Un ispettore della Asl di Santa Maria Capua Vetere e due professionisti operanti nel campo della sicurezza del lavoro sono stati arrestati all'alba di oggi dai carabinieri di Santa Maria Capua Vetere nel casertano. I militari hanno anche eseguito due provvedimenti di divieto di dimora nella provincia casertana a carico di due dirigenti del comune di Capua., I cinque indagati sono accusati di falso ideologico e corruzione aggravata in concorso. In base all'attivita' investigativa condotta dai carabinieri sarebbe emerso che a seguito di un incidente sul lavoro di una dipendente comunale gli indagati a vario titolo si sarebbero prodigati per produrre falsi certificati relativi alla sicurezza sui luoghi di lavoro attestando corsi di formazione in quello specifico settore mai eseguiti. Uno dei professionisti coinvolti inoltre e' stato fittiziamente nominato responsabile della sicurezza e della prevenzione sui luoghi di lavoro retrodatando l'assunzione ad un periodo precedente all'infortunio in questione.
Un ispettore della Asl di Santa Maria Capua Vetere e due professionisti operanti nel campo della sicurezza del lavoro sono stati arrestati all'alba di oggi dai carabinieri di Santa Maria Capua Vetere nel casertano.
I militari hanno anche eseguito due provvedimenti di divieto di dimora nella provincia casertana a carico di due dirigenti del comune di Capua.,
I cinque indagati sono accusati di falso ideologico e corruzione aggravata in concorso.
In base all'attivita' investigativa condotta dai carabinieri sarebbe emerso che a seguito di un incidente sul lavoro di una dipendente comunale gli indagati a vario titolo si sarebbero prodigati per produrre falsi certificati relativi alla sicurezza sui luoghi di lavoro attestando corsi di formazione in quello specifico settore mai eseguiti.
Uno dei professionisti coinvolti inoltre e' stato fittiziamente nominato responsabile della sicurezza e della prevenzione sui luoghi di lavoro retrodatando l'assunzione ad un periodo precedente all'infortunio in questione.
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I destinatari dei provvedimenti, emessi dal Tribunale di S.Maria Capua Vetere, accusati a vario titolo di falso ideologico e corruzione aggravata in concorso, secondo le risultanze delle indagini dei carabinieri, coordinate dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, a seguito di un incidente sul lavoro di una dipendente del Comune, «si sarebbero prodigati per produrre falsi certificati relativi alla sicurezza sui luoghi di lavoro attestanti corsi di formazione nello specifico settore, mai effettuati».
Uno dei professionisti coinvolti nell'indagine avviata dai carabinieri di Grazzanise, comune confinante con Capua, è stato fittiziamente anche nominato responsabile della sicurezza e della Prevenzione sui luoghi di lavoro, retrodatando l'assunzione ad un periodo antecedente all'infortunio avvenuto all'interno della casa comunale di Capua.
“Nonostante i cali occupazionali – si legge in una nota -, nonostante la crisi economica, il bilancio si aggrava”. Nel mese di giugno si sono registrate 52 vittime, un dato “ben al di sopra della media mensile registrata dall’inizio dell’anno (pari a 43 decessi). Rispetto al primo semestre del 2010 poi l’incremento è pari al 17 per cento, mentre lo scorso anno a fine giugno i morti sul lavoro erano 218″.
Sotto la media nazionale, come sempre, i valori della maggior parte delle regioni che sono in cima alla graduatoria in termini assoluti. Ecco quindi che l’indice della Lombardia è pari a 8,6, a 11,2 quello dell’Emilia Romagna, a 11,3 quello del Piemonte, a 9,9 quello del Veneto.
Sul fronte dell’analisi dell’Osservatorio mestrino per macroaree italiane, il rapporto tra morti bianche e popolazione occupata più elevato viene registrato nelle Isole (14,6), seguito da quello del Nordest (11,3), dal Centro (11,1), dal Sud (10,5) e dal Nordovest (10,2).
Volgendo nuovamente lo sguardo alle incidenze è L’Aquila a far emergere il risultato peggiore con un indice pari a 53,9, seguita da Aosta (53,2), e da Gorizia (52,4). Quarta è Savona (51,3) e quinta è Rovigo (48,4).
L’agricoltura rimane il settore più colpito con il 38 per cento delle morti bianche registrate nei primi sei mesi dell’anno (dati disponibili nel sito www.vegaengineering.com ), seguita dal settore delle costruzioni (23,1 per cento delle vittime). Sconfortante è poi il confronto tra le morti bianche in agricoltura registrate nei primi sei mesi del 2010 (91) con quelle di quest’anno (97). E lo stesso vale per il settore delle costruzioni: erano 58 lo scorso anno a fine giugno e ora sono 59.
