articolo.
4. I proventi derivanti dalle attività di cui ai commi 1 e
2, sono versati all’entrata del bilancio dello Stato per essere integralmente
riassegnati ai fondi di cui all’articolo 619.
Art46
(Riequilibrio finanziario dello stato di previsione della
spesa del Ministero per i beni e le attività culturali)
1. All’articolo 2, comma 8, del decreto legge 31 marzo 2011,
n. 34 convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2011, n. 75,
dopo le parole: “Soprintendenze speciali ed autonome,” sono aggiunte le
seguenti: “nonché il reintegro degli stanziamenti di bilancio dello stato di
previsione della spesa del Ministero per i beni e le attività culturali,” e
dopo le parole: “impegni già presi su dette disponibilità” sono aggiunte le
seguenti “, o versamenti all’entrata del bilancio dello Stato, per i quali il
Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato con propri decreti ad
apportare le occorrenti variazioni di bilancio per essere riassegnati, in
aggiunta agli ordinari stanziamenti di bilancio, allo stato di previsione della
spesa del Ministero per i beni e le attività culturali per l’attività di tutela
e valorizzazione del patrimonio culturale”.
CAPO II
SEMPLIFICAZIONE IN MATERIA FISCALE
Art. 47
(Abrogazione della responsabilità fiscale solidale negli
appalti)
1. All’articolo 35 del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223,
convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, i commi da 28
a 28-ter sono soppressi.
Art. 48
(Abrogazione del Modello 770 mensile)
- L’articolo 44-bis, comma 1 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con modificazione nella legge alla L. 24 novembre 2003, è abrogato.
Art. 49
(Disposizioni per la riscossione mediante ruolo)
1. Al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre
1973, n. 602, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) All’articolo 19, comma 3, le parole “di due rate
consecutive” sono sostituite dalle seguenti “, nel corso del periodo di
rateazione, di cinque rate”.
b) all’articolo 52:
1) al comma 2-bis le parole: ” e 79,” sono sostituite dalle
seguenti:” , 79 e 80, comma 2, lettera b),”;
2) dopo il comma 2-bis, sono aggiunti i seguenti:
“ 2-ter. Nel caso in cui il debitore eserciti la
facoltà di cui al comma 2-bis, la vendita del bene deve aver luogo entro i
cinque giorni antecedenti la data fissata, ai sensi degli articoli 66 e 78, per
il primo incanto, ovvero la nuova data eventualmente fissata per effetto della
nomina di cui all’articolo 80, comma 2, lettera b).
2-quater. Se la vendita di cui al comma 2-ter non ha luogo
nei cinque giorni antecedenti la data fissata per il primo incanto e vi è
necessità di procedere al secondo, il debitore, entro il giorno che precede
tale incanto, può comunque esercitare la facoltà prevista dal comma 2-bis al
prezzo stabilito ai sensi degli articoli 69 e 81.”;
c) all’articolo 53, comma 1, le parole “centoventi” sono
sostituite dalle seguenti: “duecento ”;
d) all’articolo 62:
1) il comma 1 è sostituito dal seguente: “1. I beni di cui
all’articolo 515, comma 3, del codice di procedura civile, anche se il debitore
è costituito in forma societaria ed in ogni caso se nelle attività del debitore
risulta una prevalenza del capitale investito sul lavoro, possono essere
pignorati nei limiti di un quinto, quando il presumibile valore di realizzo
degli altri beni rinvenuti dall’ufficiale esattoriale o indicati dal debitore
non appare sufficiente per la soddisfazione del credito.
2) dopo il comma 1, è inserito il seguente: “1-bis. Nel caso
di pignoramento dei beni di cui al comma 1, la custodia è sempre affidata al
debitore ed il primo incanto non può aver luogo prima che siano decorsi
trecento giorni dal pignoramento stesso. In tal caso, il pignoramento perde
efficacia quando dalla sua esecuzione sono trascorsi trecentosessanta giorni
senza che sia stato effettuato il primo incanto.”;
e) all’articolo 72-bis la parola: “quindici” è
sostituita dalla seguente: “sessanta”.
f) all’articolo 72-ter dopo il comma 2 è inserito il
seguente: “2-bis. Nel caso di accredito delle somme di cui ai commi 1 e 2 sul
conto corrente intestato al debitore, gli obblighi del terzo pignorato non si
estendono all’ultimo emolumento accreditato allo stesso titolo.”.
g) all’articolo 76, il comma 1 è sostituito dal seguente:
“1. Ferma la facoltà di intervento ai sensi dell’articolo 563 del codice di
procedura civile, l’agente della riscossione:
a) non dà corso all’espropriazione se l’ unico immobile di
proprietà del debitore, con esclusione dei fabbricati classificati nelle
categorie catastali A/1, A/8 e A/9, è adibito ad uso abitativo e lo stesso vi
risiede anagraficamente;
b) nei casi diversi da quello di cui alla lettera a), può
procedere all’espropriazione immobiliare se l’importo complessivo del credito
per cui procede supera cinquantamila euro. L’espropriazione può essere avviata
se è stata iscritta l’ipoteca di cui all’articolo 77 e sono decorsi almeno sei
mesi dall’iscrizione senza che il debito sia stato estinto.”;
h) all’articolo 77, comma 1-bis, dopo le parole “comma 1”
sono inserite le seguenti:”anche quando non si siano ancora verificate le
condizioni per procedere all’espropriazione di cui all’art. 76, commi 1 e 2,”;
i) all’articolo 78, dopo il comma 2, è aggiunto il seguente:
“2-bis. Se, per effetto delle nomine previste dall’articolo 80, comma 2, il
primo incanto non può essere effettuato nella data indicata nell’avviso di
vendita, l’agente della riscossione fissa i nuovi incanti e notifica al
soggetto nei confronti del quale procede, il relativo avviso contenente
le informazioni di cui al comma 1, lettera d) del presente articolo.”;
j) all’articolo 80:
1) dopo il comma 1, è inserito il seguente: “1-bis. Entro il
termine di cui al comma 1, l’avviso di vendita è pubblicato sul sito internet
dell’agente della riscossione.”;
2) il comma 2, è sostituito dal seguente: “2. Su istanza del
soggetto nei confronti del quale si procede o dell’agente della riscossione, il
giudice può disporre: a) che degli incanti, ferma la data fissata per gli
stessi, sia data notizia al pubblico a mezzo di giornali o con altre idonee
forme di pubblicità commerciale; b) la vendita al valore stimato con l’ausilio
di un esperto da lui nominato, nel caso in cui ritenga che il valore del bene,
determinato ai sensi dell’articolo 79, sia manifestamente inadeguato. Se
l’agente della riscossione lo richiede, il giudice può nominare un ausiliario
che relazioni sulle caratteristiche e condizioni del bene pignorato, al quale
può essere anche assegnata la funzione di custodia.”;
3) dopo il comma 2, è inserito il seguente: “2-bis Nei casi
di cui al comma 2, le spese sono anticipate dalla parte richiedente e liquidate
dal giudice in prededuzione. In deroga a quanto disposto dall’articolo 53,
comma 1, il pignoramento non perde efficacia se, per effetto delle nomine di
cui al comma 2 del presente articolo, il primo incanto non può essere
effettuato entro duecento giorni dall’esecuzione del pignoramento stesso.”
k) all’articolo 85, comma 1, le parole: “minor prezzo tra il
prezzo base del terzo incanto e la somma per la quale si procede” sono
sostituite dalle seguenti: “ prezzo base del terzo incanto”.
Art. 50
(Disposizioni per la gestione delle entrate
tributarie o patrimoniali, dei comuni e delle società da essi partecipate)
1. Il comma 2-ter dell’articolo 10 del decreto legge 8
aprile 2013, n.35, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2013, n.
64 è sostituito dal seguente: “Al fine di favorire il compiuto, ordinato
ed efficace riordino della disciplina delle attività di gestione e riscossione
delle entrate dei Comuni, anche mediante istituzione di un Consorzio, che si
avvale delle società del Gruppo Equitalia per le attività di supporto
all’esercizio delle funzioni relative alla riscossione, i termini di cui
all’articolo 7, comma 2, lettera gg-ter), del decreto-legge 13 maggio 2011, n.
70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, e
all’articolo 3, commi 24, 25 e 25-bis, del decreto-legge 30 settembre 2005, n.
