microclima

microclimatiche
Nell’accezione generale il termine “microclima” comprende una gamma di parametri fisici che influenzano e caratterizzano il clima di un ambiente lavorativo. In senso più stretto questo termine, oltre a descrivere le condizioni climatiche di un ambiente, serve a definire il grado di benessere degli occupanti.
Le condizioni microclimatiche degli ambienti di lavoro possono variare in funzione di:
- ciclo produttivo (attività lavorative svolte in condizioni di temperatura particolari, come ad esempio: fonderie, industrie di conservazione di alimenti ecc.);
- caratteristiche ambientali (lavori in sotterraneo, in altura ecc.);
- caratteristiche dei luoghi di lavoro (posizione geografica, orientamento degli edifici, caratteristiche architettoniche, natura dei materiali costruttivi ecc.);
- presenza di impianti di condizionamento dell’aria (ventilatori, condizionatori ecc.). 
Nella maggior parte dei casi, le condizioni microclimatiche rappresentano un fattore di tipo ergonomico che influisce sul senso di benessere e di comfort percepito. In casi estremi, al contrario, queste possono determinare condizioni di vero e proprio rischio per la salute. Gli attuali obblighi di legge, proseguendo il percorso di tutela globale del benessere del lavoratore intrapreso da più di un decennio, pongono particolare attenzione ai fattori “ergonomici” che, pur non costituendo causa di patologie professionali invalidanti, come nel caso di agenti di rischio più “tradizionali” (rumore, vibrazioni, agenti chimici,…), influiscono sul grado di benessere psicofisico del lavoratore. Le attività didattiche, svolte per la maggior parte all’interno di ambienti confinati, richiedono adeguate condizioni di benessere microclimatico, poiché questo influenza il livello di attenzione e di concentrazione degli studenti e, in ultima analisi, il loro grado di apprendimento: in tal senso va sottolineato come spesso gli occupanti, come è emerso dai questionari conoscitivi compilati dagli studenti, lamentino situazioni di disagio più o meno evidente anche a causa delle condizioni climatiche. Negli Istituti scolastici interessati dal progetto sono stati effettuati rilievi microclimatici e analizzati i valori degli indici di benessere calcolati per gli studenti, i docenti e per gli addetti all’area amministrativa, durante il normale svolgimento della loro attività. I parametri misurati, oltre a descrivere il microclima delle diverse scuole, hanno costituito un ulteriore elemento di valutazione per l’analisi dei dati di contaminazione microbiologica (funghi, batteri, muffe,…) presente all’interno degli ambienti visitati, essendo i microorganismi sensibili ai valori di temperatura e umidità ambientale. Per verificare la variabilità climatica legata al ciclo delle stagioni, le misure sono state eseguite nel periodo “freddo” (gennaio-marzo) e replicate nel periodo “caldo” (maggio-giugno). Benessere termico Con la definizione microclima si fa qui riferimento ai valori di temperatura dell’aria, umidità relativa, temperatura radiante e velocità dell’aria che, integrati dai parametri individuali rappresentati dal dispendio metabolico e dall’isolamento termico prodotto dal vestiario, condizionano l’entità dello scambio termico che si instaura tra uomo e ambiente. Lo stato di benessere termico descrive la condizione in cui il soggetto non avverte né caldo né freddo (neutralità termica o omeotermia): un microclima confortevole è quello che, in definitiva, suscita nella maggior parte degli individui presenti una sensazione di gradimento (o comfort termico) sia relativa alla situazione in generale (comfort globale) sia in riferimento a specifiche parti del corpo (comfort localizzato). Riguardo quest’ultimo aspetto è infatti possibile che, pur in presenza di valori ottimali dei parametri climatici coesistano, localmente, situazioni meno soddisfacenti causate dalla presenza di correnti d’aria o da una distribuzione delle temperature non omogenea all’interno degli ambienti. La situazione ottimale è rappresentata quindi dalla condizione in cui nessuna causa (generale o locale) induce discomfort nel soggetto. Analizzare il microclima equivale quindi a valutare lo scostamento delle condizioni microclimatiche reali dagli standard di benessere definiti dalle norme tecniche che, oltre certi limiti, può arrecare un notevole disagio; meno frequentemente riguarda la possibilità che i parametri ambientali generino un vero e proprio rischio per la salute.
Bilancio termico dell’organismo Il nucleo del corpo (organi vitali), circondato dal suo rivestimento di tessuti (muscoli, pelle, ecc) che lo isolano dall’ambiente esterno, produce calore. L’organismo umano, grazie all’ipotalamo24, è in grado di regolare la temperatura interna intorno ai 37 °C (± 0,5 °C), limitandone le oscillazioni. In questa situazione le varie funzioni e i processi biochimici vitali sono in grado di attivarsi con la massima efficienza. Modificazioni della temperatura interna possono comunque verificarsi per limitati periodi o in condizioni particolari, come ad esempio durante lo svolgimento di esercizio fisico o per effetto della digestione. L’organismo scambia energia termica con l’ambiente circostante, emettendo (o assorbendo) calore. Il bilanciamento tra il contributo di calore prodotto a seguito dei processi metabolici e quello disperso (o assorbito) per convezione, irraggiamento, contatto o per effetto della sudorazione viene definito con il termine omeotermia. L’organismo tende a conservare e preservare questa condizione di equilibrio: nel caso in cui questo viene alterato dalla variazione dei parametri ambientali e/o soggettivi, l’organismo attiva specifici processi di termoregolazione per limitare la dispersione di calore, in caso di raffreddamento (vasocostrizione, effetto indotto dai brividi), o incrementarla (vasodilatazione, sudorazione) in caso di riscaldamento.

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