Mentre relativamente meno preoccupanti sono le percentuali delle vittime del lavoro registrate nel commercio all’ingrosso e al dettaglio e nelle attività artigianali (12,5 per cento), nei trasporti, magazzinaggi e comunicazioni (6,3 per cento), nei servizi (4,3 per cento), nella produzione distribuzione manutenzione di energia elettrica, acqua e gas (3,1 per cento); nello smaltimento rifiuti (2,4). E ancora l’1,2 per cento nell’industria alimentare.
Seconda causa di morte è il ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento (22 per cento dei casi), terza è lo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti sulle vittime (20 per cento). Si muore poi per investimento di mezzo semovente (6,3 per cento) e per contatto con oggetti o mezzi in movimento (5,9 per cento) o per contatto con organi lavoratori in movimento (5,5 per cento). La morte seguita ad un’esplosione riguarda il 2,4 per cento delle croci bianche, l’incendio 1,2, l’1,6 muore poi per contatto elettrico diretto.
La fascia d’età più a rischio è sempre quella che va dai 40 ai 49 anni con 59 vittime (erano 49 a fine maggio) e rappresentano il 23,3 per cento delle morti bianche. Seguono quindi i cinquantenni (58 vittime) e i trentenni (44). Gli ultrasessantenni deceduti sul lavoro sono 67.
Nell’elaborazione dei giorni della settimana in cui si perde la vita è il martedì a ‘diventare il giorno più nero’ con il 18,4 per cento degli eventi mortali, seguito da lunedì e giovedì (18 per cento). Nel fine settimana: tra venerdì, sabato e domenica continua a consumarsi quasi il 30 per cento delle tragedie.
Non è un caso che l’iniziativa sia partita dalla città ligure e dalla sua provincia che ha già pagato, finora, un tributo al dramma degli omicidi bianchi: se pochi giorni fa è morto a Sarzana l’operaio Federico Severino (di soli 32 anni), nel 2010 i morti sono stati addirittura nove.
E’ già stata programmata una seconda iniziativa pubblica territoriale, durante la quale verrà proposto un protocollo d’intesa tra istituzioni, Inail e Asl per il supporto alle famiglie vittime di incidenti sul lavoro, da sottoporre al prefetto cittadino.
Documento approvato il 20 aprile 2011 avente come oggetto il “Modello di organizzazione e gestione ex art. 30 DLgs. n. 81/08 – Chiarimenti sul sistema di controllo (comma 4 dell’articolo 30 del D.Lgs. 81/2008) ed indicazioni per l’adozione del sistema disciplinare (comma 3 dell’articolo 30 del D.Lgs. 81/2008) per le Aziende che hanno adottato un modello organizzativo e di gestione definito conformemente alle Linee Guida UNI-INAIL (edizione 2001) o alle BS OHSAS 18001:2007 con Tabella di correlazione articolo 30 D.lgs. n. 81/2008 – Linee guida UNI INAIL – BS OHSAS 18001:2007 per l’identificazione delle “parti corrispondenti” di cui al comma 5 dell’articolo 30”.
Il documento arriva a fornire primi chiarimenti riguardanti il rapporto vigente tra l’adozione di modelli di gestione e organizzazione adottabili nelle piccole e medie imprese e quanto previsto dal’articolo 30 del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro. In particolare per quanto riguarda il previsto controllo e il relativo sistema sanzionatorio. Chiarimenti riguardanti sia i modelli di gestione derivanti e conformi alle Linee guida UNI INAIL ( Linee Guida per l’adozione di un sistema di gestione della sicurezza sul lavoro SGSL), sia per quanto riguarda le BS OHSAS 18001:2007 (Sistema di gestione per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro).
È quanto stabilito dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 14507 del 1° luglio 201, con la quale, ancora una volta, viene affrontato il delicato problema della sicurezza sul lavoro, ribadendo un importantissimo principio, peraltro già affermato in altre precedenti pronunce (Cass. Sez. lav. 08/04/2002 n. 5024).
La responsabilità sussiste quando il datore, pur conoscendo (o pur ignorando colpevolmente) l’assetto organizzativo deficitario sotto il profilo “sicurezza”, abbia omesso di apportare tutti quegli accorgimenti che avrebbero eliminato ogni fonte di pericolo per il lavoratore in quel determinato contesto lavorativo.