203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, sono
stabiliti inderogabilmente al 31dicembre 2013
Art.51
(Fabbisogni standard: disponibilità dei questionari di
cui all’articolo 5, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 26 novembre
2010, n. 216)
1. I questionari di cui all’articolo 5, comma 1, lettera c),
del decreto legislativo 26 novembre 2010, n. 216, sono resi disponibili sul
sito internet della Soluzioni per il Sistema Economico – SOSE s.p.a.; con
provvedimento del Ministero dell’economia e delle finanze da pubblicare nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana è data notizia della data in cui i
questionari sono disponibili. Dalla data di pubblicazione del suddetto
provvedimento decorre il termine di sessanta giorni previsto dalla medesima
lettera c).
Art.52
(Norma interpretativa in materia di rimborsi IVA alle
agenzie di viaggio)
1. Alla luce di quanto previsto dall’articolo 310 della
direttiva 2006/112/CE del Consiglio, del 28 novembre 2006, relativa al sistema
comune d’imposta sul valore aggiunto, come interpretata dalla Corte di
giustizia dell’Unione europea, l’articolo 74- ter, comma 3, del decreto
del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, si interpreta nel
senso che l’imposta assolta sulle cessioni di beni e sulle prestazioni di
servizi, di cui al comma 2 dello stesso articolo, effettuate da terzi nei
confronti delle agenzie di viaggio stabilite fuori dell’Unione europea a
diretto vantaggio dei viaggiatori non è rimborsabile. Sono comunque fatti salvi
i rimborsi che, alla data di entrata in vigore del presente articolo, siano
stati eventualmente effettuati; altresì non si dà luogo alla restituzione delle
somme a suo tempo già rimborsate che, alla data di entrata in vigore del
presente articolo, siano già state recuperate dagli uffici dell’amministrazione
finanziaria in base ad un atto divenuto definitivo.
CAPO III
Misure in materia di istruzione, università e ricerca
Art. 53
(Interventi straordinari a favore della ricerca per lo
sviluppo del Paese)
1. Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della
ricerca favorisce interventi diretti al sostegno e allo sviluppo delle attività
di ricerca fondamentale e di ricerca industriale, mediante la concessione di
contributi alla spesa nel limite del 50 per cento della quota relativa alla
contribuzione a fondo perduto disponibili nel Fondo FAR, con particolare
riferimento:
a) al rafforzamento della
ricerca fondamentale condotta nelle università e negli enti pubblici di ricerca;
b) alla creazione e allo
sviluppo di start-up innovative e spin-off universitari;
c) alla valorizzazione dei
progetti di social innovation per giovani al di sotto dei 30 anni;
d) al sostegno allo sviluppo
di capitale di rischio e crowdfunding;
e) al potenziamento del
rapporto tra mondo della ricerca pubblica e imprese, mediante forme di sostegno
che favoriscano la partecipazione del mondo industriale al finanziamento dei
corsi di dottorato e assegni di ricerca post-doc;
f) al potenziamento
infrastrutturale delle università e degli enti pubblici di ricerca, anche in
relazione alla partecipazione alle grandi reti infrastrutturali europee
nell’ottica di Horizon 2020;
g) al sostegno agli
investimenti in ricerca delle piccole e medie imprese, e in particolare delle
società nelle quali la maggioranza delle quote o delle azioni del capitale sia
posseduta da giovani al di sotto dei 35 anni;
h) alla valorizzazione di
grandi progetti/programmi a medio-lungo termine condotti in partenariato tra
imprese e mondo pubblico della ricerca, con l’obiettivo di affrontare le grandi
sfide sociali contemporanee;
i) al supporto e alla
incentivazione dei ricercatori che risultino vincitori di grant europei
o di progetti a carico dei fondi PRIN o FIRB;
l) al sostegno
dell’internazionalizzazione delle imprese che partecipano a bandi europei di
ricerca.
2. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università
e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze,
sono individuate le risorse disponibili nel fondo FAR da destinare agli
interventi di cui al comma 1. Dette risorse sono versate all’entrata del
bilancio dello Stato per essere riassegnate all’apposito programma dello stato
di previsione del Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca
per le finalità di cui al presente articolo.
3. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato
ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.
Art. 54
Disposizioni urgenti per lo sviluppo del sistema
universitario e degli enti di ricerca
1. Al fine di favorire lo sviluppo del sistema universitario
e della ricerca all’articolo 66 del decreto-legge 25 giugno 2008 n. 112,
convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono
apportate le seguenti modificazioni:
a) al
comma 13-bis, le parole “triennio 2012-2014” sono sostituite dalle
seguenti “biennio 2012-2013” e le parole “per l’anno 2015” sono sostituite
dalle seguenti “per gli anni 2014 e 2015”;
b) al
comma 14, le parole “quadriennio 2011-2014” sono sostituite dalle seguenti
“triennio 2011-2013” e le parole “per l’anno 2015” sono sostituite dalle
seguenti “per gli anni 2014 e 2015”.
2. Il Fondo per il funzionamento delle università statali è
incrementato di euro 21,4 milioni nell’anno 2014 ed euro 42,7 milioni a
decorrere dall’anno 2015 e il Fondo ordinario degli enti di ricerca è
incrementato di euro 3,6 milioni nell’anno 2014 ed euro 7,1 milioni a decorrere
dall’anno 2015.
3. All’articolo 1, comma 9, della legge 4 novembre 2005, n.
230, dopo il terzo periodo è inserito il seguente periodo: “Si prescinde dal
parere dell’anzidetta commissione nel caso di chiamate di studiosi che siano
risultati vincitori di uno dei programmi di ricerca di alta qualificazione di
cui al primo periodo, effettuate entro tre anni dalla vincita del programma.”
4. Ai maggiori oneri derivanti dal comma 1, pari ad euro
25,0 milioni nell’anno 2014 ed euro 49,8 milioni a decorrere dall’anno 2015, si
provvede mediante utilizzo dei risparmi di spesa di cui al comma 5.
5. A decorrere dall’anno scolastico 2013/2014 le istituzioni
scolastiche ed educative statali acquistano, ai sensi dell’articolo 1, comma
449, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, i servizi esternalizzati per le funzioni
corrispondenti a quelle assicurate dai collaboratori scolastici loro occorrenti
nel limite della spesa che si sosterrebbe per coprire i posti di collaboratore
scolastico accantonati ai sensi dell’articolo 4 del decreto del Presidente
della Repubblica 22 giugno 2009, n. 119. A decorrere dal medesimo anno
scolastico il numero di posti accantonati non è inferiore a quello dell’anno
scolastico 2012/2013. In relazione a quanto previsto dal presente comma,
le risorse destinate alle convenzioni per i servizi esternalizzati sono ridotte
di euro 25 milioni per l’anno 2014 e di euro 49,8 milioni a decorrere dall’anno
2015.
6. Eventuali ulteriori risparmi di spesa rispetto a quelli
indicati al comma 5, tenuto anche conto della compensazione degli effetti in
termini di fabbisogno e indebitamento netto derivati dal comma 9 dell’articolo
33 (rinumerare) del presente decreto rimangono a disposizione per le esigenze
di funzionamento delle istituzioni scolastiche e per le supplenze brevi.
7. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato
ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.
Art. 55
Borse di mobilità per il sostegno degli studenti
universitari capaci e meritevoli e privi di mezzi
1. Al fine di assicurare il sostegno del merito e della
mobilità interregionale degli studenti universitari, è autorizzata la spesa di
5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013 e 2014 e 7 milioni di euro per
l’anno 2015 da iscrivere sul Fondo per il finanziamento ordinario delle
università per l’erogazione di “borse per la mobilità” a favore di studenti
che, avendo conseguito risultati scolastici eccellenti, intendano iscriversi
per l’anno accademico 2013-2014 a corsi di laurea ovvero a corsi di laurea
magistrale “a ciclo unico”, di cui all’articolo 6, comma 3, del decreto del
Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 22 ottobre 2004, n.
270, presso università statali o non statali italiane, con esclusione delle
università telematiche, che hanno sede in regioni diverse da quella di
residenza.
2. Le risorse di cui al comma 1 sono suddivise tra le
regioni con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della
ricerca, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le
regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.
