Dopo aver effettuato la valutazione dei rischi, il
Datore di Lavoro deve individuare
ed attuare
le misure di
prevenzione e protezione. Su questo aspetto il d.lgs. 81/08 e s.m.i. definisce
chiaramente in diversi articoli
(artt. 15, 18, 74, 168, 182 ecc.) l’obbligo per il DL di adottare il seguente
schema d’azione:
a) eliminare il rischio alla fonte (es.: rischio pericoloso).
chimico: sostituire un prodotto
pericoloso con uno non
Laddove questo non risulti tecnicamente possibile, occorre procedere con azioni
di riduzione del rischio:
b) ridurre il tempo d’esposizione dei lavoratori;
c) adottare misure di protezione collettiva; sia strutturali che organizzative
(es.: per il rischio chimico:
installare un idoneo sistema d’aspirazione) di tipo attivo e/o passivo.
Solo se, dopo aver attuato quanto previsto nei punti in elenco, permanga del
rischio residuo:
d) fornire ai lavoratori i dispositivi di protezione individuale (DPI) adeguati
rispetto al rischio.
La conoscenza
di questo schema d’azione per la gestione dei rischi è fondamentale per evitare,
come
spesso succede nelle Aziende, che le misure di prevenzione protezione si
riducano alla mera consegna ai lavoratori dei dispositivi di protezione
individuale; tali DPI rappresentano, invece, l’ultimo rimedio da adottare nel
caso non sia tecnicamente e assolutamente possibile attuare misure alla fonte o
di tipo collettivo
La possibilità di attivare azioni di prevenzione primaria (azione collettiva che
agisce sul rischio), in grado di incidere direttamente sull’ambiente di lavoro,
per le motivazioni già espresse risulta pressoché impossibile.
Trattandosi
di attività
che
vengono eseguite in
ambiente di
terzi, è
evidente
che
i lavoratori
trarranno
giovamento
dal rispetto puntuale, da
parte del
DL ospitante, delle norme
generali di
prevenzione,
che
dovranno essere in grado quindi di garantire l’accesso a siti intrinsecamente
sicuri.
Un elemento di
prevenzione
secondaria
(azione
individuale
che agisce
tra il
lavoratore ed
il rischio) è
rappresentato dalla possibilità di acquisire informazioni sui rischi presenti
nel sito, in particolare per le zone
dove il personale è chiamato ad operare, e la necessità di venire accompagnati
sicuro da personale allo scopo delegato dal DL ospitante.
attraverso un percorso
Ciò risulta tanto più opportuno laddove si preveda di dover operare in
situazioni particolari (officine, entro vani tecnici, in piani interrati, magari
decentrati, ecc.).
Ulteriori interventi di prevenzione secondaria sono rappresentati da:
• adeguate informazione e formazione dei lavoratori addetti alla mansione, da
ritenersi misure cardine cui fare riferimento al fine di sviluppare la capacità
d’identificazione dei pericoli e di valutazione delle condizioni lavorative da
parte degli operatori;
• proceduralizzazione dell’attività mediante la predisposizione di puntuali
istruzioni di lavoro;
• adeguato addestramento del personale sulle modalità operative e i
comportamenti di salvaguardia da attuare durante lo svolgimento delle attività,
al fine di conoscere tutte le fasi della propria attività.
In ogni
caso,
prima
di iniziare l’attività, i
lavoratori si
debbono
informare
presso
l’Azienda
ospitante
sull’ubicazione delle strutture di emergenza: materiale di primo soccorso,
impianti di segnalazione incendi e antincendio, vie di fuga, piani di emergenza.
Interventi di protezione sono da ricondurre a:
• dotazioni mirate di DPI, in grado di minimizzare gli effetti di quegli eventi
che non sia stato possibile
evitare. Per
questo
tipo
attività
sono da
considerarsi dispositivi di
protezione
anche i
mezzi di
comunicazione, telefoni cellulari o radio ricetrasmittenti, a seconda della
situazione in cui si prevede di operare;
• dotazione di pacchetto di medicazione ed eventuale profilassi vaccinale.
Occorre segnalare, peraltro, che garantendo una formazione costante ai
lavoratori addetti alla mansione in oggetto e date per acquisite le notizie
preliminari inerenti la sicurezza del sito ospitante, le attività svolte presso
terzi, in definitiva, salvo casi particolari da coordinare mediante procedure
più affinate, determinano un’esposizione a rischi tipici gestibili con
metodiche, in larga parte, standardizzabili.
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