Ricerca di fonti energetiche alternative

La ricerca di fonti energetiche alternative rispetto al petrolio, al carbone e al nucleare, negli ultimi anni in Europa sta determinando il ricorso sempre più massiccio all’energia eolica, che tra il 2000 e il 2012 nei Paesi dell’Ue è cresciuta ogni anno a un ritmo medio pari a quasi il 12%. Se i benefici per l’ambiente sono innegabili, altrettanto non si può dire per la sicurezza e la salute dei lavoratori impiegati in questo settore relativamente nuovo, che li espone a rischi specifici che non devono essere trascurati.

Per l’industria molte sfide da affrontare. Questa la premessa da cui parte il rapporto dell’Eu-Osha “Occupational safety and health in the wind energy sector”, che esamina i rischi per i lavoratori, in relazione alle varie fasi del ciclo di vita delle turbine eoliche sulla terra ferma e in mare aperto, e le sfide che l’industria deve affrontare nell’evoluzione verso un ambiente di lavoro più sicuro. Molti aspetti legati alla costruzione, al mantenimento e allo smantellamento delle turbine eoliche, infatti, sono unici e la rapida espansione del settore può finire per coinvolgere anche operai inesperti, che non sono stati formati per gestire adeguatamente determinati processi e potrebbero non essere pienamente consapevoli dei rischi che devono affrontare.

Carenza di manodopera specializzata. Allo stato attuale, la carenza di manodopera specializzata nel settore eolico, in particolare nella fase operativa e gestionale, è stimata in circa 5.500 unità all’anno ed entro il 2030 potrebbe raggiungere quota 28mila, in mancanza di interventi per invertire la tendenza. La Global Wind Organisation (Gwo), che raggruppa proprietari e produttori di turbine eoliche con l’obiettivo di favorire l’adozione di buone pratiche antinfortunistiche, ha promosso per esempio un’iniziativa che mira a sviluppare standard formativi comuni per il primo soccorso, i lavori manuali, le operazioni in quota, la prevenzione degli incendi e la sopravvivenza in mare aperto.

L’Italia tra i Paesi leader nell’installazione delle turbine. Come sottolineato dal rapporto, allo stato attuale l’Europa è il principale fornitore di turbine eoliche del mondo e dispone di due terzi della capacità globale complessiva di produzione di energia attraverso il vento. Nel 2012, infatti, l’energia eolica prodotta nel continente ha raggiunto i 100 GW, sufficienti a fornire elettricità a 57 milioni di case ogni anno e pari al 7% del fabbisogno energetico dell’Ue. L’Italia, in particolare, nel 2010 figurava al sesto posto per capacità di generare energia eolica, alle spalle di Spagna, Germania, Gran Bretagna, Francia e Portogallo, ed è uno dei Paesi leader nell’installazione di nuove turbine.

Entro il 2020 darà lavoro a quasi mezzo milione di persone. Nel vecchio continente il settore dà attualmente lavoro a circa 192mila persone. Tra il 2007 e il 2010 il loro numero è aumentato di quasi un terzo, a fronte di un aumento della disoccupazione complessiva pari al 9,6%, e si stima che entro il 2020 saranno più del doppio, arrivando a toccare quota 446mila. Per la produzione e la gestione degli impianti sarà perciò necessario reclutare molti lavoratori qualificati in grado di padroneggiare le nuove tecnologie e i nuovi processi produttivi, che comportano anche nuovi rischi per la salute e la sicurezza degli operai.

Più incidenti nell’ultimo quinquennio. La rapida espansione dell’energia eolica, si legge infatti nel rapporto dell’Agenzia di Bilbao, negli ultimi anni è stata accompagnata da un incremento del numero degli incidenti. Secondo il Caithness Wind Farm Information Forum (Cwif), che li monitora a livello mondiale, dal 1970 a oggi sono stati 1.370, concentrati però soprattutto nell’ultimo quinquennio. Tra il 2008 e il 2012, infatti, ogni anno si sono verificati in media 141 incidenti legati alle turbine eoliche, che nei primi nove mesi del 2013 sono stati 112. I casi mortali, invece, a partire dal 1970 sono stati 144: 87 vittime erano addetti alla costruzione e alla gestione delle turbine, mentre gli altri 57 casi hanno coinvolto persone non impiegate direttamente nella produzione di energia eolica. Questi numeri, come ammesso dallo stesso Cwif, sono però soltanto la punta dell’iceberg e potrebbero rappresentare solo un decimo dei dati reali, perché le statistiche sull’andamento infortunistico in questo settore non sono ancora complete.

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