3. I soggetti di cui al comma 1 sono ammessi al beneficio
sulla base dei seguenti criteri:
a) possesso di un diploma di istruzione secondaria
superiore conseguito in Italia nell’anno scolastico 2012/2013, con votazione
all’esito dell’esame di Stato pari o superiore a 95/100;
b) condizioni economiche dello studente individuate
sulla base dell’Indicatore della situazione economica equivalente, di cui al
decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109, e successive modificazioni;
c) distanza tra la sede di residenza dello studente e
quella dell’università alla quale lo stesso intende iscriversi.
4. Le borse di mobilità sono attribuite sulla base di una
graduatoria adottata da ciascuna Regione per le università site nel proprio
territorio, formata dai soggetti ammessi ai sensi del comma 3, fino ad
esaurimento delle relative risorse assegnate ai sensi del comma 2. In caso di
parità di punteggio, prevale il candidato che presenta i valori più alti nel
requisito di cui alla lettera b), quindi nei requisiti di cui alle
lettere c) e a). Le graduatorie sono comunicate al Ministero
dell’istruzione, dell’università e della ricerca ai fini del trasferimento
delle risorse alle università interessate.
5. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università
della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da
adottare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le
regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, entro il 30 luglio 2013,
sono definiti l’importo delle borse di mobilità, le modalità di presentazione
delle domande da parte dei candidati in modalità telematica nonché gli
ulteriori criteri per la formazione della graduatoria. Il possesso dei
requisiti richiesti è dichiarato dallo studente sotto la sua responsabilità e
sottoposto a verifica all’esito dell’eventuale ammissione al beneficio.
6. Per gli anni accademici successivi al primo, gli studenti
che hanno avuto accesso per il primo anno al beneficio di cui al comma 1
possono mantenere il diritto allo stesso con apposita domanda, ferma restando
la permanenza del requisito della residenza fuori sede, a condizione che
rispettino i seguenti requisiti di merito:
a) aver acquisito almeno il 90 per cento dei crediti
formativi universitari previsti dal piano di studi in base all’anno di
iscrizione;
b) aver riportato una media di voti pari o superiore
a 28/30;
c) non aver riportato nessun voto inferiore a 26/30.
7. Le borse di mobilità sono cumulabili con le borse di
studio assegnate ai sensi del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68.
8. All’atto dell’effettiva immatricolazione, la somma viene
assegnata dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca
all’università presso la quale lo studente beneficiario è iscritto, la quale
provvede all’erogazione a favore dello studente.
9. Le somme già impegnate e non ancora pagate nel limite di
17 milioni di euro negli anni 2011 e 2012 per gli interventi di cui
all’articolo 9, commi dal 3 al 14, del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70,
sono mantenute nel conto dei residui per essere versate all’entrata del
bilancio dello Stato, quanto ad euro 5 milioni per ciascuno degli anni 2013 e
2014 ed euro 7 milioni per l’anno 2015. Alla compensazione degli effetti
finanziari dall’anno 2014 in termini di fabbisogno e indebitamento netto
derivanti dal presente comma si provvede mediante corrispondente utilizzo delle
risorse che si rendono disponibili per effetto dell’articolo 32.
10. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato
ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.
Art. 56
Semplificazione del sistema di finanziamento delle
università e delle procedure di valutazione del sistema universitario
1. Al fine di semplificare il sistema di finanziamento delle
università statali e non statali, a decorrere dall’esercizio finanziario 2014 i
mezzi finanziari destinati dallo Stato per le finalità di cui all’articolo 5,
comma 1 lettera c), della legge 24 dicembre 1993, n. 537 e della legge 7
agosto 1990, n. 245 “Fondo per la programmazione dello sviluppo del sistema
universitario”, per le finalità di cui all’articolo 1, comma 1, del
decreto-legge 9 maggio 2003, n. 105, convertito, con modificazioni, dalla legge
11 luglio 2003, n. 170, “Fondo per il sostegno dei giovani e per favorire la
mobilità degli studenti” e per le finalità di cui alla legge 30 novembre 1989,
n. 398, per le borse di studio universitarie post lauream, confluiscono,
per la quota di rispettiva competenza calcolata sulla base delle assegnazioni
relative al triennio 2010-2012, rispettivamente nel Fondo per il finanziamento
ordinario delle università statali e nel contributo statale, erogato ai sensi
della legge 29 luglio 1991, n. 243, alle università non statali legalmente
riconosciute.
- All’articolo 13, comma 12, del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, è aggiunto in fine il seguente periodo: “Il sistema di valutazione della attività amministrative delle università e degli enti di ricerca di cui al Capo I del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, è svolto dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca nel rispetto dei principi generali di cui all’articolo 3 e in conformità ai poteri di indirizzo della Commissione di cui al comma 5.”.
- L’Anvur provvede allo svolgimento delle funzioni di cui al comma 2 con le risorse finanziarie umane e strumentali disponibili a legislazione vigente. Dall’applicazione della presente norma non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
TITOLO III
MISURE PER L’EFFICIENZA DEL SISTEMA GIUDIZIARIO E LA
DEFINIZIONE DEL CONTENZIOSO CIVILE
Capo I
Giudici ausiliari
Art. 57
(Finalità e ambito di applicazione)
- Al fine di agevolare la definizione dei procedimenti civili, compresi quelli in materia di lavoro e previdenza, secondo le priorità individuate dai presidenti delle Corti di appello con i programmi previsti dall’articolo 37, comma 1, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, si applicano le disposizioni del presente capo.
- Le disposizioni del presente capo non si applicano ai procedimenti trattati dalla Corte di appello in unico grado.
Art. 58
(Giudici ausiliari)
- Ai fini di quanto previsto dall’articolo 1 si procede alla nomina di giudici ausiliari nel numero massimo di quattrocento.
- I giudici ausiliari sono nominati con apposito decreto del Ministro della giustizia, previa deliberazione del Consiglio superiore della magistratura, su proposta formulata dal consiglio giudiziario territorialmente competente nella composizione integrata a norma dell’articolo 16 del decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25. Ai fini della formulazione della proposta i consigli giudiziari, nel caso di cui al comma 3, lettera d), acquisiscono il parere del Consiglio dell’ordine cui è iscritto, ovvero cui è stato iscritto negli ultimi cinque anni, il candidato. Ai fini della formulazione della proposta i consigli giudiziari, nel caso di cui al comma 3, lettera e), acquisiscono il parere del Consiglio notarile cui è iscritto, ovvero è stato iscritto negli ultimi cinque anni, il candidato.
- Possono essere chiamati all’ufficio di giudice ausiliario:
a) i magistrati ordinari, contabili e
amministrativi e gli avvocati dello Stato, a riposo;
b) i professori universitari in materie
giuridiche di prima e seconda fascia anche a tempo definito o a riposo;
c) i ricercatori universitari in materie
giuridiche;
d) gli avvocati, anche se a riposo;
e) i notai, anche se a riposo.
Art. 59
(Requisiti per la nomina)
- Per la nomina a giudice ausiliario sono richiesti i seguenti requisiti:
a) essere cittadino italiano;
b) avere l’esercizio dei diritti civili e
politici;
c) non aver riportato condanne per delitti
non colposi;
d) non essere stato sottoposto a misura di
prevenzione o di sicurezza;
e) avere idoneità fisica e psichica;
f) non avere precedenti disciplinari
diversi dalla sanzione più lieve prevista dai rispettivi ordinamenti.
- Nei casi di cui all’articolo 2, comma 3, lettera a) e b), al momento della presentazione della domanda il candidato non deve aver compiuto i settantacinque anni di età.
- Nel caso di cui all’articolo 2, comma 3, lettera d) ed e), al momento della presentazione della domanda il candidato deve essere stato iscritto all’albo per un periodo non inferiore a cinque anni e non aver compiuto i sessanta anni di età.
- Per la nomina a giudice ausiliario in relazione ai posti previsti per il circondario di Bolzano e` richiesta anche una adeguata conoscenza delle lingua italiana e tedesca. Si osserva altresì il principio contenuto di cui all’articolo 8, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 26 luglio 1976, n. 752, e successive modificazioni.
- Non possono essere nominati giudici ausiliari:
a) i membri del Parlamento nazionale ed
europeo, i deputati e i consiglieri regionali, i membri del Governo, i
presidenti delle regioni e delle province, i membri delle giunte regionali e
provinciali;
b) i sindaci, gli assessori comunali, i
consiglieri provinciali, comunali e circoscrizionali;
c) gli ecclesiastici e i ministri di
qualunque confessione religiosa;
d) coloro che ricoprano o abbiano
ricoperto nel triennio precedente alla nomina incarichi direttivi o esecutivi
nei partiti politici.
Art. 60
(Pianta organica dei giudici ausiliari. Domande per la
nomina a giudici ausiliari)
- Entro due mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, con decreto del ministero della giustizia, sentito il Consiglio superiore della magistratura, è determinata la pianta organica ad esaurimento dei giudici ausiliari, con l’indicazione dei posti disponibili presso ciascuna Corte di appello, assegnando ai soggetti di cui all’articolo 2, comma 3, lettera a), un numero di posti non superiore al dieci per cento dei posti di giudice ausiliario previsti presso ciascuna Corte di appello. In ogni caso le nomine dei soggetti di all’articolo 2, comma 3, lettera a), non possono superare complessivamente il numero di quaranta.
- Con il medesimo decreto sono determinate le modalità e i termini di presentazione della domanda per la nomina a giudice ausiliario nonché i criteri di priorità nella nomina. A parità di titoli sono prioritariamente nominati coloro che abbiano maturato la maggiore anzianità di servizio o di esercizio della professione. Della pubblicazione del decreto è dato avviso sul sito internet del Ministero della giustizia.
- Le domande dei candidati sono trasmesse, senza ritardo, al consiglio giudiziario che formula le proposte motivate di nomina, indicando, ove possibile, una rosa di nomi pari al doppio dei posti previsti in pianta organica per ciascun ufficio giudiziario e redigendo la graduatoria.
- Il presidente della Corte di appello assegna i giudici ausiliari alle diverse sezioni dell’ufficio.
Art. 61
(Presa di possesso)
- Il giudice ausiliario prende possesso dell’ufficio entro il termine indicato nel decreto di nomina previsto dall’articolo 2, comma 2, ed è assegnato con apposito provvedimento del presidente della Corte di appello a norma dell’articolo 4, comma 4.
Art. 62
(Durata dell’ufficio)
1. La nomina a giudice ausiliario ha durata di cinque anni e
può essere prorogata per non più di cinque anni.
- La proroga è disposta con le modalità di cui all’articolo 2, comma 2.
- Il giudice ausiliario cessa dall’incarico al compimento del settantottesimo anno di età e nelle ipotesi di decadenza, dimissioni, revoca e mancata conferma a norma dell’articolo 10.
Art. 63
(Collegi e provvedimenti. Monitoraggio)
- Del collegio giudicante non può far parte più di un giudice ausiliario.
- Il giudice ausiliario deve definire, nel collegio in cui è relatore e a norma dell’articolo 11, comma 2, almeno novanta procedimenti per anno.
- Con cadenza semestrale il ministero della giustizia provvede al monitoraggio dell’attività svolta dai giudici ausiliari al fine di rilevare il rispetto degli standard produttivi ed il conseguimento degli obiettivi fissati dal presente capo.
Art. 64
(Incompatibilità ed ineleggibilità)
- Al giudice ausiliario si applica la disciplina delle incompatibilità e delle ineleggibilità prevista per i magistrati ordinari.
- Il giudice ausiliario, nominato tra i candidati di cui all’articolo 2, comma 3, lettera d), non può svolgere le funzioni presso la corte di appello nel cui distretto ha sede il consiglio dell’ordine cui era iscritto al momento della nomina o nei cinque anni precedenti.
- Gli avvocati che svolgono le funzioni di giudice ausiliario non possono esercitare la professione dinanzi agli uffici giudiziari del distretto di Corte di appello in cui svolgono le funzioni, e non possono rappresentare, assistere o difendere anche nei successivi gradi di giudizio.
- Gli avvocati che svolgono le funzioni di giudice ausiliario non possono rappresentare, assistere o difendere, anche presso uffici di altri distretti di corte d’appello, le parti di procedimenti in relazione ai quali hanno svolto le funzioni.
Art. 65
(Astensione e ricusazione)
- Il giudice ausiliario ha l’obbligo di astenersi e può essere ricusato a norma dell’articolo 52 del codice di procedura civile, oltre che nei casi previsti dall’articolo 51, primo comma, del medesimo codice, quando è stato associato o comunque collegato, anche mediante il coniuge, i parenti o altre persone, con lo studio professionale di cui ha fatto o fa parte il difensore di una delle parti.
- Il giudice ausiliario ha altresì l’obbligo di astenersi e può essere ricusato quando ha in precedenza assistito nella qualità di avvocato una delle parti in causa o uno dei difensori ovvero ha svolto attività professionale nella qualità di notaio per una delle parti in causa o uno dei difensori.
Art. 66
(Decadenza, dimissioni, mancata conferma e revoca)
- I giudici ausiliari cessano dall’ufficio quando decadono perché viene meno taluno dei requisiti per la nomina, in caso di revoca e di dimissioni, in caso di mancata conferma annuale ovvero quando sussiste una causa di incompatibilità.
- Entro trenta giorni dal compimento di ciascun anno dalla nomina, il consiglio giudiziario in composizione integrata verifica che il giudice ausiliario ha definito il numero minimo di procedimenti di cui all’articolo 7, comma 2, propone al Consiglio superiore della magistratura la sua conferma o, in mancanza e previo contraddittorio, la dichiarazione di mancata conferma.
- In ogni momento il presidente della corte di appello propone motivatamente al consiglio giudiziario la revoca del giudice ausiliario che non è in grado di svolgere diligentemente e proficuamente il proprio incarico.
- Nei casi di cui al comma 3 il consiglio giudiziario in composizione integrata, sentito l’interessato e verificata la fondatezza della proposta, la trasmette al Consiglio superiore della magistratura unitamente ad un parere motivato.
- I provvedimenti di cessazione sono adottati con decreto del Ministro della giustizia su deliberazione del Consiglio superiore della magistratura.
Art. 67
(Stato giuridico e indennità)
- I giudici ausiliari acquisiscono lo stato giuridico di magistrati onorari.
- Ai giudici ausiliari è attribuita un’indennità onnicomprensiva, da corrispondere ogni tre mesi, di duecento euro per ogni provvedimento che definisce il processo, anche in parte o nei confronti di alcune delle parti, a norma dell’articolo 7, comma 2.
- L’indennità annua complessiva non può superare, in ogni caso, la somma di ventimila euro e sulla stessa non sono dovuti contributi previdenziali.
- L’indennità prevista dal seguente articolo è cumulabile con i trattamenti pensionistici e di quiescenza comunque denominati.
Capo
Stage formativo presso gli uffici giudiziari
Art. 68
(Stage formativo presso gli uffici giudiziari)
1) I laureati in giurisprudenza
all’esito di un corso di durata almeno quadriennale, in possesso dei requisiti
di onorabilità di cui all’articolo 42-ter, comma 2, lettera g), del regio
decreto 30 gennaio 1941, n. 12, che abbiano riportato una media di almeno
27/30 negli esami di diritto costituzionale, diritto privato, diritto
processuale civile, diritto commerciale, diritto penale, diritto processuale
penale, diritto del lavoro e diritto amministrativo, un punteggio di laurea non
inferiore a 102/110 e che non abbiano compiuto i ventotto anni di età, possono
accedere, a domanda e per una sola volta, a un periodo di formazione
teorico-pratico presso i tribunali e le Corti di appello della durata
complessiva di diciotto mesi. Lo stage formativo, con riferimento al
procedimento penale, può essere svolto esclusivamente presso il giudice del
dibattimento. I laureati, con i medesimi requisiti, possono accedere a un
periodo di formazione teorico-pratica, della stessa durata, anche presso il
Consiglio di Stato, sia nelle sezioni giurisdizionali che consultive, e i
Tribunali Amministrativi Regionali. La Regione Siciliana e la Regione Autonoma
del Trentino Alto-Adige, nell’ambito della propria autonomia statutaria e delle
norme di attuazione, attuano l’istituto dello stage formativo e disciplinano le
sue modalità di svolgimento presso il Consiglio di Giustizia amministrativa per
la Regione Siciliana e presso il Tribunale Regionale di Giustizia
amministrativa per la Regione Autonoma del Trentino Alto-Adige.
2) Quando non è possibile avviare al
periodo di formazione tutti gli aspiranti muniti dei requisiti di cui al comma
1 si riconosce preferenza, nell’ordine, alla media degli esami indicati, al
punteggio di laurea e all’età.
3) Per l’accesso allo stage i
soggetti di cui al comma 1 presentano domanda ai capi degli uffici giudiziari
con allegata documentazione comprovante il possesso dei requisiti di cui al
predetto comma, anche a norma dell’articolo 46 del decreto del Presidente della
Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. Nella domanda può essere espressa una
preferenza ai fini dell’assegnazione a uno o più magistrati dell’ufficio
incaricati della trattazione di affari in specifiche materie. Per il Consiglio
di Stato, il Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione Siciliana, il
Tribunale Amministrativo Regionale per la Regione Autonoma del Trentino
Alto-Adige, i Tribunali Amministrativi Regionali la preferenza si esprime con
riferimento ad una o più sezioni in cui sono trattare specifiche materie.
4) Gli ammessi allo stage sono
affidati a un magistrato che ha espresso la disponibilità ovvero, quando è
necessario assicurare la continuità della formazione, a un magistrato designato
dal capo dell’ufficio. Gli ammessi assistono e coadiuvano il magistrato nel
compimento delle ordinarie attività. Il magistrato non può rendersi affidatario
di più di due ammessi. Il ministero della giustizia fornisce agli ammessi allo
stage le dotazioni strumentali, li pone in condizioni di accedere ai sistemi
informatici ministeriali e fornisce loro la necessaria assistenza tecnica. Nel
corso degli ultimi sei mesi del periodo di formazione il magistrato può
chiedere l’assegnazione di un altro degli ammessi allo stage al fine di
garantire la continuità dell’attività di assistenza e ausilio. L’attività di
magistrato formatore è considerata ai fini della valutazione di professionalità
di cui all’art. 11, comma 2, del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160,
nonché ai fini del conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi di
merito. L’attività di magistrato formatore espletata nell’ambito dei periodi
formativi dei laureati presso gli organi della Giustizia amministrativa non si
considera ai fini dei passaggi di qualifica di cui all’art. 15 della legge 27
aprile 1982 n. 186 né ai fini del conferimento delle funzioni di cui all’art. 6
comma 5 della medesima legge.
5) L’attività degli ammessi allo
stage si svolge sotto la guida e il controllo del magistrato e nel rispetto
degli obblighi di riservatezza e di riserbo riguardo ai dati, alle informazioni
e alle notizie acquisite durante il periodo di formazione, con obbligo di
mantenere il segreto su quanto appreso in ragione della loro attività ed
astenersi dalla deposizione testimoniale. Essi sono ammessi ai corsi di
formazione decentrata organizzati per i magistrati dell’ufficio ed ai corsi di
formazione decentrata loro specificamente dedicati e organizzati almeno con
cadenza semestrale. I laureati ammessi a partecipare al periodo di formazione
teorico-pratico presso il Consiglio di Stato, il Consiglio di Giustizia
amministrativa per la Regione Siciliana, i Tribunali Amministrativi Regionali e
il Tribunale Amministrativo Regionale per la Regione Autonoma del Trentino
Alto-Adige sono ammessi ai corsi di formazione organizzati dal Consiglio di
Presidenza della Giustizia Amministrativa.
6) Gli ammessi allo stage hanno
accesso ai fascicoli processuali, partecipano alle udienze del processo, anche
non pubbliche e dinanzi al collegio, nonché alle camere di consiglio, salvo che
il giudice ritenga di non ammetterli; non possono avere accesso ai fascicoli
inerenti ai procedimenti rispetto ai quali versano in conflitto di interessi
per conto proprio o di terzi.
7) Gli ammessi allo stage non
possono esercitare attività professionale presso l’ufficio ove lo stesso si svolge,
né possono rappresentare o difendere, anche nelle fasi o nei gradi successivi
della causa, le parti dei procedimenti che si sono svolti dinanzi al magistrato
formatore o assumere da costoro qualsiasi incarico professionale.
8) Lo svolgimento dello stage non dà
diritto ad alcun compenso e non determina il sorgere di alcun rapporto di
lavoro subordinato o autonomo né di obblighi previdenziali e assicurativi.
9) Lo stage può essere interrotto in
ogni momento dal capo dell’ufficio, anche su proposta del magistrato formatore,
per sopravvenute ragioni organizzative o per il venir meno del rapporto
fiduciario, anche in relazione ai possibili rischi per l’indipendenza e
l’imparzialità dell’ufficio o la credibilità della funzione giudiziaria, nonché
per l’immagine e il prestigio dell’ordine giudiziario.
10) Lo stage può essere svolto contestualmente ad altre
attività, compreso il dottorato di ricerca, il tirocinio per l’accesso alla
professione di avvocato o di notaio e la frequenza dei corsi delle scuole di
specializzazione per le professioni legali, purché con modalità compatibili con
il conseguimento di un’adeguata formazione. Il contestuale svolgimento del
tirocinio per l’accesso alla professione forense non impedisce all’avvocato
presso il quale il tirocinio si svolge di esercitare l’attività professionale
innanzi al magistrato formatore.
11) Il magistrato formatore redige, al termine dello stage,
una relazione sull’esito del periodo di formazione e la trasmette al capo
dell’ufficio. Al tirocinante è rilascia copia conforme della relazione.
12) L’esito positivo dello stage, come attestato ai sensi
del comma 11, costituisce titolo per l’accesso al concorso per magistrato
ordinario, a norma dell’articolo 2 del decreto legislativo 5 aprile 2006, n.
160. Costituisce, altresì, titolo idoneo per l’accesso al concorso per
magistrato ordinario lo svolgimento del tirocinio professionale per diciotto
mesi presso l’Avvocatura dello Stato, sempre che sussistano i requisiti di
merito di cui al comma 1 e che sia attestato l’esito positivo del tirocinio.
13) Per l’accesso alla professione di avvocato e di notaio
l’esito positivo dello stage di cui al presente articolo è valutato per il
periodo di un anno ai fini del compimento del periodo di tirocinio
professionale, ed è valutato per il medesimo periodo ai fini della frequenza
dei corsi della scuola di specializzazione per le professioni legali, fermo il
superamento delle verifiche intermedie e delle prove finali d’esame di cui
all’articolo 16 del decreto legislativo 17 novembre 1997, n. 398.
14) L’esito positivo dello stage presso gli uffici della
Giustizia amministrativa, come attestato ai sensi del comma 11, è equiparato a
tutti gli effetti a quello svolto presso gli uffici della Giustizia ordinaria.
15) L’esito positivo dello stage costituisce titolo di
preferenza a parità di merito, a norma dell’articolo 5 del decreto del
Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, nei concorsi indetti
dall’amministrazione della giustizia e dall’amministrazione della giustizia
amministrativa. Per i concorsi indetti da altre amministrazioni dello Stato
l’esito positivo del periodo di formazione costituisce titolo di preferenza a
parità di titoli e di merito.
16) L’esito positivo dello stage costituisce titolo di
preferenza per la nomina di giudice onorario di tribunale e di vice procuratore
onorario.
17) All’articolo 5 della 21 novembre 1991, n. 374, dopo il
comma 2 è aggiunto il seguente comma: “2-bis. La disposizione di cui al comma 2
si applica anche a coloro che hanno svolto con esito positivo lo stage presso
gli uffici giudiziari”.
18) Al fine di favorire l’accesso allo stage è in ogni caso
consentito l’apporto finanziario di terzi, anche mediante l’istituzione di
apposite borse di studio, sulla base di specifiche convenzioni stipulate con i
capi degli uffici, o loro delegati, nel rispetto delle disposizioni del
presente articolo.
19) I capi degli uffici giudiziari di cui al presente
articolo quando stipulano le convenzioni previste dall’articolo 37 del decreto-
legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15
luglio 2011, n. 111 devono tenere conto delle domande presentate dai soggetti
in possesso dei requisiti di cui al comma 1.
20) La domanda di cui al comma 3 non può essere presentata
prima del decorso del termine di trenta giorni dalla data di entrata in vigore
della legge di conversione del presente decreto.
Capo III
Magistrati assistenti di studio della Corte suprema di
cassazione
Art. 69
(Magistrati assistenti di studio della Corte suprema di cassazione)
- All’articolo 10, comma 3, primo periodo, del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, dopo le parole “Corte di cassazione” sono inserite le seguenti: “e di magistrato assistente di studio della Corte di cassazione”.
- Al regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, dopo l’articolo 115 è inserito il seguente: “Art. 115-bis. Magistrati assistenti di studio della Corte di cassazione. Al fine di garantire la celere definizione dei procedimenti pendenti, nella pianta organica della Corte di cassazione sono temporaneamente inseriti trenta magistrati, con le attribuzioni di assistente di studio, da destinare alle sezioni civili. Le attribuzioni di magistrato assistente di studio possono essere assegnate a magistrati per i quali è stato deliberato il conferimento delle funzioni giurisdizionali al termine del periodo di tirocinio e con non meno di cinque anni di effettivo esercizio delle funzioni di merito. Le attribuzioni del magistrato assistente di studio sono stabilite dal primo presidente della Corte di cassazione, sentito il procuratore generale della Repubblica. In ogni caso il magistrato assistente di studio non può far parte del collegio giudicante. Il magistrato assegnato, a seguito di trasferimento, a svolgere le attribuzioni di magistrato assistente di studio non può essere trasferito ad altre sedi prima di cinque anni dal giorno in cui ne ha assunto effettivo possesso, salvo che ricorrano gravi motivi di salute ovvero gravi ragioni di servizio o di famiglia. Il posto resosi vacante a seguito di trasferimento non può essere ricoperto. Con decreto del Ministro della giustizia si procede annualmente alla ricognizione dell’effettiva consistenza della pianta organica dei magistrati assistenti di studio. La pianta organica di cui al periodo precedente è ad esaurimento, fino alla cessazione dal servizio o al trasferimento dei magistrati assistenti di studio. Ai magistrati assistenti di studio non spettano compensi aggiuntivi al trattamento economico in godimento.”.
- Al decreto legislativo 23 gennaio 2006, n. 24, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 2, dopo le parole “Corte di cassazione” sono
inserite le seguenti: “o quale magistrato assistente di studio della Corte di
cassazione”;
b) l’allegato 2 è sostituito dall’allegato A del
presente decreto.
4. I procedimenti per la prima copertura dei posti
previsti per le funzioni di magistrati assistenti di studio della Corte di
cassazione devono essere conclusi entro il termine di centottanta giorni
dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
5. Con decreto del Ministro della giustizia, sentito
il Consiglio superiore della magistratura, da adottarsi entro centottanta
giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto,
sono determinate le piante organiche degli uffici giudiziari, tenuto conto
delle disposizioni del presente articolo.
Capo IV
Misure processuali
Art. 70
(Intervento del pubblico ministero nei giudizi civili
dinanzi alla corte di cassazione)
- Al codice di procedura civile sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 70, il secondo comma
è sostituito dal seguente: “Deve intervenire nelle cause davanti alla corte di
cassazione nei casi stabiliti dalla legge.”;
b) all’articolo 380-bis,
secondo comma, il secondo periodo è sostituito dal seguente: “Almeno venti
giorni prima della data stabilita per l’adunanza, il decreto e la relazione
sono notificati agli avvocati delle parti i quali hanno facoltà di presentare
memorie non oltre cinque giorni prima, e di chiedere di essere sentiti, se
compaiono.”;
c) all’articolo 390, primo comma, le
parole “o sia notificata la richiesta del pubblico ministero di cui
all’articolo 375” sono sostituite dalle seguenti: “o siano notificate le
conclusioni scritte del pubblico ministero nei casi di cui all’articolo 380-ter”.
- Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano ai giudizi dinanzi alla corte di cassazione instaurati a decorrere dal trentesimo giorno successivo a quello di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
Art. 71
(Divisione a domanda congiunta demandata al notaio)
1 Al codice di procedura
civile, dopo l’articolo 791, è aggiunto il seguente:
“791-bis
(Divisione a domanda congiunta)
Quando non sussiste controversia sul diritto alla divisione
né sulle quote o altre questioni pregiudiziali gli eredi o condomini e gli
eventuali creditori e aventi causa che hanno notificato o trascritto
l’opposizione alla divisione possono, con ricorso congiunto al tribunale
competente per territorio, domandare la nomina di un notaio avente sede nel
circondario al quale demandare le operazioni di divisione. Se riguarda beni
immobili, il ricorso deve essere trascritto a norma dell’articolo 2646 del
codice civile. Si procede a norma degli articoli 737 e seguenti. Il giudice,
con decreto, nomina il notaio eventualmente indicato dalle parti e, su
richiesta di quest’ultimo, nomina un esperto estimatore.
Quando risulta che una delle parti di cui al primo comma non
ha sottoscritto il ricorso, il notaio rimette gli atti al giudice che, con
decreto, dichiara inammissibile la domanda e ordina la cancellazione della
relativa trascrizione. Il decreto è reclamabile a norma dell’articolo 739.
Il notaio designato, sentite le parti e gli eventuali
creditori iscritti o aventi causa da uno dei partecipanti che hanno acquistato
diritti sull’immobile a norma dell’articolo 1113 del codice civile, nel termine
assegnato nel decreto di nomina predispone il progetto di divisione o dispone
la vendita dei beni non comodamente divisibili e dà avviso alle parti e agli
altri interessati del progetto o della vendita. Alla vendita dei beni si
applicano, in quanto compatibili, le disposizioni relative al professionista
delegato di cui al Libro III, Titolo II, Capo IV. Entro trenta giorni dal
versamento del prezzo il notaio predispone il progetto di divisione e ne dà
avviso alle parti e agli altri interessati.
Ciascuna delle parti o degli altri interessati può ricorrere
al Tribunale nel termine perentorio di trenta giorni dalla ricezione
dell’avviso per opporsi alla vendita di beni o contestare il progetto di
divisione. Sull’opposizione il giudice procede secondo le disposizioni di cui
al Libro IV, Titolo I, Capo III bis; non si applicano quelle di cui ai commi
secondo e terzo dell’articolo 702-ter. Se l’opposizione è accolta il giudice dà
le disposizioni necessarie per la prosecuzione delle operazioni divisionali e
rimette le parti avanti al notaio.
Decorso il termine di cui al quinto comma senza che sia
stata proposta opposizione, il notaio deposita in cancelleria il progetto con
la prova degli avvisi effettuati. Il giudice dichiara esecutivo il progetto con
decreto e rimette gli atti al notaio per gli adempimenti successivi.”.
Art. 72
(Conciliazione giudiziale)
- Al codice di procedura civile sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo l’articolo 185 è
inserito il seguente:
“185-bis. (Proposta di conciliazione del giudice) – Il
giudice, alla prima udienza, ovvero sino a quando è esaurita l’istruzione, deve
formulare alle parti una proposta transattiva o conciliativa. Il rifiuto della
proposta transattiva o conciliativa del giudice, senza giustificato motivo,
costituisce comportamento valutabile dal giudice ai fini del giudizio.”;
b) all’articolo 420, primo comma,
primo periodo, dopo la parola “transattiva” sono aggiunte le parole “o
conciliativa”; allo stesso comma, secondo periodo, dopo la parola “transattiva”
sono aggiunte le parole “o conciliativa”.
Art. 73
(Misure per la tutela del credito)
- Al codice di procedura civile sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 645, secondo comma,
è aggiunto il seguente periodo: “L’anticipazione di cui all’articolo 163-bis,
terzo comma, deve essere disposta fissando udienza per la comparizione delle
parti non oltre trenta giorni dalla scadenza del termine minimo a comparire”;
b) all’articolo 648, primo comma, le
parole “con ordinanza non impugnabile” sono sostituite dalle seguenti parole:
“provvedendo in prima udienza, con ordinanza non impugnabile”.
- Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano ai procedimenti instaurati, a norma dell’articolo 643, ultimo comma, del codice di procedura civile, successivamente all’entrata in vigore del presente decreto.
Art. 74
(Semplificazione della motivazione della sentenza civile)
1. All’articolo 118 delle disposizioni per
l’attuazione del codice di procedura civile, il primo e il secondo comma sono
sostituiti dal seguente comma: “La motivazione della sentenza di cui
all’articolo 132, secondo comma, numero 4), del codice consiste nella concisa
esposizione dei fatti decisivi e dei principi di diritto su cui la decisione è
fondata, anche con esclusivo riferimento a precedenti conformi ovvero mediante
rinvio a contenuti specifici degli scritti difensivi o di altri atti di causa.
Nel caso previsto nell’articolo 114 del codice debbono essere esposte le
ragioni di equità sulle quali è fondata la decisione.”.
Art. 75
(Foro delle società con sede all’estero)
1. Per tutte le cause civili nelle quali è parte,
anche nel caso di più convenuti ai sensi dell’articolo 33 del codice di
procedura civile, una società con sede all’estero e priva nel territorio dello
Stato di sedi secondarie con rappresentanza stabile, che secondo gli ordinari
criteri di ripartizione della competenza territoriale e nel rispetto delle
disposizioni normative speciali che le disciplinano dovrebbero essere trattate
dagli uffici giudiziari di seguito elencati, sono inderogabilmente competenti:
a) gli uffici giudiziari di Milano per gli uffici giudiziari
ricompresi nei distretti di Brescia, Genova, Milano, Torino, Trento e Bolzano
(sezione distaccata), Trieste, Venezia;
b) gli uffici giudiziari di Roma per gli uffici giudiziari
ricompresi nei distretti di Ancona, Bologna, Cagliari, Sassari (sezione distaccata),
Firenze, L’Aquila, Perugia, Roma;
c) gli uffici giudiziari di Napoli per gli uffici giudiziari
ricompresi nei distretti di corte d’appello di Bari, Caltanissetta, Campobasso,
Catania, Catanzaro, Lecce, Taranto (sezione distaccata), Messina, Napoli,
Palermo, Potenza, Reggio Calabria, Salerno.
2. Quando una società di cui al comma 1 è chiamata in
garanzia, la cognizione così della causa principale come dell’azione in
garanzia, è devoluta, sulla semplice richiesta della società stessa, con
ordinanza del giudice, all’ufficio giudiziario compente a norma del medesimo
comma.
3. Le norme ordinarie di competenza restano ferme per i
giudizi relativi ai procedimenti esecutivi e fallimentari, nei casi di
intervento volontario, e nei giudizi di opposizione di terzo. Resta altresì
ferma la disposizione di cui all’articolo 25 del codice di procedura civile.
4. Le disposizioni di cui al presente articolo non si
applicano alle cause di cui agli articoli 25, 409 e 442 del codice di procedura
civile, e alle cause di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206.
5. Le disposizioni del presente articolo si applicano ai
giudizi instaurati a decorrere dal trentesimo giorno successivo a quello di
entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
Capo V
Modifiche all’ordinamento giudiziario
Art. 76
(Modifiche al regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12)
1. L’articolo 76 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, è
sostituito dal seguente:
“Art. 76 (Attribuzioni del pubblico ministero presso la
Corte suprema di cassazione).
1. Il pubblico ministero presso la Corte di cassazione
interviene e conclude:
a) in tutte le udienze penali;
b) in tutte le udienze dinanzi alle Sezioni unite civili e
nelle udienze pubbliche dinanzi alle sezioni semplici della Corte di
cassazione, ad eccezione di quelle che si svolgono dinanzi alla sezione di cui
all’articolo 376, primo comma, primo periodo, del codice di procedura civile.
2. Il pubblico ministero presso la Corte di cassazione
redige requisitorie scritte nei casi stabiliti dalla legge.”.
Capo VI
Disposizioni in materia di concordato preventivo
Art. 77
(Concordato preventivo)
1. All’articolo 161, sesto comma, del regio
decreto 16 marzo 1942, n. 267, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al primo periodo, dopo le parole “ultimi tre
esercizi” sono aggiunte le seguenti “e all’elenco nominativo dei creditori con
l’indicazione dei rispettivi crediti”;
b) sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: “Con il
decreto di cui al primo periodo, il tribunale può nominare il commissario
giudiziale di cui all’articolo 163, secondo comma, n. 3, e si applica
l’articolo 170, secondo comma. Il commissario giudiziale, quando accerta che il
debitore ha posto in essere una delle condotte previste dall’articolo 173, deve
riferirne immediatamente al tribunale che, nelle forme del procedimento di cui
all’articolo 15 e verificata la sussistenza delle condotte stesse, può, con
decreto, dichiarare improcedibile la domanda e, su istanza del creditore o su
richiesta del pubblico ministero, accertati i presupposti di cui agli articoli
1 e 5, dichiara il fallimento del debitore con contestuale sentenza reclamabile
a norma dell’articolo 18.”.
2. All’articolo 161, settimo comma, regio decreto 16 marzo
1942, n. 267, dopo le parole “sommarie informazioni” sono aggiunte le seguenti:
“e deve acquisire il parere del commissario giudiziale, se nominato”.
3. L’articolo 161, ottavo comma, del regio decreto 16 marzo
1942, n. 267, è sostituito dal seguente: “Con il decreto di cui al sesto comma,
primo periodo, il tribunale deve disporre gli obblighi informativi periodici,
anche relativi alla gestione finanziaria dell’impresa e all’attività compiuta
ai fini della predisposizione della proposta e del piano, che il debitore deve
assolvere, con periodicità almeno mensile e sotto la vigilanza del commissario
giudiziale se nominato, sino alla scadenza del termine fissato. Il debitore,
con periodicità mensile, deposita una situazione finanziaria dell’impresa che,
entro il giorno successivo, è pubblicata nel registro delle imprese a cura del
cancelliere. In caso di violazione di tali obblighi, si applica l’articolo 162,
commi secondo e terzo. Quando risulta che l’attività compiuta dal debitore è
manifestamente inidonea alla predisposizione della proposta e del piano, il
tribunale, anche d’ufficio, sentito il debitore e il commissario giudiziale se
nominato, abbrevia il termine fissato con il decreto di cui al sesto comma,
primo periodo. Il tribunale può in ogni momento sentire i creditori.
Capo VII
Altre misure per il funzionamento dei servizi di giustizia
Art. 78
(Modifiche alla disciplina dell’esame di Stato per
l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato)
1. All’articolo 47, comma 1, della legge 31 dicembre 2012,
n. 247, le parole “magistrati in pensione” sono sostituite dalle
seguenti: “di regola magistrati in pensione, ovvero magistrati in servizio”.
Capo VIII
Misure in materia di mediazione civile e commerciale
Art. 79
(Modifiche al decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28)
1. Al decreto legislativo 4 marzo 2010 n. 28, sono apportate
le seguenti modificazioni:
a) All’articolo 4, comma 3, dopo il primo
periodo è inserito il seguente periodo: “L’avvocato informa altresì l’assistito
dei casi in cui l’esperimento del procedimento di mediazione è condizione di
procedibilità della domanda giudiziale”; allo stesso comma, sesto periodo, dopo
la parola “documento,” sono inserite le seguenti parole: “se non provvede ai
sensi dell’articolo 5, comma 1,”;
b) all’articolo 5, prima del comma 2, è inserito il
seguente comma:
“1. Chi intende esercitare in giudizio un’azione relativa a
una controversia in materia di condominio, diritti reali, divisione,
successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di
aziende, risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e da
diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità,
contratti assicurativi, bancari e finanziari, è tenuto preliminarmente a
esperire il procedimento di mediazione ai sensi del presente decreto ovvero il
procedimento di conciliazione previsto dal decreto legislativo 8 ottobre 2007,
n. 179, ovvero il procedimento istituito in attuazione dell’articolo 128-bis
del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia di cui al decreto
legislativo 1° settembre 1993, n. 385, e successive modificazioni, per le
materie ivi regolate. L’esperimento del procedimento di mediazione è condizione
di procedibilità della domanda giudiziale. L’improcedibilità deve essere
eccepita dal convenuto, a pena di decadenza, o rilevata d’ufficio dal giudice,
non oltre la prima udienza. Il giudice ove rilevi che la mediazione è già
iniziata, ma non si è conclusa, fissa la successiva udienza dopo la scadenza
del termine di cui all’articolo 6. Allo stesso modo provvede quando la
mediazione non è stata esperita, assegnando contestualmente alle parti il
termine di quindici giorni per la presentazione della domanda di mediazione. Il
presente comma non si applica alle azioni previste dagli articoli 37, 140 e
140-bis del codice del consumo di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005,
n. 206, e successive modificazioni.”;
c) all’articolo 5, comma 2, primo periodo, prima
delle parole “salvo quanto disposto” sono aggiunte le seguenti parole: “Fermo
quanto previsto dal comma 1 e”; allo stesso comma, stesso periodo, le parole
“invitare le stesse a procedere alla” sono sostituite dalle seguenti parole:
“disporre l’esperimento del procedimento di”; allo stesso comma, stesso
periodo, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: “; il tal caso
l’esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità
della domanda giudiziale.”; allo stesso comma, secondo periodo, le parole
“L’invito deve essere rivolto alle parti” sono sostituite dalle seguenti
parole: “Il provvedimento di cui al periodo precedente indica l’organismo di
mediazione ed è adottato”; allo stesso comma, terzo periodo, le parole “Se le
parti aderiscono all’invito,” sono soppresse;
d) all’articolo 5, comma 4, prima delle parole “2 non si
applicano” sono aggiunte le parole “I commi 1 e”; allo stesso comma, dopo la
lettera b) è aggiunta la seguente lettera: “b-bis) nei procedimenti di
consulenza tecnica preventiva ai fini della composizione della lite, di cui
all’articolo 696-bis del codice di procedura civile;”;
e) all’articolo 5, comma 5, prima delle parole
“salvo quanto” sono aggiunte le parole “Fermo quanto previsto dal comma 1 e”;
f) all’articolo 6, comma 1, la parola “quattro”
è sostituita dalla seguente parola: “tre”; al comma 2, dopo le parole “deposito
della stessa” sono aggiunte le parole “e, anche nei casi in cui il giudice
dispone il rinvio della causa ai sensi del quarto o del quinto periodo del
comma 1 dell’articolo 5 ovvero ai sensi del comma 2 dell’articolo 5,”;
g) all’articolo 7, il comma 1 è sostituto dal seguente
comma: “1. Il periodo di cui all’articolo 6 e il periodo del rinvio disposto
dal giudice ai sensi dell’articolo 5, commi 1 e 2, non si computano ai fini di
cui all’articolo 2 della legge 24 marzo 2001, n. 89”;
h) all’articolo 8, comma 1, le parole “il primo
incontro tra le parti non oltre quindici’’ sono sostituite dalle seguenti
parole: “un primo incontro di programmazione, in cui il mediatore verifica con
le parti le possibilità di proseguire il tentativo di mediazione, non oltre trenta’’;
i) all’articolo 8, dopo il comma 4, è aggiunto
il seguente comma: “5. Dalla mancata partecipazione senza giustificato motivo
al procedimento di mediazione, il giudice può desumere argomenti di prova nel
successivo giudizio ai sensi dell’articolo 116, secondo comma, del codice di
procedura civile. Il giudice condanna la parte costituita che, nei casi
previsti dall’articolo 5, non ha partecipato al procedimento senza giustificato
motivo, al versamento all’entrata del bilancio dello Stato di una somma di
importo corrispondente al contributo unificato dovuto per il giudizio.”;
l) all’articolo 11, comma 1, dopo il terzo
periodo, è aggiunto il seguente periodo: “Prima della formulazione della
proposta, il mediatore informa le parti delle possibili conseguenze di cui
all’articolo 13.”;
m) all’articolo 12, comma 1, dopo le parole “Il verbale di
accordo,” sono aggiunte le seguenti parole: “sottoscritto dagli avvocati che
assistono tutte le parti e”;
n) all’articolo 13, il comma 1 è sostituito dal
seguente comma: “1. Quando il provvedimento che definisce il giudizio
corrisponde interamente al contenuto della proposta, il giudice esclude la
ripetizione delle spese sostenute dalla parte vincitrice che ha rifiutato la
proposta, riferibili al periodo successivo alla formulazione della stessa, e la
condanna al rimborso delle spese sostenute dalla parte soccombente relative
allo stesso periodo, nonché al versamento all’entrata del bilancio dello Stato
di un’ulteriore somma di importo corrispondente al contributo unificato dovuto.
Resta ferma l’applicabilità degli articoli 92 e 96 del codice di procedura
civile. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano altresì alle
spese per l’indennità corrisposta al mediatore e per il compenso dovuto
all’esperto di cui all’articolo 8, comma 4.”; dopo il comma 1 sono aggiunti i
seguenti commi: “2. Quando il provvedimento che definisce il giudizio non
corrisponde interamente al contenuto della proposta, il giudice, se ricorrono
gravi ed eccezionali ragioni, può nondimeno escludere la ripetizione delle
spese sostenute dalla parte vincitrice per l’indennità corrisposta al mediatore
e per il compenso dovuto all’esperto di cui all’articolo 8, comma 4. Il giudice
deve indicare esplicitamente, nella motivazione, le ragioni del provvedimento
sulle spese di cui al periodo precedente.
3. Salvo diverso accordo le disposizioni precedenti non si
applicano ai procedimenti davanti agli arbitri.”;
o) all’articolo 16, dopo il comma 4, è aggiunto il seguente
comma: “4-bis. Gli avvocati iscritti all’albo sono di diritto mediatori.”;
p) all’articolo 17, al comma 4 sono premesse le
seguenti parole: “Fermo quanto previsto dai commi 5 e 5-bis del presente
articolo,”; allo stesso comma, dopo la lettera c) è aggiunta la seguente
lettera: “d) le riduzioni minime delle indennità dovute nelle ipotesi in cui la
mediazione è condizione di procedibilità ai sensi dell’articolo 5, comma 1,
ovvero è prescritta dal giudice ai sensi dell’articolo 5, comma 2.”; dopo il
comma 4 sono inseriti i seguenti commi: “5. Quando la mediazione è condizione
di procedibilità della domanda ai sensi dell’articolo 5, comma 1, ovvero è
prescritta dal giudice ai sensi dell’articolo 5, comma 2, all’organismo non è
dovuta alcuna indennità dalla parte che si trova nelle condizioni per
l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, ai sensi dell’articolo 76 (L)
del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di
spese di giustizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 30
maggio 2002, n. 115. A tale fine la parte è tenuta a depositare presso
l’organismo apposita dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, la cui
sottoscrizione può essere autenticata dal medesimo mediatore, nonché a
produrre, a pena di inammissibilità, se l’organismo lo richiede, la
documentazione necessaria a comprovare la veridicità di quanto dichiarato.
5-bis. Quando, all’esito del primo incontro di
programmazione con il mediatore, il procedimento si conclude con un mancato
accordo, l’importo massimo complessivo delle indennità di mediazione per
ciascuna parte, comprensivo delle spese di avvio del procedimento, è di 80
euro, per le liti di valore sino a 1.000 euro; di 120 euro, per le liti di
valore sino a 10.000 euro; di 200 euro, per le liti di valore sino a 50.000
euro; di 250 euro, per le liti di valore superiore.”.
2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano decorsi
trenta giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente
decreto.
Capo IX
Disposizioni finanziarie
Art. 80
(Copertura finanziaria)
- Agli oneri derivanti dalle disposizioni di cui al Capo I e II del presente provvedimento, valutati complessivamente in 4.800.000 euro per l’anno 2013 e 8.000.000 euro a decorrere dall’anno 2014 e fino all’anno 2024, si provvede mediante l’utilizzo di quota parte delle maggiori entrate derivanti dall’applicazione delle disposizioni di cui all’articolo 28, comma 2, della legge 12 novembre 2011, n. 183, che sono conseguentemente iscritte nello stato di previsione dell’entrata ed in quello del Ministero della giustizia.
- Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
- Ai sensi dell’articolo 17, comma 12, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il Ministro della giustizia provvede al monitoraggio degli oneri di cui al presente articolo e riferisce in merito al Ministro dell’economia e delle finanze. Nel caso si verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni di cui al presente articolo, il Ministro dell’economia e delle finanze, sentito il Ministro della giustizia, provvede, con proprio decreto, alla riduzione, nella misura necessaria alla copertura finanziaria, del maggior onere risultante dall’attività di monitoraggio, delle dotazioni finanziarie di parte corrente iscritte, nell’ambito delle spese rimodulabili di cui all’articolo 21, comma 5, lettera b), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, nel Programma Giustizia civile e penale della Missione Giustizia dello stato di previsione del Ministero della giustizia. Il Ministro dell’economia e delle finanze riferisce senza ritardo alle Camere con apposita relazione in merito alle cause degli scostamenti e all’adozione delle misure di cui al secondo periodo.
- Dalle disposizioni di cui ai Capi III, IV, V, VI, VII e VIII del presente provvedimento non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Allegato A
(Art. 13, comma 3, lettera b)
Allegato 2
PIANTA ORGANICA PER LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
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Funzione
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Organico
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Primo Presidente della Corte di cassazione
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1
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Presidente aggiunto della Corte di cassazione
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1
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Presidente di sezione della corte di cassazione
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54
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Consigliere della Corte di cassazione
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303
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Magistrato di tribunale destinato all’ufficio del
massimario e del ruolo
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37
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Magistrato assistente di studio
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30 (ad esaurimento)
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